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La corsa a ostacoli dei bambini che curano un familiare

La mano di un giovane porge un bicchier d acqua alla mano di un anziano
Sono più di quanto si pensi le ragazze e i ragazzi che si occupano di un genitore o di un altro parente ammalato. Keystone

Quando un genitore o un parente si ammala, talvolta sono i figli o i nipoti a occuparsene. La prima indagine in Svizzera sull'argomento indica che l'8% dei bambini tra i 10 e i 15 anni assume ruoli di cura. Una percentuale molto più alta di quanto finora si ritenesse.

Avere un genitore, un fratello o una nonna malata di cancro o che soffre di depressioni può cambiare la vita di un bambino. Talvolta possono assistere i malati, fare i lavori di casa o badare agli altri bambini; in alcuni casi si assumono persino il compito di gestire la somministrazione di medicine o di flebo.

I giovani che svolgono attività di cura spesso tacciono la loro situazione, afferma Agnes LeuCollegamento esterno, direttrice del programma di ricerca sui cosiddetti “young carer”Collegamento esterno presso Careum ResearchCollegamento esterno, istituto di ricerca del dipartimento della salute della Scuola universitaria professionale Kalaidos di Zurigo.

Classifica internazionale

Agnes Leu e il suo collega britannico Saul Becker hanno realizzato una classifica internazionaleCollegamento esterno dell’attenzione e delle risposte politiche alla questione degli “young carer”.

La Gran Bretagna risulta l’unico paese “avanzato” in termini di attenzione per il problema, ricerca e politiche in favore dei giovani badanti.

Seguono l’Australia, la Norvegia e la Svezia a metà classifica, mentre la Nuova Zelanda, l’Austria e la Germania sono classificate fra i paesi agli inizi del percorso di consapevolezza. La Svizzera si trova invece nella parte bassa della classifica, tra i paesi “emergenti” in termini di attenzione e di ricerca, insieme a Stati Uniti, Paesi Bassi, Africa sub-sahariana, Italia, Irlanda e Belgio. La Francia fa parte del gruppo dei paesi che appena comincia a rendersi conto del problema, insieme a Finlandia, Grecia ed Emirati Arabi Uniti.

“La considero una realtà nascosta: i giovani tengono nascosta la situazione perché non vogliono che qualcuno lo venga a sapere oppure perché i loro genitori o le persone che curano non vogliono che ne parlino”, spiega Leu a swissinfo.ch.

Per la prima volta, Leu e il suo team sono in grado di far luce sulla dimensione del fenomeno in Svizzera. Un’indagine condotta a livello nazionale tra bambini in età compresa fra i 10 e i 15 anni in 230 scuole svizzere ha rivelato che quasi l’8% dei 4’800 bambini intervistati si stava prendendo cura di un membro della famiglia. Il risultato ha sorpreso Leu. Basandosi sulle ricerche compiute in altri paesi, la ricercatrice riteneva che la percentuale di bambini interessati dal fenomeno in Svizzera fosse del 4-5%, come in altri paesi in cui sono stati fatti degli studi analoghi.

Anche in Gran Bretagna, da oltre 30 anni il leader riconosciuto nella ricerca sugli “young carer”, la percentuale dei giovani sotto i 18 anni che assumono ruoli di cura è del 2-4%.

Sorprendente secondo Leu è anche il fatto che all’interno dell’8% svizzero non si riscontrano differenze particolarmente significative di genere: la percentuale è del 9% tra le ragazze, del 6,6% fra i ragazzi. Fra le persone adulte che curano parenti il numero di donne è prevalente, ricorda Leu.

“Questo dimostra che tra i giovani non è importante se si tratti di una ragazza o di un ragazzo. Il fatto è che se in una famiglia ci sono da uno a quattro figli, nella maggior parte dei casi è il primogenito a farsi carico dei compiti di assistenza”, afferma la ricercatrice.

Reazioni

I giovani che svolgono attività di cura devono far fronte a molti ostacoli, come emerge dalle intervisteCollegamento esterno realizzate nell’ambito dell’indagine condotta dal team di Leu. Giulia aveva 16 anni quando a sua madre è stato diagnosticato un cancro. Dice che alcuni suoi amici non capivano perché dovesse trascorrere più tempo con i suoi genitori o cercasse di evitare di ammalarsi perché altrimenti non avrebbe potuto visitare sua madre. Dice anche che avrebbe apprezzato una maggiore comprensione da parte degli adulti.

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Spesso i bambini assumono un ruolo di assistenza perché non ci sono altri membri della famiglia o conoscenti che potrebbero farlo o perché un servizio di cura professionale è troppo caro. Ma non di rado svolgono volontariamente questo compito, perché vogliono aiutare una persona che amano, afferma Leu. Una parte lo considera un peso, un’altra parte no: circa un terzo degli “young carer” interpellati ritiene il carico di lavoro moderato, il 22% lo considera alto e il 16% molto alto.

Parecchi ragazzi affermano però di avere difficoltà a raggiungere gli stessi risultati dei loro compagni, per esempio a scuola, cosa molto importante per molti giovani dediti alle cure. La scuola offre loro una pausa dagli obblighi di assistenza, ma trovare il tempo per fare i compiti a casa richiede spesso un grande sforzo organizzativo.

I professionisti

Leu e il suo team hanno realizzato anche una seconda indagine tra 3’500 professioni dell’educazione, delle cure e del settore sociale per capire in che misura sono consapevoli del fenomeno degli “young carer”. Il risultato mostra che molti professionisti non conoscono a sufficienza il problema. Una volta che il concetto è spiegato nel dettaglio, il 40% degli intervistati afferma di aver avuto a che fare nell’esercizio della loro professione con giovani che si occupano di parenti ammalati.

In molti casi i bambini suscitano l’attenzione degli insegnanti solo quando hanno problemi a scuola o sono evidentemente stanchi. I professionisti del settore auspicano maggiori informazioni e una migliore formazione per essere in grado di riconoscere i giovani badanti e offrire loro il proprio aiuto per tempo.

Per Leu, i risultati delle due inchieste segnano un primo passo importante per far convergere l’attenzione pubblica sul fenomeno in Svizzera. Al momento è in corso un’ulteriore ricerca per stabilire quali misure di sostegno siano necessarie. I risultati saranno pubblicati l’anno prossimo.

Piano d’azione del governo

Il governo svizzero ha approvato un Piano d’azione per chi presta cure ai congiuntiCollegamento esterno, che è parte delle priorità di politica sanitaria Sanità2020.

Daniel Dauwalder, portavoce dell’Ufficio federale della sanità pubblicaCollegamento esterno, dice che il governo è attento alla questione degli “young carer” e ha lanciato un ampio programma scientificoCollegamento esterno relativo alle persone che prestano cure e assistenza, giovani e adulte. “Uno degli studi è focalizzato sulle necessità delle persone che assistono familiari, per offrire un sostegno complessivo, ma anche in modo specifico per sopperire a bisogni legati all’attività professionale. Lo studio è basato su interviste a persone a partire dai nove anni di età. Per il momento è stato realizzato uno studio preliminare”, ha scritto Durnwalder a swissinfo.ch.

Leu afferma che occorre fare di più per aiutare i giovani che assistono familiari, anche nell’ambito del piano d’azione della Confederazione, troppo incentrato sugli adulti. Un’altra priorità è la creazione di un’organizzazione nazionale di chi presta cure. La Svizzera è uno dei pochi paesi a non avere una simile organizzazione.

Traduzione dall’inglese: Andrea Tognina

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