Dieci domande sui servizi segreti svizzeri
Il Servizio svizzero delle attività informative Collegamento esternoè considerato un gruppetto "intellettuale" di poco peso, che balza agli onori della cronaca per figuracce da principiante piuttosto che per azioni sanguinose. Un breve ritratto in dieci domande e risposte.
La Svizzera è teatro di attività di spionaggio?
Certo, eccome! La Svizzera è da sempre una roccaforte di spie straniere. Durante la seconda Guerra mondiale Berna pullulava di agenti segreti nazisti e delle forze alleate, negli anni della guerra fredda ospitava invece spie del blocco sovietico.
Oggi la Svizzera è interessante grazie alla presenza sul suo territorio di numerose organizzazioni internazionali. Clement GuittonCollegamento esterno, esperto di attività informative, afferma che la reale portata dello spionaggio da parte di agenti stranieri su suolo elvetico non è nota.
Il controspionaggio non è una priorità. Secondo Guitton, la Svizzera dovrebbe focalizzare i propri sforzi sulla difesa dagli agenti che tentano di carpire i segreti del nostro Paese e delle sue aziende.
E in effetti lo sta facendo: quando lo scorso anno lo spionaggio russo aveva raggiunto dimensioni preoccupanti con la tentata intrusione nel Laboratorio Spiez e nell’Agenzia mondiale antidoping di Losanna, il Consiglio federale (il governo del Paese) e il Dipartimento federale degli affari esteri sono intervenuti. Durante una conferenza stampa il capo dei Servizi delle attività informative aveva affermato che i limiti di guardia erano stati superati: “Dobbiamo mostrare alle autorità russe che siamo al passo con i tempi e che quando è troppo, è troppo.”
Che dimensioni ha il Servizio svizzero delle attività informative?
Non è certo enorme. Nel 2017 contava un organico di 303 posti a tempo pienoCollegamento esterno, nel 2018 gli effettivi erano circa 314. Nel 2015 invece soltanto 266. Rispetto ad altri Paesi il Servizio svizzero delle attività informative non ha molto personale in dotazione. “Il SIC è un servizio di intelligence piccolo, ma efficace ed efficiente”, come si può leggere anche sul suo sito web.
Quando costa il Servizio svizzero delle attività informative?
In base al consuntivo, nel 2017 le uscite (spese e investimenti) ammontavano a 74,5 milioni di franchi, a fronte di 75,6 milioni nel 2018. Per il 2019 il preventivo registra poco meno di 80 milioni di franchi.
Quali sono le competenze del Servizio svizzero delle attività informative?
Se paragonato ai servizi di altri Paesi: ben poche. Il che non fa che aumentare l’attrattiva della Svizzera per gli agenti stranieri: “Prima dell’entrata in vigore, nel 2016, della nuova Legge federale sulle attività informative, rispetto alla maggior parte dei servizi europei la nostra organizzazione di intelligence non aveva molto potere”, conferma anche Guitton. “Ora le cose sono diverse, perlomeno in teoria.” Grazie alla nuova Legge i servizi segreti hanno maggiori competenze nell’ambito del mandato di sorveglianza: possono ad esempio installare cimici in abitazioni private, intercettare conversazioni telefoniche o controllare i computer.
Secondo gli oppositori si tratta di ingerenze inaccettabili: “La Legge contempla tutta una serie di disposizioni anticostituzionali o in contrasto con il diritto internazionale pubblico perché superano i limiti fissati dalle massime istanze giudiziarie”, afferma il professore emerito di diritto Rainer J. Schweizer.
Quali sono i maggiori scandali di spionaggio della Svizzera?
