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Il museo Rietberg rinasce con l’arte buddista

La nuova entrata su cui si riflette la parte ottocentesca del museo (foto: Rietberg)

Il museo di Zurigo ha inaugurato la sua nuova grande ala con una mostra dedicata ad una delle divinità più venerate del Giappone, Kannon, il Bodhisattva della compassione.

Il nuovo edificio offre al pubblico grandi spazi espositivi sotterranei. Completamente rinnovata anche la villa ottocentesca, sede del museo, che ospita oggetti d’arte provenienti da tutto il mondo.

1500 visitatori da quando il museo d’arte extraeuropea ha inaugurato la nuova ala “smeraldo” a metà febbraio: un’eco impressionante di pubblico, attirato sia dalla nuova costruzione, sia dagli oggetti della mostra temporanea, dedicata a Kannon, la figura del Bodhisattva (essere illuminato) della compassione, molto venerato nel Paese del sol levante.

In Giappone gli oggetti esposti nella mostra temporanea del Rietberg sono ritenuti patrimonio nazionale e spesso sono gelosamente conservati all’interno di templi e non sempre visibili al pubblico.

L’illuminato in vacanza in Svizzera

“Questo Kannon dalle 1000 braccia (in realtà sono 41) lascia il suo tempio per essere esposto al pubblico solo ogni 60 anni. Vi sono dunque persone in Giappone che durante la loro vita non lo vedono mai. Adesso è in vacanza in Svizzera”, rivela con orgoglio a swissinfo il vicedirettore del museo, Lorenz Homberger.

Una vacanza unica, perché dopo le 7 settimane in cui restano esposti al Rietberg, gli oggetti d’arte e di culto ritornano direttamente in Giappone, senza passare da nessun altro museo.

Per un dipinto del XII secolo di eccezionale qualità, i giapponesi hanno preteso poi condizioni d’esposizione particolarmente severe. Il pH, la temperatura e l’umidità dell’aria dovevano essere perfetti: “Abbiamo avuto la fortuna che queste sale sotterranee sono state terminate molto presto e i muri di cemento sono asciugati in tempo, anche grazie ad un autunno e un inverno poveri di pioggia”.

Tra i tesori antichi, spicca anche un’istallazione moderna: immagini in bianco e nero di statue del Buddha scattate dal famoso fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto.

Più spazio e più prestigio

La nuova ala, progettata dal viennese Adolf Krinschanitz e dallo svizzero Alfred Grazioli, unisce il parco e la villa – che straripava ormai di oggetti – con due sale espositive sotterranee di 1300 mq: più in basso si scende più si alzano gli spazi. L’illuminazione, grazie alle prese di luce dall’alto, conserva sorprendentemente un carattere naturale. Non si ha l’impressione di entrare in una caverna.

Gli spot mettono in evidenza le opere, senza scenografie esagerate: “Abbiamo scelto questo progetto proprio perché è un’architettura sobria, che non prevarica gli oggetti d’arte”, precisa il vicedirettore.

Anche la villa ottocentesca che costituiva il corpo principale del museo è stata rinnovata. Le pareti sono state ridipinte con colori più scuri, un dettaglio che è piaciuto ai responsabili della preservazione dei monumenti storici: “Nell’800 la villa aveva tappezzerie scure”.

Le nuove tinte sono un ricordo del passato, ma si legano anche psicologicamente ai paesi di provenienza degli oggetti: la stanza indonesiana è di un caldo rosso-marrone, quella dell’Alaska di un glaciale blu-grigio.

Grazie allo sfoltimento degli oggetti, trasferiti sia nei nuovi spazi espositivi, sia in un magazzino visitabile dal pubblico, le pareti danno ora l’impressione di essere meno ingombre, anche di scritte. Ogni stanza ha infatti un numero, che si ritrova su di un libretto distribuito alla cassa, in cui si possono leggere spiegazioni dettagliate in più lingue.

Collaborazioni internazionali

Nuovo è anche l’atelier per il restauro: finora veniva eseguito fuori: “Una situazione poco ideale – spiega Homberger – specialmente quando si lavora molto con i prestiti, come fa il nostro museo.”

E questo è, secondo Homberger, il futuro dei musei: i prestiti a lungo termine. “Il tempo dell’ingordigia dei musei è passato. Ancora 30 anni fa il British Museum e il Metropolitan di New York si contendevano dei pezzi con vere e proprie battaglie per l’acquisizione”.

Oggi i visitatori vanno in un museo soprattutto per le mostre temporanee e dunque non si è più obbligati a possedere tutto quanto si espone. “Naturalmente i musei che hanno molte opere importanti hanno anche più facilità ad operare scambi e prestiti”, come nel caso appunto del Rietberg.

Senza dimenticare che il museo zurighese ha la fortuna di essere l’unica istituzione nell’area germanofona che sia per definizione un museo di arte extraeuropea: “Gli altri sono più che altro musei etnografici, che oggigiorno danno spesso l’impressione di essere un po’ ammuffiti”. Al Rietberg invece non si espongono semplici artefatti, ma oggetti di grande pregio artistico.

swissinfo, Raffaella Rossello, Zurigo

Il museo d’arte extraeuropea Rietberg è stato fondato nel 1952
Il nucleo della collezione è formato dalle opere donate dal barone Eduard von der Heydt (1882-1964)
Il 18 febbraio 2007 è stato inuagurato un edificio moderno, lo “smeraldo”, con ampi spazi espositivi, un’elegante entrata, spazi di servizio e atelier, una nuova caffetteria e un negozio.
Il museo ha circa 90’000 visitatori l’anno: quest’anno, grazie a diverse mostre temporanee importanti, si attende 150’000 visitatori.

“Kannon, o della divina compassione”: antica arte buddista del Giappone, al museo Rietberg di Zurigo, fino al 9 aprile.

Sculture e dipinti dal VII al XIV secolo, alcune mai mostrate fuori dal paese d’origine.

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