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Couchepin per la prima volta in Tibet

Keystone Archive

Durante il suo viaggio ufficiale di una settimana in Cina, il ministro degli interni Pascal Couchepin visiterà anche il Tibet.

La prima visita della regione himalayana da parte di un membro del governo svizzero non passerà inosservata, visto la delicata questione cinese sui diritti umani.

Prima di rappresentare la Svizzera alla settima riunione ministeriale della Rete internazionale di politica culturale (Ripc), il consigliere federale Pascal Couchepin si recherà nella tanto discussa regione del Tibet.

A Lhasa, Couchepin visiterà un progetto di restauro di un monastero finanziato dalla Svizzera.

Il Tempio di Ramoche, patrimonio mondiale dell’Unesco, è stato costruito nel settimo secolo ed ospita oggi 120 monaci.

I 200’000 franchi forniti dal nostro paese contribuiranno a ridare l’antico splendore al luogo di culto, dopo che la Rivoluzione culturale cinese degli anni ’60 lo aveva in parte distrutto.

I rappresentanti del governo tibetano in esilio ritengono che il restauro del tempio, sebbene apprezzato, non sia che un intervento “di facciata”, in un paese dove la libertà di religione è da tempo limitata.

“La maggior parte dei monaci, uomini e donne, sono in prigione”, indica Tenzin Sanbhen Kayda, che si occupa di diritti umani presso il Centro tibetano di Ginevra.

“Sono stati imprigionati perché rifiutano di denunciare il Dalai Lama”, continua Kayda.

Monasteri distrutti

“È difficile dire quanti monaci rimangono in Tibet – racconta Kayda – ma da quando la Cina ha preso il controllo della regione nel 1959, sono stati distrutti circa 6’000 monasteri”.

Secondo quanto riferito dal Centro tibetano, il governo di Pechino sta trasformando l’etnia locale in una minorità, a scapito degli Han.

L’etnia cinese di maggioranza è infatti incoraggiata con allettanti vantaggi finanziari a stabilirsi nella regione himalayana.

“I cinesi non si preoccupano minimamente dei diritti e dei bisogni dei tibetani”, dichiara Kayda a swissinfo.

Durante la visita nella capitale Lhasa, il ministro degli interni svizzero prevede di incontrare le autorità locali per discutere di tolleranza religiosa e di libertà di cultura.

Diritti della minoranza

Dal 1991, Berna intrattiene dialoghi sui diritti umani con la Cina, concentrandosi in modo particolare sulla questione tibetana.

Esperti cinesi in materia sono venuti a più riprese in Svizzera per discutere dei processi di riforma e su come applicare gli standard internazionali.

Proprio a causa della questione tibetana, la relazione tra i due paesi non è però sempre stata delle migliori.

Durante la sua visita in Svizzera nel 1999, l’allora presidente Jiang Zemin non aveva rinunciato ad esprimere il suo dissenso all’ex consigliera federale Ruth Dreifuss, dopo che attivisti della causa tibetana avevano manifestato di fronte a Palazzo federale.

Un’idea poco saggia

I diplomatici elvetici hanno ribadito in passato la disponibilità della Cina di chinarsi sui problemi dei diritti umani e del rispetto delle minoranze.

Il viaggio di Couchepin in Tibet è stato però mantenuto “segreto” fino a venerdì scorso, due giorni prima della partenza. Qualche membro del Parlamento non ha rinunciato ad esprimere il proprio scetticismo.

“Diplomaticamente parlando, non credo che sia una mossa saggia”, dichiara Erwin Jutzet, presidente della Commissione di politica estera del Consiglio nazionale.

“Personalmente, ho sempre rifiutato di recarmi in Tibet senza un invito ufficiale da parte di Pechino”, aggiunge Jutzet.

I ministri della cultura

La seconda parte del viaggio del consigliere federale promette di essere meno controversa.

Couchepin parteciperà alla riunione della Ripc, che si tiene dal 14 al 17 ottobre a Shanghai.

I 63 paesi membri della rete internazionale focalizzeranno la loro attenzione sulla crescente importanza della diversità e dell’identità culturale nell’epoca della globalizzazione.

Al centro della conferenza si colloca la futura convenzione dell’Unesco, che dovrebbe includere la promozione della diversità culturale.

Gli altri temi trattati dai ministri della cultura convenuti saranno il ruolo delle culture tradizionali nel quadro della modernizzazione, la libertà culturale, lo sviluppo sostenibile ed il dialogo interculturale.

swissinfo e agenzie

Pascal Couchepin si reca in Cina per la seconda volta in meno di un anno.

Durante la sua prima visita, il ministro degli interni era stato criticato per non aver affrontato con determinazione il discorso sui diritti umani con il governo di Pechino.

I diplomatici svizzeri affermano tuttavia che le autorità cinesi, giunte più volte in Svizzera per discutere della questione, sono aperte al dialogo.

Le truppe cinesi hanno occupato il Tibet nel 1959.
Il governo del Dalai Lama in esilio stima che da allora sono stati uccici un milione di tibetani.
Le autorità cinesi, che si considerano sovrane della regione da 700 anni, hanno concesso lo statuto di provincia autonoma, sebbene continuino ad incoraggiare gli insediamenti di Han cinesi.
La comunità tibetana in Svizzera, che conta 3’000 membri, è la terza più grande del mondo.

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