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Lo svizzero Émile Gilliéron, iconografo dei primi Giochi olimpici

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Al museo del Louvre di Parigi, il pubblico può scoprire l’opera di Émile Gilliéron attraverso, anche, una serie di targhe e medaglioni. Keystone

L’artista svizzero Émile Gilliéron concepì il manifesto dei Giochi olimpici di Atene del 1896, creò dei trofei e disegnò dei francobolli commemorativi. Il museo del Louvre gli rende omaggio a margine delle Olimpiadi che si svolgono quest’estate a Parigi.

La copertina dell’album commemorativo dei primi Giochi olimpici moderni, tenutisi ad Atene nel 1896, mostra una figura femminile con in mano una corona d’ulivo selvatico e dei rami di mirto, ricompensa per i vincitori (le donne non poterono gareggiare in questa prima edizione, ndt.). Fino a poco tempo fa, non si conosceva l’identità dell’autore di questa immagine, considerata il primo manifesto olimpico. Ma delle ricerche della Scuola francese di Atene hanno permesso, nel 2018, di dare un nome all’illustratore: Émile Gilliéron.

Lo svizzero era un grande conoscitore dell’Antichità e lo si capisce dai riferimenti che si trovano nel manifesto, in cui si scorge l’Acropoli ateniese, Ercole bambino in primo piano (secondo uno dei miti più diffusi, fu il semidio a concepire i Giochi) e, in alto, dei bambini atleti, copiati da un rilievo di un sarcofago della Roma antica.

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Copertina dell’album commemorativo delle Olimpiadi di Atene del 1896. C.SASSI /CIO/Copyrighted IOC

Gilliéron non era solo illustratore, disegnatore, scultore, divulgatore. Era anche un esteta e, nel suo ambito, un inventore. Questi primi Giochi olimpici gli danno l’opportunità di praticare in grande la sua arte.

Nato a Villeneuve, nel Canton Vaud, nel 1850, frequenta il ginnasio a Neuveville, nel Giura bernese, e poi studia arte a Basilea, Monaco e Parigi. Arrivato ad Atene nel 1876, insegna pittura ai figli di re Giorgio I.

Il giovane Stato greco è allora nel pieno dei tumulti nazionalisti e archeologici. Si scava ovunque per resuscitare il glorioso passato dell’Antichità. Gilliéron partecipa, lavorando nei cantieri dell’Acropoli e del monte Athos e affina quello che diventerà il suo mestiere: la riproduzione di opere antiche. I suoi acquarelli dei bassorilievi, che vende a grandi musei come il Metropolitan di New York, lo portano alla celebrità.

Calcio o lancio del disco?

Nello stesso periodo, a Parigi, si elaborano le idee dell’olimpismo moderno. Segretario generale del neonato Comitato olimpico internazionale (CIO), il barone Pierre de Coubertin sogna dei nuovi Giochi. Perché non organizzarli in Grecia, Paese con un’aura di democrazia e culla della tradizione olimpica? Buona idea, ma il barone non vuole che gli sport siano quelli dell’Antichità, ma piuttosto il ciclismo, le gare di mongolfiere, il calcio, etc.

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Un suo amico, il linguista Michel Bréal, è più romantico. Da Glion, nel Canton Vaud, dove soggiorna nel settembre 1894, scrive a de Coubertin: “Poiché andrà ad Atene, provi a capire se si potrà organizzare una corsa tra Maratona e Pnice. Avrebbe un sapore antico. Se sapessimo il tempo che il guerriero greco ha impiegato per percorrere questa distanza, potremmo stabilire il record da battere. Reclamo da parte mia il diritto di offrire la ‘Coppa di Maratona’”. Bréal, 62enne all’epoca, non ha mai visto la Grecia e non pratica la corsa. Ma ha appena inventato la maratona.

Coppe, vasi e francobolli

Per i Giochi servono anche coppe, trofei, medaglie, e Gilliéron dà sfogo al suo talento di copista, ma anche alla sua debordante immaginazione. Produce coppe, vasi e francobolli per commemorare l’evento. “L’edizione di francobolli del 1896 permette di finanziare i Giochi. Erano i soli disponibili all’epoca in Grecia”, precisa Alexandre Farnoux, commissario dell’esposizione in corso al Louvre.

In Grecia, de Coubertin convince solo a metà. Per la popolazione, gli sport antichi devono avere spazio nei Giochi. Ma come lanciare il disco? Si comincia con l’osservare da vicino il famoso “Discobolo” di Mirone, scultore ateniese del V secolo a.C. e con l’immaginare la scultura in movimento. Con la tecnica della cronofotografia, antenata del cinematografo, si scompongono i gesti dell’atleta. Senza grande successo. Il lancio greco non raggiunge i 20 metri, mentre con il metodo statunitense si superano i 50.

La stoffa del mercante

Ciò non impedisce a Gilliéron di fare del Discobolo uno dei suoi francobolli più venduti. In questi anni Novanta del XIX secolo, lo svizzero è ormai ben radicato ad Atene, dove possiede una magnifica casa di fronte alla Cattedrale di San Dionigi. “Aveva tre carriere, anche se presto il figlio l’avrebbe aiutato”, precisa Christina Mitsopoulou, responsabile del Progetto Gilliéron alla Scuola francese di Atene e commissaria dell’esposizione del Louvre.  

coppia in vecchia foto
Emile Gilliéron et la moglie Joséphine Zoecchi ad Atene nel 1915. © Famiglia Gilliéron, Atene

Gilliéron dirige l’atelier dei calchi del Museo archeologico nazionale. Grazie alla sua società vende, a livello internazionale, calchi e riproduzioni di grande qualità. Infine, produce e vende dipinti. “Ogni tanto, queste attività gli creano qualche grattacapo, ad esempio quando le autorità greche si sorprendono della diffusione delle riproduzioni di opere non ancora presentate al pubblico”, racconta Mitsopoulou, secondo cui lo svizzero “aveva la stoffa del mercante”. Nel 1906, riprende le attività olimpiche per i Giochi intermedi di Atene, riscuotendo sempre un gran successo.

Gilliéron si stacca ogni tanto dalla realtà archeologica per avventurarsi nell’ambito della pura invenzione artistica. Non è un problema per i Giochi olimpici, in cui l’immagine della Grecia è reinventata senza freni, ma lo è altrove. Durante degli scavi dell’archeologo britannico Arthur Evans a Cnosso, sull’isola di Creta, nel 1905, Gilliéron padre e figlio riproducono un Principe dei gigli che deve più alla loro immaginazione – o ai desideri di mister Evans – che alla realtà. “Le distinzioni che si fanno oggi tra riproduzioni fedeli, imitazioni o interpretazioni erano meno precise all’epoca”, riassume Mitsopoulou.

Perché Émile Gilliéron, tanto rinomato all’epoca, perlomeno tra chi si appassionava alla Grecia, è stato dimenticato? “I grandi archeologi, come Evans o il tedesco Heinrich Schliemann, non citavano i propri collaboratori, il che infastidiva Gilliéron, cosciente della qualità del suo lavoro”, indica la commissaria.

Ma la riscoperta della sua opera procede a grandi passi. Dopo il Louvre, Mitsopoulou ha intenzione di organizzare un’esposizione in Svizzera, Paese natale di Gilliéron, morto esattamente 100 anni fa, nel 1924.

L’esposizione “L’Olympisme, une invention moderne, un héritage antique” sarà in corso al Museo del LouvreCollegamento esterno di Parigi fino al 16 settembre 2024.

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Traduzione: Zeno Zoccatelli

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