Paura ed epidemia vanno di pari passo
Il batterio E. coli enteroemorragico (Ehec), la cui origine rimane per ora sconosciuta, ha scatenato il panico presso i consumatori. Un riflesso dettato dalla paura e amplificato da un'informazione inesatta. Intervista a Vincent Barras, professore di storia della medicina e della sanità pubblica.
Il primo a figurare sul banco degli accusati è stato il cetriolo biologico proveniente dalla Spagna. Sebbene i sospetti si siano rivelati infondati, i consumatori hanno preferito evitarlo. E per timore di un’infezione, anche le insalate, i pomodori e, ultimi in ordine di tempo, i germogli, hanno subito la medesima sorte. Una reazione che per i produttori significa una perdita finanziaria di diversi milioni di franchi.
Il batterio killer che sta imperversando in Germania – per il momento di origine ignota – ha scatenato il panico presso i consumatori. Eppure, tali eventi sono ricorrenti nella storia delle epidemie. Secondo il professore di storia della medicina e della sanità pubblica all’Università di Losanna Vincent Barras, l’emergenza di questo genere di epidemia è persino destinata ad intensificarsi. Nella società della sovra-informazione la sfida sarà dunque di comunicare in modo appropriato.
swissinfo.ch: Esistono dei precedenti della crisi epidemica che sta colpendo la Germania?
Vincent Barras: Nella storia delle epidemie questi episodi sono ricorrenti. Basti pensare al colera, che si è manifestato regolarmente. Nel caso dell’Escherichia coli, il potere patogeno è noto da tempo con la cosiddetta “malattia dell’hamburger” [una trentina di anni fa, negli Stati Uniti furono registrate numerose infezioni dovute al consumo di hamburger non sufficientemente cotti, ndr].
Ma nel caso del batterio Eceh attuale siamo di fronte a una situazione insolita e inattesa. Non potevamo prevedere di trovarci confrontati con un’epidemia mortale in Germania. Questo scenario potrebbe comunque ripresentarsi domani con un altro batterio. La cosa non dovrebbe sorprenderci: i batteri presenti sulla Terra sono numerosissimi e molti hanno un potenziale nefasto per l’essere umano.
swissinfo.ch: In questi ultimi anni abbiamo d’altronde assistito a diverse epidemie. Le malattie infettive sono in aumento?
V. B.: I meccanismi fisiopatologici sono oggigiorno più conosciuti, siamo meglio informati e queste infezioni sono più mediatizzate. Credo comunque che assisteremo a un aumento di questo tipo di rischio. I sistemi di scambio alimentare e la catena di produzione industriale fanno sì che le probabilità di essere confrontati con tali episodi siano maggiori rispetto a 50 anni fa.
Le legislazioni sanitarie esistono da oltre un secolo e funzionano abbastanza bene, considerata l’enorme quantità di prodotti scambiati al giorno d’oggi. Le leggi e i sistemi di protezione sono però costantemente perfezionabili e possono essere aggirati. Questo tipo di epidemia è dunque inevitabile. A meno di eliminare tutti i batteri presenti sulla superficie terrestre. Ma ne abbiamo bisogno.
swissinfo.ch: I consumatori hanno immediatamente boicottato i prodotti sospettati di essere stati contaminati dall’Eceh. Come valuta questa reazione?
V. B.: Considerata la velocità di propagazione dell’informazione si tratta di un riflesso di sopravvivenza ragionevole. Trovo positivo che la gente abbia avuto questo tipo di comportamento. Ciò dimostra che la popolazione può avere un influsso sulle modalità attraverso le quali viene nutrita.
swissinfo.ch: Questa reazione ha tuttavia causato danni economici ingenti ai produttori di verdura. Come dovrebbe essere gestita la comunicazione di fronte a una tale epidemia?
V. B.: In una società in cui l’informazione circola a grandissima velocità, un’indiscrezione non verificata si propaga rapidamente e può provocare enormi danni. Bisognerebbe dare vita a un vero e proprio dibattito politico sul modo di gestire l’informazione per evitare reazioni di panico. Il panico non è in effetti mai un buon motore, anche se fa parte del buonsenso. A costituire un vero problema sono i sistemi d’informazione attuali.
