Il kiwi che giocava come Pelé
È il giocatore di calcio più forte dell'Oceania dell'ultimo secolo. In carriera, Wynton Rufer, figlio di uno svizzero emigrato in Nuova Zelanda e una maori, ha conquistato 6 titoli e coppe, giocando in Svizzera e Germania. Oggi dirige una scuola calcio ad Auckland. Ritratto.
“Se scorri l’elenco dei migliori giocatori di calcio dell’Oceania dell’ultimo secolo, in cima trovi il mio nome. Non male, non trovi?”, racconta al telefono Wynton RuferCollegamento esterno. E non lo dice con tracotanza, ma con la consapevolezza di chi sa di aver lasciato il segno nel mondo del calcio. Non in Nuova Zelanda, dove gli idoli sono quelli che indossano la maglia degli All Blacks, la squadra nazionale di rugby, ma in Svizzera e in Germania. Già, perché è lì che, a furia di goal e prodezze, Wynton Rufer è entrato nel cuore dei tifosi delle squadre di Zurigo, Aarau, Grasshopper, Werder Bremen e Kaiserslautern.
“Ho sempre voluto diventare un giocatore professionista”, ricorda Wynton, cresciuto a pane a pallone. “A nove anni sapevo già fare 500 palleggi. I miei idoli erano Pelé, Johan Cruijiff e il portiere inglese Gordon Banks, visto che inizialmente giocavo tra i pali”. Ma non è strano, gli chiediamo, crescere con la passione del calcio, in una nazione che vive di rugby? “No, per nulla”, ci risponde. “I miei geni sono per metà svizzeri”.
“Non ho la Samba nel sangue, ma l’agilità, la potenza e la scaltrezza dei maori”
Gli inizi della carriera
Il padre di Wynton è infatti svizzero, cresciuto a Schlieren, nel canton Zurigo. Nel 1956, Arthur Rufer si imbarca con alcuni amici per la Nuova Zelanda. “Allora il governo neozelandese aveva bisogno di braccia e così, a chi rispondeva al ‘richiamo dei kiwi’ offriva il biglietto del viaggio in nave e un posto di lavoro”, racconta Wynton. Arthur approda a Wellington e quella che forse doveva essere una goliardica avventura, è l’inizio di una nuova vita dall’altra parte del mondo.
A Wellington, Arthur Rufer si innamora di una ragazza maori, Anne Hine Campell, che sposa poco più tardi. La coppia ha tre figli: Shane, Donna e Wynton. Tutti e tre ereditano dal padre la passione per lo sport. “Mia sorella era un’ottima giocatrice di squash. Con papà, Shane ed io disputavamo interminabili partite a calcio in giardino”, ricorda sorridendo.
Nei fine settimana, il padre gioca con la squadra dello Swiss Club di WellingtonCollegamento esterno. Inizialmente i figli lo seguono da bordo campo, poi, quando sono più grandicelli, anche loro difendono i colori della maglia rossocrociata degli svizzeri all’estero. A tredici anni, stanco di rimanere sulla linea di porta, Wynton si infila la maglia numero 10 e gioca in attacco, come il suo idolo Pelé. “Non ho la Samba nel sangue, ma l’agilità, la potenza e la scaltrezza dei maori”, racconta Wynton. “Ero temuto dai difensori perché ero dotato di un ottimo dribbling con cui riuscivo facilmente a saltare l’avversario”.
7 anni in Svizzera
Prima gioca con la squadra della sua scuola, il Rongotai College, di cui conserva gelosamente la casacca giallo-oro, poi milita nel Wellington Diamond, la squadra amatoriale della capitale. Le sue prodezze in campo e i suoi goal suscitano presto l’interesse dei talent scout d’oltreoceano. Con il fratello Shane viene invitato dalla squadra inglese del Norwich City a sostenere un provino. Il 23 ottobre 1981, all’età di 18 anni, firma il suo primo contratto. È il primo kiwi a diventare un giocatore di calcio professionista.
“Purtroppo non ottengo il permesso di lavoro e così, alcuni mesi dopo devo fare le valige e ritornare in Nuova Zelanda”, racconta Wynton. Intanto il talentuoso attaccante inizia a vestire la casacca degli “All Whites”, la squadra nazionale. È il 1982 e la Nuova Zelanda è a un passo dalla qualifica per il Campionato mondiale di calcio in Spagna. “A Singapore, in uno storico spareggio affrontiamo la Cina”, ricorda. “Vinciamo 2 a 1 ed io segno il goal decisivo, una grande rete, da 25 metri”. Per la prima volta nella sua storia, la Nuova Zelanda partecipa alle fasi finali dei mondiali. I kiwi finiscono nel gruppo 6. Contro Brasile, Scozia e Unione Sovietica, gli “All Whites” perdono tutte le partite e finiscono a zero punti.
