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René Prêtre e i misteri del cuore umano

Rene Pretre è primario di cardiochirurgia alla clinica pediatrica di Zurigo. Keystone

Confrontato ogni giorno ai misteri del cuore umano, René Prêtre affronta con passione e dedizione il suo lavoro di chirurgo al fianco dei bambini più deboli, in Svizzera e in Mozambico. Intervista allo svizzero dell’anno 2009.

Cresciuto in una fattoria del canton Giura, Prêtre si è laureato in medicina all’università di Ginevra. Attualmente è professore di chirurgia a Zurigo e primario di cardiochirurgia alla clinica pediatrica.

Il 9 gennaio è stato designato “svizzero dell’anno 2009”, ma non ha potuto ritirare il premio di persona perché impegnato in Mozambico. Una volta l’anno infatti, opera come volontario in un programma sanitario a Maputo dove si occupa anche della formazione di altri medici.

swissinfo.ch: Che condizioni ha trovato in Mozambico?

René Prêtre: Le condizioni di lavoro sono buone. Il vecchio ospedale è stato trasformato e il materiale arriva direttamente dall’Europa. Anche se gli strumenti sono un po’ vecchi, funzionano perfettamente. È un po’ la stessa cosa che accade con i nostri computer, a volte li cambiamo anche se sono ancora in perfetto stato. Bisogna giusto riabituarsi ad utilizzarli, ma non è un gran problema.

Il contatto con i bambini invece è diverso. In Mozambico non troviamo le stesse patologie. Cerchiamo di non fare operazioni troppo rischiose, ma a volte i bambini arrivano troppo tardi e questo complica le cose.

Abbiamo scelto di aiutare quei ragazzi che, dopo una o due operazioni, hanno maggiori probabilità di ritrovare le funzioni normali del cuore, di lavorare e di essere integrati alla società. In Svizzera invece operiamo quasi tutti i bambini con un difetto cardiaco, coscienti di poter migliorare la loro qualità di vita anche se non tutti potranno avere una vita al 100% normale.

In Mozambico, però, siamo più selettivi perché abbiamo minor tempo e risorse… Cerchiamo di operare tre bambini al giorno così da rendere il nostro soggiorno il più proficuo possibile.

swissinfo.ch: Qual è la percentuale di bambini affetti da malattie cardiache in Svizzera?

R.P.: Sappiamo che lo 0,8% dei neonati sono confrontati a problemi cardiaci. Il 50% necessiterà prima o poi di un trattamento, mentre l’altra metà riuscirà tranquillamente a convivere con queste piccole anomalie.

swissinfo.ch: Qual è la prognosi per queste malattie al giorno d’oggi?

R.P.: In realtà dipende dal tipo di problema. Penso che per oltre la metà dei bambini le prognosi sono ottime in termini di qualità e aspettative di vita. Ma a volte siamo confrontati con malformazioni gravi, ad esempio quando la metà del cuore non si è sviluppata come si deve.

Le nostre operazioni danno ottimi risultati. Riusciamo a ripristinare la circolazione in modo che il corpo funzioni al meglio. E se alla fine il cuore non ce la fa più, rimane la possibilità di un trapianto e penso che per alcuni bambini questo sarà inevitabile. Mi auguro soltanto che accada verso i 30-40 anni, dato che il trapianto concede “soltanto” 20 anni in più.

swissinfo.ch: Vi sono dei casi di cui va particolarmente orgoglioso?

R.P.: Oh, sono praticamente sempre fiero dei miei casi (ride). Mi capita anche quando ho l’impressione di aver fatto un ottimo lavoro, che in pochi sarebbero riusciti a fare, o dopo aver salvato una vita umana. Perché a volte succede anche questo…

I giornalisti dicono sempre: «Sta salvando la vita dei bambini». Ma io non la vedo proprio così… Se non operiamo oggi, questo bambino non morirà comunque lo stesso giorno, ma magari tra 20-25 anni. Interveniamo per permettere a questi ragazzi di avere una migliore speranza di vita, magari nella norma. La situazione non è così drammatica come viene dipinta.

Ciò non toglie che a volte siamo confrontati a bambini che stanno davvero morendo e il nostro aiuto in questi casi è estremamente importante. Quando tutto va per il meglio, allora si prova una sensazione davvero speciale.

swissinfo.ch: All’inizio della sua carriera ha trascorso tre anni a New York, facendo moltissime operazioni. Cosa ha imparato ?

R.P.: C’era molto da fare, anche perché ho lavorato nel team di traumatologia. Era la New York prima dell’era Giuliani: bella ma pericolosa, quindi ho visto diversi casi di ferite da taglio o da arma da fuoco. Probabilmente è li che ho imparato davvero ad operare, ad essere veloce ed efficiente.

È negli Stati Uniti che ho scoperto i lati più nascosti del cuore, perché il nostro responsabile era un chirurgo cardiaco. Anche lui è cresciuto in una famiglia di contadini, in una fattoria texana probabilmente molto più grande di quella dei miei genitori. Mi ha portato diverse volte in sala operatoria con lui e mi ha mostrato come funziona il cuore umano e come lo si può gestire.

Ero davvero affascinato da quest’uomo e ho sempre pensato che avrei voluto fare anch’io questo tipo di intervento. Da allora non sono più stato in grado di operare l’addome, perché il fegato e i reni avevano perso il loro fascino. Il cuore ha una dimensione diversa, proprio perché si muove, batte e reagisce quando lo si muove. Il battito cambia e si riesce quasi a percepire la personalità di questo organo. È semplicemente magico.

swissinfo.ch: Ci mette molta passione nel suo lavoro?

R.P.: Continua ad appassionarmi molto. Per me la routine non esiste. Provo sempre una sensazione speciale quando un cuore ricomincia a battere dopo essersi fermato un istante… È un mistero della natura e si ha quasi l’impressione che stia tornando alla vita, anche se di fatto non si è mai spento. Da un punto di vista emotivo e affettivo, per noi il cuore rappresenta la vita e l’amore, ed io continuo a trovare questi attimi davvero affascinanti.

Isobel Leybold-Johnson in Zurich, swissinfo.ch
(Traduzione e adattamento dall’inglese Stefania Summermatter)

René Prêtre è nato nel 1957 da una famiglia di contadini del canton Giura. Ha studiato medicina all’università di Ginevra, ma per diversi anni ha anche giocato in una squadra di calcio ad alti livelli.

Dopo gli studi si è trasferito a New York. Ha anche lavorato in Gran Bretagna, Francia e Germania.

Da otto anni, Prêtre è primario di cardiochirurgia alla clinica pediatrica universitaria di Zurigo. Insegna anche all’ateneo zurighese.

Ha creato la fondazione Le petit coeur che si occupa di attività umanitarie in Mozambico. Dal 2006 si reca una volta l’anno in questo paese con un gruppo di colleghi per operare una trentina di bambini a settimana.

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