Benedetto XVI: poche speranze di cambiamenti
La nomina di Joseph Ratzinger a 265esimo papa non solleva grandi entusiasmi in Svizzera. Affiora, tra l'altro, una certa costernazione.
La scelta di un teologo conservatore delude i cristiani che si attendevano un nuovo corso. Si rallegrano invece alcuni avversari della Chiesa cattolica.
Anche in Svizzera la morte di Giovanni Paolo II e la nomina del nuovo pontefice sono state seguite con grande interesse dai media e dalla popolazione in queste ultime due settimane.
La scelta operata dal Conclave ha però sollevato reazioni piuttosto mitigate.
Secondo un sondaggio pubblicato una decina di giorni fa dal giornale domenicale SonntagsBlick, la maggioranza degli svizzeri avrebbero voluto un nuovo papa più aperto di Giovanni Paolo II sulle questioni della società.
Una guida spirituale in grado di colmare il fossato che si è creato negli ultimi decenni tra Chiesa e fedeli, come pure di rinnovare maggiormente il dialogo con le altre religioni.
Ma il nuovo papa tedesco si è creato piuttosto una fama di ferreo conservatore, che non corrisponde alle aspettative di coloro che si augurano una riforma delle strutture e di alcuni principi ecclesiali.
100 giorni di tempo
È il caso, ad esempio di Hans Küng. Per il noto teologo dissidente svizzero, residente in Germania, la nomina di Joseph Ratzinger rappresenta “un’enorme delusione”.
Küng, a cui il Vaticano ha tolto nel 1979 il diritto ufficiale di insegnare teologia, intende comunque lasciare ancora un po’ di tempo al suo ex-collega, con il quale aveva lavorato all’Università di Tubinga. Almeno 100 giorni, come per un presidente americano.
“Bisogna aspettare e dare una chance a Benedetto XVI: un incarico come questo costituisce una tale sfida da poter cambiare addirittura una persona”, ritiene il teologo svizzero.
Congestione delle riforme
Meno paziente invece Josef Imbach, un teologo svizzero che ha insegnato per un ventennio a Roma, prima di venir esautorato dalla Santa sede per un articolo giudicato troppo critico.
“È ancora possibile un cambiamento da parte di Ratzinger. Ma se dovesse rimanere sulle sue posizioni, finirà per alimentare l’insofferenza nei confronti della Chiesa cattolica”.
Per Imbach vi è una “congestione delle riforme” che dura ormai da 25 anni presso il Vaticano. “La Chiesa ha un bisogno urgente di riforme: non per diventare un po’ più attraente, bensì per rispondere ai bisogni e ai problemi della gente”.
Protestanti delusi
Tra le note più critiche, alcune giungono dagli ambienti protestanti che speravano in un papa “più disponibile al dialogo” con le altre confessioni.
“Sono costernata. Speravo in un uomo progressista, non allergico a qualsiasi discorso in favore del sacerdozio delle donne, del matrimonio dei preti o dell’impiego di preservativi. Con Ratzinger si ritorna invece al Medioevo”, ha dichiarato Katharina Hoby, pastora protestante di Zurigo, al quotidiano Tages Anzeiger.
Atei felici
“In qualità di non cattolico, sono felice”, afferma Enrico Riboni, ingegnere appassionato di filosofia ed ateo convinto.
“È una cosa meravigliosa: è stato eletto un grande inquisitore. La posizione della Chiesa è ora molto più chiara. Il papa precedente aveva invece un doppia immagine, di una persona rigida ma anche popolare”.
A suo avviso, con questa nomina, la Chiesa cattolica potrà soltanto perdere dei fedeli. “Con una percentuale più bassa di membri, per la Chiesa diventerà più difficile imporsi in veste di autorità morale in una società democratica”.
“La Chiesa cattolica ha il papa che merita”, ritiene da parte sua Reta Caspar dell’Associazione svizzera dei liberi pensatori. “Benedetto XVI è probabilmente più rappresentativo della dottrina cattolica di Giovanni Paolo II. Quest’ultimo era più simpatico e rendeva quindi il messaggio meno trasparente”.
Chiesa soddisfatta
Anche la gerarchia cattolica elvetica non si attende riforme progressiste da parte del nuovo pontefice, ma si dice però soddisfatta per la nomina di Joseph Ratzinger.
“È una buona scelta”, ha dichiarato ad esempio il vescovo di Coira Amédée Grab, secondo il quale con Benedetto XVI sarà possibile un “dialogo permanente e fruttuoso”.
“La scelta è caduta su un servitore di Dio convinto e convincente, capace di assicurare continuità alla tradizione ecclesiastica e di difendere nel contempo i valori umani della pace, dialogo e giustizia”.
Grab ha assicurato la vicinanza del nuovo papa alla Svizzera: oltre alle lingue nazionali, Benedetto XVI conosce alla perfezione i nostri interrogativi, i nostri problemi e le nostre gioie.
Da parte sua, il cardinale ginevrino Georges Cottier, che ben conosce il neo eletto, ha voluto sottolineare le grandi qualità della nuova guida per il popolo cattolico.
Secondo il porporato, Ratzinger è «persona molto erudita, che ama discutere e sa soprattutto ascoltare», diversa dall’immagine di uomo duro come viene talvolta presentato.
swissinfo
Rappresentanza percentuale delle comunità religiose in Svizzera:
cattolico-romani 42%
protestanti 35,2%
musulmani 4,3%
ortodossi 1,8%
ebrei 0,2%
nessuna appartenza 11,1%.
Secondo un sondaggio Isopublic, pubblicato il 10 aprile scorso, il 74% dei cattolici svizzeri si è espresso in favore di un nuovo papa più progressista rispetto a Giovanni Paolo II. Tale percentuale è del 79% tra i non cattolici.
L’87% degli interpellati cattolici – e l’89% dei non cattolici – vorrebbe dal papa l’abrogazione del divieto di utilizzare contraccettivi.
Il 62% dei cattolici non approva la proibizione dell’aborto, mentre il 74% ritiene che il celibato dei preti dovrebbe essere abolito. La medesima percentuale è favorevole al sacerdozio femminile.
92% dei cattolici si aspetta che il pontefice prenda posizione contro qualsiasi guerra; il 90% auspica un dialogo più intenso con le altre religioni.
Il 76% dei cattolici desidera che la Chiesa permetta ai divorziati di risposarsi, mentre il 48% sostiene l’opposizione ai matrimoni tra persone del medesimo sesso.
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