L’iniziativa della discordia
Il ruolo svolto dalla Svizzera nell’ambito dell’Iniziativa di Ginevra non piace agli ambienti ebraici che esprimono la loro disapprovazione a Micheline Calmy-Rey.
Alla ministra degli esteri elvetica sono stati inoltre confidati i timori degli ebrei svizzeri, che non si sentono al sicuro dalle minacce dell’antisemitismo.
«Un’interferenza poco amichevole»: così i dirigenti delle organizzazioni ebraiche hanno definito l’Iniziativa di Ginevra, esprimendo alla consigliera federale Micheline Calmy-Rey la loro disapprovazione sul ruolo avuto dalla Svizzera nel raggiungimento dell’intesa.
Il progetto, elaborato da israeliani e palestinesi che non ricoprono cariche politiche ufficiali, è volto a creare le premesse per il raggiungimento della pace in Medio Oriente. Per le organizzazioni ebraiche però Berna farebbe meglio ad entrare in trattative con il governo israeliano.
Micheline Calmy-Rey ha incontrato i rappresentanti delle comunità ebraiche in margine alla cerimonia per il lancio dell’appello umanitario 2004 delle Nazioni unite che si è tenuta mercoledì a Ginevra.
Sostegno svizzero a «politici falliti»
Al termine dei colloqui, uno dei vice presidenti del Congresso ebraico mondiale (WJC), Isy Leibler, ha indicato alla stampa di aver detto alla ministra degli esteri elvetica che la Svizzera deve discutere direttamente con le autorità israeliane per facilitare il processo di pace in Medio Oriente e non «con dei politici falliti».
«Si tratta di politici che sono stati respinti a larga maggioranza dal popolo in occasione di elezioni democratiche», ha sottolineato Leibler alludendo all’ex ministro del lavoro Yossi Beilin, principale promotore dell’Iniziativa di Ginevra assieme all’ex ministro palestinese Yasser Abed Rabbo.
«Riconosciamo che il sostegno della Svizzera si basa su buone intenzioni, ma la realtà è che in questo modo il governo elvetico interferisce con gli affari interni di Israele», ha aggiunto Leibler. Il vice presidente del WJC ha indicato che Micheline Calmy-Rey ha espresso la sua «comprensione» e ha sottolineato che la maggior parte dei finanziamenti dell’Iniziativa di Ginevra provengono da privati.
Elan Steinberg, consigliere del presidente del WJC Israel Singer, ha ricordato che nel caso degli accordi di Oslo le trattative erano state condotte da rappresentanti del governo di Israele. Le organizzazioni ebraiche non si oppongono ad «alcuni elementi» del contenuto dell’Iniziativa di Ginevra, ma ribadiscono che i punti dell’intesa devono essere discussi con le autorità ufficiali.
Preoccupazione per l’aumento dell’antisemitismo
I dirigenti delle organizzazioni ebraiche hanno anche confidato a Micheline Calmy-Rey la loro viva preoccupazione per l’ondata di recrudescenza dell’antisemitismo in Europa, in particolare dopo gli attentati di sabato alle sinagoghe di Istanbul. Il presidente del congresso ebraico europeo Cobi Benatoff ha chiesto alla ministra degli esteri elvetica di intraprendere «azioni mirate» per lottare contro questa tendenza.
Il presidente della comunità ebraica elvetica Alfred Donath ha dal canto suo affermato: «La comunità ebraica in Svizzera ha paura. Gli atti violenti sono meno frequenti rispetto alla Francia o al Belgio, ma neppure in Svizzera si sfugge alle ingiurie e alle violenze, in particolare nelle scuole». «Gli attentati di Istanbul – ha aggiunto – possono ripetersi ovunque in Europa: la Svizzera non è più al sicuro da atti di terrorismo rispetto ad altri paesi».
swissinfo e agenzie
L’Iniziativa di Ginevra, promossa dall’ex ministro israeliano Yossi Beilin e dall’ex ministro palestinese Yasser Abed Rabbo, ha irritato gli ambienti ebraici.
Le critiche non hanno risparmiato la Svizzera che ha sostenuto l’Iniziativa di Ginevra. La ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey è stata invitata dal Congresso mondiale ebraico a seguire le vie ufficiali e a trattare col governo israeliano.
Gli ebrei svizzeri hanno poi reso partecipe Micheline Calmy-Rey della loro preoccupazione per la recrudescenza dell’antisemitismo in Europa.
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