Il fabbricante di ghigliottine
Johann Bücheler era un semplice falegname di Kloten. Nel 1836, il Cantone di Zurigo lo incaricò di fabbricare una ghigliottina. La sua vita non fu più la stessa.
Questo testo è una traduzione di un articoloCollegamento esterno pubblicato sul Blog del Museo nazionale svizzero il 5 aprile 2024.
Nella sua piccola falegnameria, Johann Bücheler costruisce sedie, tavoli e altri mobili. Un bel giorno, il Consiglio della polizia del Cantone di Zurigo gli affida una missione delicata: andare a Ginevra per studiare la prima ghigliottina in territorio svizzero. Zurigo, governato da poco dai liberali radicali, vuole farla finita con gli orridi spettacoli di decapitazione manuale.
In effetti, tagliare come si deve una testa è una questione delicata, con un tasso di successo non proprio ottimale. Bisogna dare la morte in modo pulito e metodico, come permesso da un’invenzione francese: la ghigliottina, appunto. La lama azionata meccanicamente ha dato prova della sua efficacia fin dalla Rivoluzione francese e ora Zurigo intende introdurla.
Ecco perché, il 28 gennaio del 1836, Johann Bücheler sale a bordo di una diligenza alla volta di Ginevra. L’abitante di Kloten non è però la prima scelta delle autorità.
Un falegname che risponde al nome di Danner è inviato prima di lui, ma è colpito “da una tale nevrastenia” che rinuncia rapidamente alla missione, riportano gli archivi. Danner non vuole sacrificare la sua “natura fino a quel momento gioviale” a questo compito così delicato.
Johann Bücheler non è altrettanto sensibile. Esamina in dettaglio la macchina di morte ginevrina, si fa illustrare il funzionamento e misura le parti che la compongono con l’aiuto di assistenti prima di adoperarsi con loro a ricostruire il marchingegno. Alloggiato presso l’Hôtel Lion d’Or, il “mechanicus” Bücheler mangia bene, beve bene, e concede generose mance ai suoi assistenti.
Due montanti paralleli in quercia sono posizionati a una distanza tale da permettere alla lama di salire e scendere con agio. Una corda permette a Bücheler di azionare il meccanismo. Tutto funziona a dovere e la macchina è completata nell’arco di sei settimane. 3,93 metri di altezza, 74 centimetri di larghezza e 2,12 metri di profondità. Gli assistenti smontano la ghigliottina, la sistemano in casse di legno e Bücheler la riporta a Zurigo.
Nel marzo del 1836, dei detenuti riassemblano l’apparecchio di morte al penitenziario di Oetenbach. Il Consiglio di polizia assiste con grande interesse alla prima prova. Quel giorno, la cavia è una pecora. Il test è convincente: l’animale è decapitato adeguatamente, la macchina dimostra la sua efficacia.
Bücheler ottiene 160 franchi per i suoi servizi. Includendo tutti i salari, le spese, il costo dei materiali e di alloggio, la ghigliottina costa in tutto 1’555 franchi al Cantone di Zurigo. A causa delle sue dimensioni, l’apparecchio è di nuovo smontato e messo nelle casse, prima di essere posto nel granaio del penitenziario zurighese.
Quando anche il Canton Lucerna inizia a valutare l’abbandono della decapitazione con spada o ascia, Bücheler si fa avanti. Nel settembre del 1836, l’artigiano s’incammina verso Lucerna, portando con sé delle casse in legno dall’aria innocua, e vende una nuova ghigliottina.
Per testarla, i lucernesi legano un ariete al pianale. La mannaia scende, ma “in modo non adatto”, e non decapita interamente l’animale. Due artigiani esaminano quindi la macchina e determinano che i solchi nei quali scorre la lama non dovrebbero essere dipinti, ma ricoperti di un miscuglio di “molibdeno e sapone” per accelerare la discesa. Il metodo funziona e Bücheler rientra soddisfatto a Zurigo.
Una reputazione macchiata
Ma una spada di Damocle reputazionale non tarda a cascare sulla testa dello stesso Bücheler. La ghigliottina a cui è ora associato gli costa il vilipendio della gente, che lo considera ormai un boia. La sua candidatura per un impiego negli atelier di meccanica della società Escher Wyss & Comp. è respinta, nonostante la sua esperienza. Non riceve più nessuna nuova ordinazione e si ritrova ai margini della società, proprio come i boia.
Questa macchina, scrive al Consiglio di polizia, l’ha messo in una “triste situazione”, tanto da non riuscire più a “trovare il pane”, nonostante abbia mogie e un figlio da nutrire. Il Consiglio di polizia lo raccomanda per un lavoro presso il penitenziario, ma il direttore del carcere rifiuta, adducendo che è inconcepibile che un fabbricante di ghigliottine diventi un funzionario. Il falegname firma le sue missive disperate con “Bücheler lo Sventurato”.
Sventurato lo resta, poiché il vento cambia sul piano politico dopo il putsch di ZurigoCollegamento esterno del 1839. I conservatori tornano al potere e reintroducono vecchie procedure: le esecuzioni con la ghigliottina vengono vietate e tornano a essere effettuate dai boia, con una spada. La macchina di Bücheler resta a prendere polvere, stipata in un angolo buio.
Preoccupato per il proprio futuro, Bücheler costruisce una nuova ghigliottina nel 1840, alta solo 150 centimetri per 60 di larghezza: un modello da dimostrazione perfettamente funzionale. Questo gli permette di convincere i Cantoni di Turgovia e San Gallo a ricorrere ai suoi servizi.
Nel frattempo, presenta la versione in miniatura al pubblico, prima sulla strada che collega Kloten a Zurigo, poi al ristorante Löwen di Kloten. Se ne serve per decapitare dei gambi di sedano, il che gli permette sempre di alleggerire i curiosi di qualche moneta.
La macchina di Bücheler, quella a grandezza naturale, viene comunque rimessa in servizio a Zurigo, essendo il contesto politico cambiato di nuovo. Colpevoli di furto con omicidio, Jakob Lattmann e Heinrich Sennhauser devono essere giustiziati.
La mannaia si abbatte a due riprese il 15 luglio 1845. Bücheler si mette a disposizione per azionare la macchina, ma gli si preferisce dei boia professionisti di Rheinfelden e di Ginevra. Il falegname assiste quindi all’esecuzione dal folto pubblico.
Sappiamo poco sul resto della vita di Johann Bücheler. Si trasferirà a Basilea Campagna poi, secondo le voci che gireranno a Kloten, andrà in Francia. Comunque sia, la sua famiglia sprofonderà nella povertà. Così si conclude la storia di questo “sventurato”.
Michael van Orsouw, Dottore in storia, è poeta e scrittore. Pubblica regolarmente saggi storici.
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Traduzione: Zeno Zoccatelli
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