I tesori di una dinastia nomade dimenticata
Il museo Rietberg di Zurigo presenta una straordinaria esposizione sui tesori dell'impero Liao, una delle più importanti e meno note dinastie della Cina dell'11° secolo.
I 200 oggetti esposti – il meglio delle recenti ricerche archeologiche – rivelano una cultura originale che ha mescolato con saggezza la tradizione nomade all’influsso della Cina imperiale.
Presentata prima a New York e poi a Colonia l’esposizione “I tesori di Liao” in corso al Museo Rietberg è un’occasione davvero speciale che permette di scoprire una dinastia poco conosciuta ma che ha avuto un posto di grande rilievo nell’Asia orientale dell’11° secolo.
Cuore dell’esposizione è il corredo funebre ritrovato nella tomba ancora intatta della principessa Chen e del marito Xiao Shaoju. “Questa tomba scoperta nel 1986 nel nord della Cina – ci spiega Albert Lutz, direttore del Museo Rietberg -, è la più bella e la più significativa tomba della dinastia cinese dei Liao che sia stata ritrovata. Grazie alla sua straordinaria scoperta abbiamo raccolto un grandissimo numero di informazioni sull’antica cultura dei Liao.”
‘Barbari’ venuti dal nord
La storiografia cinese, per lungo tempo unica fonte d’informazione sulla dinastia Liao, l’ha descritta come una cultura inferiore. “I cinesi effettivamente hanno definito i Liao come barbari: si trattava di tribu nomadi che avevano aggredito l’impero dal nord, occupando la parte settentrionale della Cina – precisa Albert Lutz – per questo i cinesi hanno preso distanza da questi ‘barbari’, come li chiamavano.”
La piccola minoranza nomade dei Liao – chiamati anche Khitan o Qitan -, divenne in breve tempo un impero immenso. Essi continuarono a vivere nelle jurte – le tende circolari usate dai nomadi – spostandosi da un centro all’altro e vivendo semplicemente, ma costruirono anche delle città e mescolarono la loro tradizione nomade a quella cinese.
La potenza della dinastia Liao
L’accresciuta potenza dei Liao appare molto evidente dall’arredo funebre proveniente dalla tomba della principessa Chen morta nel 1018 all’età di 17 anni. Lo stato di conservazione, la bellezza e la raffinatezza degli oggetti trovati consentono di capire di non trovarsi di fronte ad una tomba qualunque. Nipote dell’imperatore Jngzong – che regnò tra il 969 e il 982 – la giovane principessa fu inumata con tutti gli onori riservati al suo rango.
Le bellissime maschere mortuarie di bronzo dorato, i calzari, la corona e i numerosissimi oggetti preziosi ritrovati, insieme al modo in cui è stata concepita la sepoltura, sono una testimonianza precisa del potere che la dinastia Liao raggiunse agli albori dell’anno 1000.
Inoltre, la presenza di una grande quantità di materiali d’importazione – come i gioielli in ambra del Mar Baltico o i vetri d’Egitto e della Siria -, insieme agli oggetti di fattezze straniere, sono una dimostrazione della grande mobilità e dell’ampiezza dei confini commerciali di questo popolo nomade.
L’eredità nomade
Tra gli oggetti ritrovati sono moltissimi quelli che ricordano la vita nomade. Il gran numero di finimenti per cavalli in oro, argento e giada o la sella di legno con decorazioni d’argento e oro, indicano quanto fosse importante il cavallo nella cultura dei Khitan.
Altri esempi si ammirano anche nelle ceramiche. Tra questi la piccola urna funeraria in terracotta che ha la stessa forma di una jurta o la grande bottiglia a forma di piede di bue che ricorda i contenitori in pelle usati tradizionalmente per la fermentazione del latte e la conservazione del vino.
“Ciò che è interessante di questi e degli altri ritrovamenti esposti qui nella mostra – sottolinea Lutz – è che tutti gli oggetti avevano una funzione rituale, sono cioè stati creati appositamente per la sepoltura. D’altra parte, proprio perché sono stati fatti con questi materiali si sono conservati sino ai nostri giorni ed è possibile riconoscere a cosa servissero.”
Una fusione di tradizioni diverse
“La caratteristica principale della cultura dei Liao – precisa Lutz – è in fondo la sua capacità di adattarsi e di integrarsi.” Ne è un esempio la stupenda corona nella principessa Chen nella quale si rispecchiano tutti gli influssi dell’epoca. La corona ha infatti la forma di un berretto nomade, è decorata con il simbolo cinese della fenice e, nella parte superiore, ha una statuetta di ispirazione daoista, la vecchia religione cinese.
Un altro straordinario esempio dell’originale capacità di sintesi della cultura Liao lo si trova nel rito funebre. “Nella mostra c’è una marionetta di legno che è davvero un oggetto molto sorprendente” sottolinea Albert Lutz. “In Cina esiste la tradizione daoista che mira a conservare il più a lungo possibile il corpo per la vita dopo la morte e dall’altra parte c’è la tradizione del buddhismo che prevede la cremazione del cadavere affinché il corpo non continui ad esistere.”
“Ebbene, i Liao hanno cercato in modo alquanto geniale di unire queste due tradizioni cremando il cadavere e mettendo poi le ceneri in una cassetta conservata nel petto della marionetta, che nel contempo rappresentava un vero e proprio corpo da inumare. In questo modo avevano sia le ceneri che un ‘corpo’ e potevano mescolare entrambe le tradizioni.”
swissinfo, Paola Beltrame, Zurigo
La mostra “I tesori di Liao” rimarrà aperta al Museo Rietberg di Zurigo fino al 15 luglio. Dopo Zurigo una parte degli oggetti presentati nella mostra raggiungeranno l’esposizione permanente del nuovo Museo di Hohhot, capitale della Mongolia interna.
Alla dinastia Liao è dedicata anche la mostra “Dragoni di seta e bouquet d’oro” in corso fino all’11 novembre alla Fondazione Abegg di Riggisberg. Nella mostra è possibile ammirare una serie di tessili, restaurati e di proprietà della Fondazione, provenienti dalla tomba di una nobile dama della dinastia Liao.
L’impero Liao fu fondato nel 907da una confederazione di tribu nomadi provenienti dalle steppe della Cina del nord. Guidati dal loro capo Abaoji, i Khitan conquistarono molto rapidamente una regione dopo l’altra al limitare orientale delle steppe eurasiatiche.
Nell’11° secolo l’impero Liao si estendeva per oltre 4000km su gran parte della Manciuria, della Mongolia orientale e della Cina settentrionale e la sua potenza guerriera era temuta anche dallo stesso impero cinese dei Song che, per mantenere la pace, fu costretto a versare pesanti tributi ai Khitan sottoforma di grandi quantità di seta e argento.
Malgrado esercitasse una vasta influenza, all’alba del 12° secolo l’impero si dissolse quasi con la stessa velocità con cui era sorto: travolta da un’ondata di popolazioni nomadi provenienti dall’est, la dinastia Liao cadde nel 1125, le sue città vennero distrutte ed il suo popolo disperso.
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