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Credere in qualcosa

Gli oggetti legati alla religione possono diventare anche oggetti di culto ... commerciale (Sabine Rufener) Sabine Rufener, Basel

Il 77% degli svizzeri pregano regolarmente. Ma non sempre queste persone appartengono ad una chiesa. Perché la religione provoca tante dispute, come quella sui minareti?

Una mostra al centro culturale Stapferhaus di Lenzburg affronta il tema della religiosità aprendo una finestra sul multiforme panorama spirituale della società moderna.

Irritante: per accedere alla mostra si deve scegliere da che porta entrare. Quella dei credenti o quella dei non credenti. “Vogliamo scuotere il visitatore. È una decisione che non lascia spazio ad altri pensieri”, spiega Beat Hächler, condirettore del centro culturale, che si trova nel Canton Argovia.

“Obbligando il visitatore a scegliere tra credente o non credente lo si mette davanti ad una presa di posizione: in questo modo diventa lui stesso un elemento attivo dell’esposizione”.

Credenze giuste o sbagliate?

Naturalmente gli organizzatori della mostra sono coscienti del fatto che non si può definire con esattezza che cosa sia un credente o un non credente.

“Vorremmo semplicemente che i visitatori fossero confrontati con la questione: ma l’esposizione è libera da categorie di giudizio sull’ortodossia, la bontà o meno delle credenze individuali di ognuno”.

All’entrata al visitatore viene consegnato uno stick elettronico da utilizzare durante la mostra: anche qui, deve scegliere tra quello per credente o per non credente. Su uno schermo elettronico chiarisce l’appartenenza o meno ad una chiesa e che cosa intende con la parola “Dio”. Utilizza lo stick in due successive occasioni.

Le risposte sono valutate alla fine del percorso. Il risultato determina la catalogazione in uno dei cinque tipi previsti dal test: areligioso, religioso tradizionale, religioso culturale, religioso alternativo o religioso del tipo “patchwork”.

La verità sta probabilmente tra una categoria e l’altra: nessuno rappresenta con precisione un solo tipo, ma l’approssimazione è abbastanza esatta.

La preghiera

In una cabina acustica viene chiesto al visitatore se oggi ha già pregato. Le voci di diverse persone, anche non credenti, illustrano il loro rapporto con la preghiera. Una donna cattolica dice che le dà forza e sicurezza: quelli che non pregano le fanno pena.

Un appartenente ad una chiesa libera prega come se Dio fosse seduto accanto a lui, e gli parla come ad un padre o ad un amico.

Per una sedicenne di religione ebraica la preghiera ottiene sempre una risposta: è l’atto stesso del pregare che conta. L’aiuta quando ha bisogno di passare un momento da sola con se stessa.

Una musulmana spiega che la preghiera è per lei molto importante, perché in quel momento di solitudine si sente vicina a Dio, libera dalle preoccupazioni quotidiane.

Le dispute religiose

L’esposizione affronta anche il tema delle dispute religiose. Uno degli esempi più attuali, le polemiche sul progetto di costruzione di due minareti nella Svizzera tedesca, a Wangen bei Olten e a Langenthal: viene data espressione a diversi punti di vista, dai più critici ai più tolleranti.

Altro tema: l’utilizzo da parte della catena di distribuzione Migros della divinità indiana Ganesha per decorare una borsa della spesa. Gli induisti si sono sentiti offesi, ma un rappresentante del settore marketing di Migros spiega che il dettagliante voleva solo la rappresentazione di un elefante colorato.

Ma cosa unisce e cosa divide le varie religioni: “Le differenze che mettiamo in evidenza, dal nostro punto di vista, si basano su diversi gradi di liberalità, ortodossia, o fondamentalismo”, spiega Beat Hächler.

Resta ben chiaro che gli organizzatori della mostra non possono e non vogliono dare giudizi sulle diverse religioni: la fede in Dio o il credere in una dimensione ultraterrena non sono cose da prendere alla leggera, ma su cui bisogna riflettere, anche con l’aiuto di questa mostra.

swissinfo, Etienne Strebel, Lenzburg
traduzione ed adattamento, Raffaella Rossello

In Svizzera l’85% della popolazione che risiede in campagna e il 78% dei cittadini si definisce credente. Il 77% prega regolarmente, il 34% ogni giorno.

Nel 1970 il 95% della popolazione apparteneva alle chiese ufficiali.

Nel 2000 erano il 75%.

È aumentato il numero degli atei, ma anche quello di chi è passato a credenze non cristiane.

La mostra “Glaubensache” (Ci credi o no) al centro culturale Stapferhaus Lenzburg dura fino al 29 aprile 2007.

Dal martedì alla domenica dalle 10 alle 17. Il giovedì fino alle 20.

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