Nel 1989 venne alla luce lo scandalo delle “schedature”. Dal passaggio al nuovo secolo la Svizzera aveva allestito dei fascicoli (le famose “schede”) riguardanti 900 000 persone – uno svizzero su 20 e uno straniero su tre – e il tutto senza avere alcuna base legale. Con il pretesto della sicurezza nazionale furono messi sotto sorveglianza specialmente esponenti di sinistra, sindacalisti, avversari dell’esercito e delle centrali nucleari. La gran parte degli schedati era assolutamente innocua, come dimostra la banalità dei commenti. Di una parlamentare si poteva ad esempio leggere: “Dopo il lavoro beve volentieri una birra.”Collegamento esterno
Nel 2010 scoppiò un nuovo scandalo. I servizi segreti vennero accusati di aver raccolto in una banca dati informazioni su oltre 200 000 persone senza aver osservato le disposizioni di legge. Una volta ancora le annotazioni si sono rivelate irrilevanti. Dopo le critiche espresse dall’organo di vigilanza il Servizio delle attività informative ha promesso di cancellare i commenti inutili.
Quali sono gli aneddoti più imbarazzanti sui servizi segreti svizzeri?
La storia del Servizio svizzero delle attività informative è costellata di una serie di panneCollegamento esterno.
Ad esempio, nel 2012 si è saputo che il numero di telefono cellulare di Markus Seiler, allora capo dei servizi segreti, poteva essere facilmente reperibile su Internet. Seiler non aveva cambiato numero quando è passato ai servizi segreti.
Nel 2016 il responsabile della Cyber Defense nazionale ha rilasciato per la prima volta un‘intervista mantenendo tuttavia l’anonimato. In seguito, una semplice ricerca in Google ha permesso di identificarlo. L’ordine del giorno di un congresso ha permesso di risalire a nome e funzione. Particolarmente imbarazzante è il fatto che l’incresciosa svista è stata resa nota proprio da Qaasim Illi, il convertito portavoce del Consiglio Centrale Islamico svizzero, allora nel mirino dei Servizi svizzeri delle attività informative.
Quali successi può vantare il Servizio svizzero delle attività informative?
Il Servizio svizzero delle attività informative non lo conferma, ma in base alle indiscrezioni della stampa nell’agosto 2016 ha sventato un rapimento su suolo elvetico: sembra che un agente segreto avesse versato delle gocce di sonnifero nella bevanda di un seguace del movimento Gülen per permettere ai servizi segreti turchi di rapirlo. Il piano sarebbe stato scoperto proprio grazie alla sorveglianza degli agenti turchi da parte del Servizio svizzero delle attività informative. È probabile che vi siano altri successi che tuttavia – a ragion di logica – rimangono segreti.
Cosa dicono le voci critiche?
“Sono estremamente scettico nei confronti del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC)”, afferma il professore di diritto Rainer J. Schweizer. Uno scetticismo che ha radici profonde, visto che Schweizer è stato membro dell’organo di vigilanza per oltre un decennio e ha pertanto lavorato a stretto contatto con i servizi di intelligence. “In quegli anni ho assistito decisamente a troppe violazioni della legge ed elaborazioni aleatorie delle informazioni.”
Di che fama gode il Servizio svizzero delle attività informative?
In sostanza avrebbe tutte le carte in regola per essere il servizio più famoso del mondo: “Non sorvegliamo gli oppositori e non ammazziamo i giornalisti, come fanno molti altri. Abbiamo un servizio prettamente analitico, intellettuale, che procura informazioni all’attenzione del Consiglio federale”, puntualizza l’ex capo dei servizi segreti Peter Regli alla NZZCollegamento esterno.
Eppure nella popolazione svizzera si percepisce uno scetticismo quasi smodato. Secondo Guitton la ragione sarebbe da imputare agli articoli inesatti o addirittura fuorvianti apparsi sulla stampa e alla mancanza di conoscenze. Al pari di altri Paesi anche in Svizzera bisognerebbe istituire una cattedra universitaria in attività informative e incentivare maggiormente le pubblicazioni che migliorano la comprensione per il lavoro dei servizi segreti da parte dell’opinione pubblica.
Chi vigila sull’operato del Servizio svizzero delle attività informative?
“Presumo di essere l’uomo più sorvegliato della Svizzera”, ha esordito il capo del Servizio svizzero delle attività informativeCollegamento esterno in occasione di una conferenza stampa lo scorso autunno. In effetti con l’entrata in vigore della nuova Legge sulle attività informative il controllo è stato rafforzato e ampliato e numerose autorità sono state incaricate della sorveglianza.
Traduzione dal tedesco di Lorena Mombelli
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