Lo abbiamo notato anche al momento dello scoppio dell’epidemia di Aids. Le falsi voci di corridoio e le stigmatizzazioni sociali nei confronti di alcuni gruppi di persone hanno creato un clima assolutamente deleterio. Questo perché c’è stata un’informazione a volte imprecisa che ha alimentato il panico.
swissinfo.ch: Le autorità tedesche hanno subito puntato il dito contro un prodotto estero, il cetriolo spagnolo. Come interpretare questa accusa?
V. B.: È un riflesso presente sistematicamente in tutte le epidemie: l’infezione proviene sempre dall’esterno. Se prendiamo l’esempio dell’influenza spagnola che ha fatto dai 50 ai 100 milioni di morti, si è utilizzato l’aggettivo “spagnola” poiché la Spagna era l’unico paese a dichiarare le sue influenze. Era molto comodo per paesi quali la Francia o la Germania.
Quello di accusare gli altri è un riflesso antichissimo, che si tratti di un gruppo sociale stigmatizzato o di un popolo straniero. Dopotutto, un batterio è una sorta di invasore nemico, un po’ come un esercito straniero invade un paese. Questo riflesso è quindi praticamente iscritto nella memoria umana: ciò che ci invade è forzatamente “l’altro”, che bisogna stigmatizzare. Questa legge è stata applicata anche al cetriolo spagnolo, ancor prima di verificare se fosse veramente all’origine della contaminazione.
swissinfo.ch: Questa epidemia sconvolgerà le nostre abitudini alimentari?
V. B.: Oggigiorno le abitudini alimentari possono cambiare molto rapidamente con l’introduzione di nuovi prodotti. L’epidemia attuale potrebbe favorire un rapido cambiamento dei comportamenti e della cultura alimentare, in particolare nei confronti della produzione industriale di verdura.
Ceppo: l’attuale epidemia è dovuta al ceppo batterico Escherichia coli 0104:H4, ha indicato l’Organizzazione mondiale della sanità.
Origine: in Germania il numero di nuove infezioni è in diminuzione. Non è però ancora stata individuata l’origine della malattia. Si sospetta una contaminazione dei germogli di soia provenienti da una fattoria biologica della Bassa Sassonia, anche se le prime analisi effettuate su oltre la metà dei 40 campioni prelevati sono risultate negative.
Eliminazione: il batterio può essere eliminato se sottoposto a temperature superiori ai 70 gradi per almeno due minuti.
Trasmissione: originariamente presente nell’intestino, e quindi negli escrementi, di bovini e altri ruminanti, l’Escherichia coli si trasmette all’uomo principalmente attraverso il consumo di carne (cruda o mal cotta), di verdure o frutta cruda o di prodotti a base di latte crudo. Può anche trasmettersi tramite l’acqua contaminata.
Infezione: I sintomi (diarrea, forti coliche addominali) appaiono 3-4 giorni dopo l’infezione. Nel 10-20% dei casi, insorge una forma più grave caratterizzata da diarree emorragiche e febbre. Le tossine prodotte dal batterio distruggono le cellule della parete intestinale e dei vasi sanguigni.
Trattamento: si interviene sui sintomi. Gli antibiotici sono in effetti poco efficaci, dal momento che il batterio manifesta rapidamente una resistenza.
Sono oltre 2’000 le persone ad essere state contaminate dal batterio Ehec; a queste si aggiungono 722 persone che hanno sviluppato una complicazione nota come sindrome emolitico-uremica (SEU), indica l’Istituto federale di sanità tedesco Robert Koch (stato al 9 giugno).
I decessi dovuti all’Ehec e alla SEU sono saliti a 29, hanno riferito giovedì le autorità sanitarie tedesche.
Secondo l’OMS, sono dodici i paesi ad aver segnalato casi di contaminazione. In Svizzera sono stati comunicati cinque casi.
Il 2 giugno, la Russia ha deciso di vietare temporaneamente l’importazione di verdura dall’Unione europea. Un blocco adottato anche da Libano e Qatar.
Martedì, l’Ue ha convocato una riunione straordinaria dei suoi ministri dell’agricoltura e dalla sicurezza alimentare. L’Europa ha offerto 210 milioni di euro
per risarcire gli agricoltori europei le cui vendite sono crollate a causa del batterio.
Traduzione di Luigi Jorio
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