Il Vaticano riallaccia il dialogo con Ecône
Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità San Pio X, movimento religioso in conflitto con Roma, è stato ricevuto lunedì in udienza da Papa Benedetto XVI.
Stando a quanto comunicato dal Vaticano, durante l’udienza è stato espresso il desiderio di «arrivare alla perfetta comunione».
L’incontro fra il vescovo Bernard Fellay e Benedetto XVI si è tenuto nella residenza papale estiva a Castel Gandolfo.
Il colloquio è stato caratterizzato da un «clima di amore per la chiesa e di desiderio di arrivare alla perfetta comunione», ha dichiarato in un comunicato il portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls.
«Pur consapevoli delle difficoltà, Benedetto XVI e Mons. Felley hanno manifestata la volontà di procedere per gradi e in tempi ragionevoli» per reintegrare nella Chiesa la Fraternità, ha pure indicato Navarro Valls.
All’incontro era presente pure il cardinale Dario Castrillion Hoyos, che dirige il dipartimento del Vaticano creato dopo lo scisma del 1988 allo scopo di far tornare nei ranghi i partigiani dell’arcivescovo francese Marcel Lefebvre, morto nel 1991.
Dall’accettazione all’aperto conflitto
La Fraternità di San Pio X è nata a Friborgo da Marcel Lefebvre e si è poi istallata ad Ecône, in Vallese, all’inizio degli anni ’70.
Il movimento religioso è stato creato in un «contesto turbolento dopo il Concilio Vaticano II», spiega Jean-François Mayer, ricercatore e incaricato dei corsi in scienza comparata delle religioni alla Facoltà di lettere dell’Università di Friborgo, nonché redattore capo di numerosi siti internet, fra cui ‘Religioscope’.
I fedeli di Ecône rifiutano le evoluzioni liturgiche decise durante il Concilio. In particolare, insistono per conservare la messa in latino. Si oppongono inoltre all’ecumenismo e al dialogo interreligioso.
Perché Friborgo e il Vallese? «Monsignor Lefebvre ha dato avvio al proprio progetto a Friborgo, perché in quella città ha sede una facoltà di teologia piuttosto rinomata. Inoltre, a Friborgo dapprima, in Vallese poi, il contesto gli era favorevole. Dobbiamo ricordare che la Fraternità di San Pio X è stata creata con l’accordo di Monsignor François Charrière, l’allora vescovo della diocesi. In quel periodo non vi era ancora un conflitto aperto con in Vaticano», spiega Jean-François Mayer.
Fra Roma e Ecône, i toni cominciarono ad inasprirsi negli anni ’70, quando l’arcivescovo integrista decise di ordinare dei preti formati esclusivamente ad Ecône senza l’accordo dell’autorità diocesana.
La rottura totale si registrò però solo nel 1988, quando Giovanni Paolo II decise di scomunicare Marcel Lefebvre dopo che questi aveva consacrato quattro nuovi vescovi. Si realizzò così un scisma.
Atmosfera favorevole
Per Jean-François Mayer, dagli anni ’80 a Roma si sviluppa una riflessione critica sulle conseguenze delle riforme liturgiche. L’esperto afferma che «talune persone, in Vaticano, dimostrano delle simpatie non tanto per il scisma causato da Mons. Lefebvre, bensì per il suo approccio tradizionalista della religione, che non considerano illegittimo».
Queste persone si trovano proprio «nella cerchia di coloro che sono vicini all’ex-cardinale Ratzinger», spiega il professore. «Le condizioni per un riavvicinamento sono dunque senza alcun dubbio più favorevoli che mai. Fra le correnti tradizionaliste, infatti, Ratzinger gode di buona reputazione».
Benedetto XVI sarebbe quindi più attento ai bisogni dei tradizionalisti – o degli integristi – rispetto a Giovanni Paolo II? «Solo più il là nel tempo sarà possibile dare una risposta a questo quesito. Non si deve concentrare tutto sulla persona dell’attuale Papa. Vanno guardati anche gli sforzi forniti da un certo numero di prelati attorno a lui».
In ogni caso, non sarà facile risolvere il conflitto. «Il problema sta nel fatto che le critiche della Fraternità San Pio X non si concentrano solo sul rito. Se vi fossero incomprensioni solo sulla liturgia, la situazione sarebbe facilmente risolvibile. Al di là dei riti, vi è la questione dell’ecumenismo. Nelle sue prime dichiarazioni, Benedetto XVI ha affermato la propria volontà di proseguire con la politica di ecumenismo e di dialogo interreligioso», ricorda Jean-François Mayer.
Quale peso accordare alla riunione di lunedì? «Non dobbiamo sopravvalutarla. Si tratta di una presa di contatto. Rimarrei molto sorpreso se essa permettesse di condurre a decisioni a breve termine», conclude il ricercatore.
swissinfo, Bernard Léchot
traduzione e adattamento: Anna Passera
Jean-François Mayer afferma che attualmente la Fraternità Sacerdotale San Pio X, conta poco più di 400 preti e rivendica 160’000 fedeli in tutto il mondo (cifre ufficiali del movimento religioso).
Il ricercatore constata che la Fraternità si estende a Paesi dove non era presente in precedenza, in Africa e nell’Europa dell’est. Questi centri, benché frequentati in modo piuttosto esiguo, comprovano l’espansione territoriale del movimento.
Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X, è stato ricevuto lunedì in udienza da Papa Benedetto XVI.
Durante il colloquio, il Pontefice ha accettato di riannodare il dialogo con la Fraternità.
La Fraternità San Pio X è nata a Friborgo su iniziativa dell’arcivescovo francese Marcel Lefebvre e si è poi installata a Ecône, in Vallese, all’inizio degli anni ’70.
Lo scisma tra Ecône e il Vaticano si è consumato nel 1988, quando Giovanni Paolo II scomunicò Marcel Lefebvre, dopo che questi aveva consacrato quattro vescovi senza il benestare di Roma.
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