Per il numero 7 della nazionale, l’avventura europea non è però finita. Prima di Spagna ’82, Wynton ha firmato un contratto con l’FC Zurigo. È una sorta di ritorno alle origini, alla terra natale del padre. Dal 1982 al 1986 gioca per lo Zurigo. Nel 1986 viene ceduto all’Aarau, allora diretto da Ottmar Hitzfeld. Nella stagione 1988-89 veste la maglia del Grasshopper, con cui vince la Coppa svizzera.
In Germania per coronare la carriera
“In Svizzera imparo la disciplina, a lavorare duramente durante gli allenamenti, un’attitudine che mi ha permesso di fare un ulteriore balzo di qualità”, racconta Wynton, che inizialmente, oltre che con la palla tra i piedi si era fatto notare per le nottate brave trascorse in discoteca. Nel 1989 passa al Werder Brema. E per emergere nella Bundesliga non può affidarsi unicamente al talento. “Ho avuto la fortuna di incontrare due allenatori straordinari: Ottmar Hitzfeld e Otto Rehhagel”, spiega. “Con loro non sono solo cresciuto calcisticamente”.
Svizzeri in Nuova Zelanda
Stando all’Ufficio federale di statistica, alla fine del 2018 in Nuova Zelanda risiedevano 7004 svizzeri, rispetto ai 4497 del 1993. In 25 anni, il numero di svizzeri nella Terra dalle lunghe nuvole bianche è aumentato del 55 per cento. Più di 5000 hanno sia la nazionalità svizzera sia quella neozelandese.
Con il Werder Brema inanella una serie di successi. Vince due Coppe di Germania, si aggiudica il campionato della Bundesliga, una Supercoppa di Germania e conquista la Coppa delle Coppe. “Il 6 maggio 1992, a Lisbona ci giochiamo il titolo contro il Monaco di Arsène Wenger. Dopo essere andati in vantaggio, a tre minuti dalla fine mi involo verso l’area. Davanti a me il solo portiere, che supero come faceva Pelé, palla da una parte ed io dall’altra, prima di spedire il pallone in rete”, ricorda con enfasi.
In Nuova Zelanda, senza dimenticare la Svizzera
A 31 anni la sua carriera calcistica ha superato lo zenit. Nel 1995 Wynton passa allo JEF United Ichihara, squadra che milita nella prima divisione giapponese. Lì gioca due stagioni, prima di rispondere alla chiamata del suo ex allenatore Otto Rehhagel, ora sulla panchina del FC Kaiserslautern. Alla fine della stagione, nel 1997 Wynton ritorna in Nuova Zelanda, dove gioca fino all’età di quarant’anni.
Oggi dirige la sua scuola calcio, la Wynton Rufer Soccer School of Excellence (WYNRSCollegamento esterno), fondata ad Auckland nel 1997. Nonostante viva a circa 18mila chilometri di distanza, Wynton è ancora molto legato alla Svizzera. “Con mio padre parlo sempre ancora svizzero tedesco”, spiega. “Una volta all’anno visito i parenti nella regione di Zurigo”. Inoltre intrattiene ottimi rapporti con i dirigenti delle squadre di Grasshopper e Zurigo, a cui propone i giovani talenti della sua scuola calcio. “E in gennaio, quando qui è piena estate, mi tolgo i pantaloncini per infilare guanti e berretta”, conclude ridendo Wynton. “Mi reco ad Arosa dove partecipo al campionato mondiale invernale di calcioCollegamento esterno con una squadra composta da stelle internazionali”.
Wynton Rufer
Nasce a Wellington il 29 dicembre 1962.
Nel 1981, a 18 anni, firma un contratto con la squadra inglese del Norwich City.
Nel 1982 disputa la fase finale del Campionato di calcio in Spagna con la squadra nazionale della Nuova Zelanda.
Dal 1982 al 1989 gioca per le squadre di Zurigo, Aarau e Grasshopper.
Dal 1989 al 1994 veste la maglia del Werder Brema, poi nel 1997 quella del 1. FC Kaiserslautern.
Scende 23 volte in campo per gli “All Whites”, la squadra nazionale neozelandese, segnando 12 goal.
In carriera vince la Coppa svizzera con il Grasshopper e con il Werder Brema si aggiudica due volte la Coppa tedesca, la Coppa delle Coppe, la Bundesliga e la Supercoppa tedesca.
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