La lunga marcia delle ex-guardie svizzere del Papa
Per celebrare i 500 anni dell'esercito di svizzeri in Vaticano, un centinaio di ex-guardie pontificie è giunto giovedì a Roma dalla Confederazione dopo avere percorso 723 km a piedi .
Il loro passaggio sul territorio italiano è stato caratterizzato da numerose manifestazioni di affetto da parte della popolazione.
Il 21 giugno del 1505, Papa Giulio II della Rovere chiese alla Dieta della Confederazione elvetica di inviargli un corpo di 200 uomini per assicurare la sua difesa personale e la custodia del palazzo pontificio.
I soldati svizzeri – che in passato per guadagnarsi da vivere prestavano servizio come mercenari negli eserciti delle più importanti potenze europee – godevano infatti della fama di uomini valorosi e fidati.
Le prime guardie, partite da Lucerna, entrarono a Roma il 22 gennaio del 1506, dopo avere percorso un lungo e tortuoso cammino lungo quasi 800 km.
In occasione del 500° anniversario dalla fondazione di quello che è rimasto il più piccolo e longevo corpo militare del mondo, un gruppo di ex-guardie ha voluto ripercorrere a piedi lo stesso itinerario, partendo però per mancanza di tempo da Bellinzona, capitale del canton Ticino.
Intenso lavoro di preparazione
Organizzare lo spostamento a piedi di un così folto numero di persone (79 partite dalla Svizzera e 20 da San Gimignano, nel cuore della campagna toscana) si è rivelata impresa non facile per i membri del comitato responsabile della marcia, che hanno intensamente lavorato per due anni alla preparazione di questo evento.
Oltre al vettovagliamento e all’alloggio delle guardie occorreva infatti programmare un servizio di lavanderia e un’assistenza medica, ma anche garantire la loro sicurezza lungo il tragitto.
«Il corpo forestale dello Stato italiano si è generosamente assunto l’incarico di accompagnare con una scorta di polizia i marciatori su tutto il territorio nazionale», fa notare Eugenio Rügger, presidente del comitato della marcia. «Un sostegno molto importante soprattutto sulle strade dense di traffico (ca. 30% del percorso)».
Festosa accoglienza
Benché per ragioni di comodità le ex-guardie marciassero generalmente in abiti civili, il loro cammino lungo lo storico itinerario della via Francigena attraverso le Alpi, la Lombardia, la Toscana fino alla Città Eterna non è passato inosservato.
Ogni villaggio, anche il più discosto, ha voluto fare sentire il proprio attaccamento ai soldati elvetici del Vaticano, offrendo per l’occasione una targa commemorativa, piuttosto che un piccolo rinfresco, o organizzando in loro onore una festa seguita con affetto dalla popolazione e dalle autorità politiche e religiose locali.
Il villaggio laziale di Acquapendente ha approfittato di uno dei pochi giorni di riposo della comitiva, per riservare agli ex-soldati del Papa un’accoglienza in pompa magna, allestendo un programma ricco di avvenimenti. Dopo un fastoso pranzo medievale e un affollato corteo storico lungo le vie del borgo, le ex-guardie hanno assistito alla rievocazione storica della battuta dei ducati d’oro di Giulio II nella cripta della Basilica del Santo sepolcro, ricevendone una copia in omaggio.
Documenti contabili del Vaticano testimoniano che proprio ad Acquapendente i primi soldati del Papa ricevettero parte del soldo quale compenso per il servizio prestato. «Si tratta di uno dei rarissimi riscontri concreti della storica marcia dalla Svizzera verso Roma. Ne siamo orgogliosi e per questo abbiamo voluto ricordare degnamente l’evento», fa notare Sergio Pieri, responsabile della promozione turistica della città.
Simboli di pace
Il giorno della partenza delle ex-guardie da Bellinzona, solo le autorità e uno sparuto gruppo di curiosi avevano presenziato alla manifestazione. La calorosa accoglienza riservata loro in suolo italiano, ha quindi lasciato di stucco gli ex-militi, che timidamente sono stati improvvisamente sottoposti alle luci dei riflettori dell’interesse mediatico, contornati dall’entusiasmo della gente.
«Nulla lasciava presagire che in Italia ci fosse riservato un simile benvenuto», dice a swissinfo il friburghese Pascal Joye, attivo nell’esercito del papa dal 1999 al 2001. «La gente ci ha accolti con calore, spesso applaudendo al nostro passaggio. Abbiamo persino ricevuto dei messaggi di pace e di speranza da portare a Roma».
Meno stupito dalla reazione tanto espansiva del popolo della Penisola è invece Massimiliano Vinci, esperto di via Francigena e consulente in Italia della marcia: «Le guardie non si rendono conto che per noi non sono soltanto dei semplici uomini in marcia. Esse rappresentano ai nostri occhi la personificazione della pace, della fedeltà e del cattolicesimo in generale».
Giunte a Roma il 4 maggio, le ex-guardie hanno ricevuto in Piazza san Pietro la benedizione apostolica di Benedetto XVI. Sabato infine – probabilmente con un pizzico di malinconia – assisteranno alla cerimonia di giuramento delle nuove guardie. Il futuro del mitico esercito pontificio è quindi già sin d’ora assicurato.
swissinfo, Anna Passera ad Acquapendente (Italia)
Le ex-guardie hanno ripercorso il cammino dei primi soldati del papa dalla Svizzera a Roma lungo la storica via Francigena.
La via Francigena è stata la prima arteria internazionale che, nel Medioevo, dall’Inghilterra giungeva a Roma attraversando la Francia, la Svizzera, le Alpi, la Pianura padana e gli Appennini.
Ogni anno questo fascio di strade era percorso a piedi da migliaia di pellegrini.
Fra loro il più celebre fu il vescovo di Canterbury, Sigerico, che alle soglie dell’anno Mille descrisse in un diario il viaggio verso la capitale dei cristiani.
Per i pellegrini Roma era una città di passaggio. La loro destinazione finale era infatti un’altra città santa: Gerusalemme.
Marcia delle guardie svizzere da Bellinzona a Roma: 723 km.
28 giorni di marcia, 4 di riposo.
Ritmo di marcia: 5 km/h per un totale di ca. 30 km al giorno.
79 ex-guardie partite da Bellinzona, altre 20 da San Gimignano (fra loro anche una guardia attiva).
Età dei marciatori: dai 26 ai 76 anni.
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