La Svizzera delle leggende in mostra a Zurigo
Il costante movimento delle culture e delle idee attraverso la Svizzera nei secoli ha creato una ricca e variegata tradizione folkloristica, piena di fantasmi, diavoli, streghe e draghi.
Alcuni racconti della tradizione elvetica possono essere esplorati in una mostra in corso al Museo nazionale svizzero di Zurigo intitolata “Leggende alpineCollegamento esterno” e aperta fino al 23 aprile. In questo video, la curatrice Daniela Schwab ci presenta alcune delle leggende più famose della Svizzera.
Uno degli eroi più celebrati del folklore elvetico è Guglielmo Tell, l’uomo che si narra avesse colpito con il dardo di una balestra o la freccia di un arco una mela posta sul capo del figlio. Nella mostra si possono scoprire varie versioni del racconto e ammirare una magnifica balestra del tipo che Tell potrebbe aver usato. Questo mito ha svolto un ruolo fondamentale nella formazione dell’identità nazionale fin nel tardo XX secolo, ma non è l’unico.
La storia del prode abitante del Canton Uri è infatti solo una delle molte leggende narrate in Svizzera. Questi antichi racconti riflettono la diversità del Paese, i suoi paesaggi, le montagne e le valli, le città e le campagne.
Un racconto presentato nell’esposizione riguarda il famoso Ponte del diavolo, sopra le gole della Schöllenen nella valle della Reuss, lungo il Passo del San Gottardo. Questa leggenda, di cui esistono versioni simili in tutta Europa, narra che costruire un ponte in quel luogo fosse così difficile che la gente del posto, esasperata dopo innumerevoli sforzi vani, chiese aiuto al diavolo, il quale accettò di costruire il ponte in cambio dell’anima del primo essere vivente che l’avesse attraversato. .
La prima creatura mandata sul ponte fu però una capra (o un maiale o un cane, a seconda delle versioni). Pare che alla fine di ottobre, di notte, si possa ancora intravedere l’animale camminare sul ponte e che il diavolo stia ancora cercando l’anima della persona che ha avuto l’idea di ingannarlo.
Punire la malvagità
Le leggende non parlano solo di una difficoltà o di una disgrazia da superare, ma anche di comportamenti da correggere, spesso tramite punizioni esemplari.
“I racconti avevano la funzione di insegnare alla gente che chi si allontana dalla retta via dovrà affrontare drastiche conseguenze”, spiega Schwab.
Per esempio, il racconto del Blüemlisalp, una montagna del Canton Vallese, parla di un contadino egoista che viveva nell’abbondanza nel suo fertile alpeggio, mentre le persone a valle morivano di fame. L’uomo trattava i valligiani con disprezzo e si rifiutò di condividere ciò che aveva. Come conseguenza, il suo ricco alpeggio si tramutò in una distesa di roccia e ghiaccio.
Un ruolo centrale dell’esposizione è svolto dalle streghe, forse anche a causa del triste primato svizzero di persecuzioni. Al museo si possono scoprire i dettagli della strega di Belalp, messa al rogo. Secondo alcuni fu perché tradì il marito con uno stregone.
Nella regione francofona del Paese furono giustiziate oltre 3’500 persone, più di ogni altra parte d’Europa se si considera il rapporto tra esecuzioni e dimensioni della popolazione. C’era sempre la necessità di trovare qualcuno da biasimare per le calamità naturali, per le epidemie, spiega Schwab nel video. Per le persone sospettate non c’era scampo. Venivano torturate fino a che non confessavano e venivano poi uccise.
Le leggende vivono ancora
Accanto al letto delle persone in Svizzera non si trovano più amuleti o armi per allontanare il temibile Toggeli, creatura che provocava gli incubi, ma comunque la gente sembra voler tenere vive le leggende tramite vari festival folkloristici disseminati nel calendario. Per esempio, la strega di Belalp è commemorata con una gara di sci annuale in cui chi partecipa si lancia lungo la pista indossando un costume da strega. Ci sono anche molte tradizioni rumorose il cui scopo è scacciare gli spiriti dell’inverno, come quella dei Silvesterchläuse in Appenzello.
A Interlaken, invece, per celebrare la vittoria della luce sulle tenebre si assiste alla processione degli Harder-Potschete, creature mostruose che danno fastidio agli spettatori e sanno infondere paura negli animi più sensibili. A Zurigo, ogni aprile, viene dato fuoco a un pupazzo, il Böögg, durante una cerimonia. A dipendenza di quanto tempo la testa farcita di petardi del Böögg impiega prima di esplodere si potrà capire se l’estate sarà torrida o piovosa.
Altri sviluppi
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Le leggende restano vive a teatro, al cinema e in televisione. Il film Sennentuntschi (2010) di Michael Steiner, ad esempio, ripercorre l’omonima e decisamente macabra leggenda.
Nel 1940, Hollywood ha prodotto un cartone animato intitolato Popeye meets William Tell (Braccio di ferro incontra Guglielmo Tell), in cui il marinaio, invece di una mela, si ritrova in testa una lattina di spinaci.
La Svizzera è sempre stata affascinata dalle creature in cui si teme di incappare nella notte e, quando sono andata a visitare la mostra, ho visto bambini e bambine completamente ipnotizzati dalle storie che stavano ascoltando. Forse il ruolo educativo delle leggende è andato scemando, ma la loro sopravvivenza sembra essere garantita.
Traduzione: Zeno Zoccatelli
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