L’avventura letteraria dell’Armenia antica e medioevale
"Illuminazioni d'Armenia" in corso alla Fondazione Martin Bodmer di Cologny presenta una quarantina di importantissimi manoscritti armeni di carattere religioso e scientifico.
L’insieme di questi preziosi documenti -in mostra per la prima volta in Svizzera- illustra il duplice interesse per il sacro ed il profano insito nella letteratura armena antica e medioevale.
L’esposizione proposta dalla Fondazione Bodmer è indubbiamente un evento eccezionale, come ci conferma la curatrice dell’esposizione nonché responsabile del Centro di Ricerche Armenologiche dell’Università di Ginevra, la professoressa Valentina Calzolari.
“Questa mostra costituisce un avvenimento unico: è la prima volta che dei manoscritti armeni, in gran parte provenienti dalla biblioteca per eccellenza dell’Armenia, cioè quella che si chiama Maténadaran, sono esposti in Svizzera.”
Frutto di una fruttuosa collaborazione fra diverse istituzioni questa mostra riunisce manoscritti che vanno dal nono al 17esimo secolo e nasce con l’intento di far conoscere il patrimonio culturale dell’Armenia antica e medioevale.
Gli armeni: cristiani ma non solo
“Il popolo armeno è un popolo cristiano per eccellenza -spiega Valentina Calzolari- e gli storici armeni nella loro riflessione hanno proposto gli elementi di identificazione nazionale del popolo armeno nella religione cristiana e nella scrittura, intesa come traduzione della bibbia e letteratura religiosa.”
Ma l’insieme delle opere esposte in questa mostra fa capire che quello religioso è solo uno dei temi importanti che ha occupato la letteratura armena antica e medioevale. Molti dei manoscritti presentati infatti dimostrano che l’interesse degli antichi era rivolto anche ad argomenti completamente diversi.
“Gli armeni si sono interessati sin dall’inizio della loro avventura letteraria anche alle scienze profane. Hanno sempre avuto un fascino per tutto quello che era ritenuto non sacro. Quindi abbiamo dei manoscritti di astrologia, manoscritti di carattere musicale, manoscritti di carattere storico che rappresentano le gesta di Alessandro Magno. E accanto a questi, naturalmente, dei vangeli o altri manoscritti di carattere religioso, traduzione di testi esegetici ed altro.”
Tra le perle
Muovendosi tra le vetrine della mostra si possono ammirare opere di una bellezza e di un’importanza rare. Vi si trova esposto, ad esempio, uno dei primi manoscritti che contiene delle miniature a soggetto profano, ispirate da avvenimenti della storia armena del quinto secolo.
Si tratta di una raccolta di inni sacri, dove sono rappresentate le scene di una battaglia epica avvenuta nel 451 tra gli armeni e i persiani della dinastia Sassanide. “Nelle due pagine di questo manoscritto -spiega Valentina Calzolari- da un lato si possono ammirare i persiani con i loro elefanti e dall’altro il generale armeno Vardan Mamikonian con i suoi valorosi compagni, in questo atto di strenua difesa della religione cristiana ma anche soprattutto dell’identità cristiana del popolo armeno.”
Accanto a questo si trova un altro manoscritto magnifico, proveniente dalla biblioteca del Maténadaran, che contiene diverse miniature a pagina intera dove sono rappresentate delle scene relative alla conversione dell’Armenia al Cristianesimo.
Esempi di cultura profana
In un’altra vetrina sono presentati due importanti manoscritti che contengono le versioni armene di testi filosofici. Uno di essi è commentato da un grande rettore dell’Università mediovale armena, il neoplatonico Davide Invitto. Un personaggio questo, che rappresenta il prototipo del duplice interesse per la cultura cristiana e profana nutrito dagli studiosi armeni.
Accanto a questo manoscritto ve n’è uno senza miniature e all’apparenza molto sobrio “ma che ha un’importanza capitale”, sottolinea Valentina Calzolari. “Si tratta di uno dei primi testi di medicina. Qui non si tratta di una traduzione armena di un testo greco, siriaco o arabo, si tratta di un testo scritto direttamente in armeno da Mekhitar Hératsi.”
Tra i manoscritti a contenuto profano ce n’è uno che mostra la raffigurazione del segno dei pesci, ma il testo, racconta la curatrice, contiene la rappresentazione di tutto lo zodiaco oltre che un astrolabio e dei canti musicati su delle liriche medioevali profane.
“Era un testo sicuramente usato dai mercanti armeni -spiega la Calzolari. Questi mercanti -figure che hanno popolato il medioevo e l’epoca del rinascimento- avevano voglia di premunirsi contro le intemperie o saper interpretare la luna e le stelle per i loro viaggi e allietare i loro lunghi periodi di assenza con canti popolari.”
Il libro e le chiese, simboli di continuità
Oltre a manoscritti unici, “Illuminazioni d’Armenia” presenta anche una serie di fotografie che rivelano la visione architetturale della Croce mistica nelle chiese armene del settimo secolo. Le foto sono state realizzate in Armenia dallo storico dell’arte e dell’architettura sacra, Régis Labourdette.
“Nell’intenzione degli organizzatori della mostra e della Fondazione Bodmer -conclude la Calzolari- c’era quello di mostrare questi 2 simboli della continuità della cultura armena: il libro e la pietra, le chiese. Perché come tali sono sentiti dagli armeni ancora oggi.”
swissinfo, Paola Beltrame, Cologny
“Illuminazioni d’Armenia” in corso alla Fondazione Martin Bodmer di Cologny -presso Ginevra-, espone circa 40 manoscritti provenienti, oltre che dai tesori della biblioteca Maténadaran di Erevan, capitale dell’Armenia, anche dalla Biblioteca Nazionale di Francia, dal monastero dei padri Mechitaristi dell’isola di San Lazzaro a Venezia e dal Centro Armeno di Troinex.
La mostra, che resterà aperta fino al 30 dicembre 2007, è il frutto della collaborazione tra la direzione della Fondazione Martin Bodmer, il Centro di Studi Armeni dell’Università di Ginevra e l’Ambasciata d’Armenia.
Probabilmente imparentati con la stirpe indoeuropea dei Frigi, gli antenati degli armeni si stabilirono intorno al 1000 a.C. sull’altopiano dell’Ararat, nella parte centro-orientale della penisola anatolica, dove si fusero con la civiltà autoctona dell’Urartu.
L’Armenia, che nel 301 fu il primo paese al mondo a fare del Cristianesimo la propria religione ufficiale, fu sempre soggetta a continue invasioni e in oltre 3000 anni di storia riuscì poche volte a mantenere un regno stabile.
Malgrado gli armeni abbiano subito più periodi di dominazione che di indipendenza, sono riusciti a conservare una forte identità etnica grazie all’attaccamento alla loro cultura reso possibile da 3 elementi fondamentali: lingua, religione e alfabeto.
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