Quando la monarchia francese era difesa da un… solettese

Lo svizzero Pierre-Victor de Besenval era al comando delle truppe reali durante gli eventi rivoluzionari del luglio 1789. Un'opera collettiva ripercorre il viaggio straordinario di quest'uomo dei Lumi.
“Besenval, accusato per il 14 luglio, dopotutto non aveva fatto altro che eseguire gli ordini del suo capo il ministro, gli ordini del re”, scrive il grande storico Jules Michelet (1798-1874) nella sua Storia della Rivoluzione francese. Chi è questo Pierre-Victor de BesenvalCollegamento esterno, accusato di aver represso i rivoluzionari nel luglio 1789, in particolare durante la presa della Bastiglia? Questo grande capo militare, che comanda le truppe del re Luigi XVI in tutta la regione di Parigi e ben oltre? È uno svizzero di 67 anni, cresciuto nel Canton Soletta.
Un libro appena pubblicato*, scritto da una dozzina di storici e storiche, mette in luce il percorso eccezionale di questo militare, che fu anche autore di racconti, memorialista e grande amante dell’arte.
Nella famiglia Besenval, originaria della Valle d’Aosta, ci si mette al servizio della Francia di padre in figlio, o quasi, dal 1653. “Tra i Besenval, come tra gli Erlach a Berna, i Salis nei Grigioni, i Bachmann a Glarona, gli Affry a Friburgo, il servizio alla Francia aumenta il prestigio della famiglia nel cantone”, osserva lo storico Alain-Jacques Tornare.
È l’epoca dell’Alleanza perpetua con la Francia, l’epoca in cui il servizio in Francia attira la metà dei mercenari svizzeri. “Anche ai semplici luogotenenti, quando tornano a casa con alle spalle l’esperienza nel reggimento, vengono offerti piccoli e affascinanti domini: per prendere il caso bernese, un baliaggio nel paese di Vaud, per esempio”, sottolinea Alain-Jacques Tornare. In breve, un sapiente sistema di alleanze che frutta molto ai cantoni e fornisce alla Francia delle truppe d’élite.
Cadetto nel reggimento svizzero a nove anni
Queste andate e ritorno tra il cantone e il regno di Francia funzionano abbastanza bene per i Besenval. Fino a Pierre-Victor. Suo nonno è scoltetto Collegamento esterno(primo magistrato) a Soletta. Con suo padre, colonnello delle Guardie Svizzere, parente attraverso la moglie polacca della regina di Francia, inizia lo sradicamento. Il padre porta il figlio a Parigi dove diventa cadetto nel reggimento paterno, all’età di nove anni.
La famiglia, rimasta a Soletta, è furibonda e fa di tutto per riportare il ragazzo in Svizzera. Lo zio vuole farne “un ufficiale svizzero che onori il suo nome perpetuandolo in patria, non un volontario o un polacco spaesato”.

Ma è troppo tardi. Pierre-Victor sarà francese e del resto non capisce una parola di tedesco. Alla corte di Versailles, dove frequenta assiduamente il ministro Choiseul, si fa rapidamente un nome. “Questo cortigiano, abituato ai piaceri della corte, non riuscirà mai davvero a inserirsi nel quadro del gioco politico del piccolo teatro solettese”, osserva lo storico Julien Grand. È, scrive Besenval, “molto disgustoso immischiarsi negli affari del nostro paese”.
Dopo la sconfitta francese nella guerra dei Sette anni (1756-63), Besenval diventa ispettore dei reggimenti svizzeri e si dedica a riformare i metodi di istruzione militare. Non esita a opporsi ai notabili elvetici, sostenitori di una semplice perpetuazione dinastica. “Avevo ripreso i reggimenti svizzeri malvestiti, senza emulazione, senza disciplina, ignoranti, occupati solo dei loro interessi, popolati da francesi. In soli tre anni, sono diventati un modello di comportamento e disciplina”, si vanta nelle sue Memorie.
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Accusato dai due campi
Quando sopraggiunge la Rivoluzione, il tenente colonnello Besenval è a capo delle truppe del re nella capitale e nei dintorni. Il 28 aprile 1789, prima delle “Giornate rivoluzionarie” a Parigi, la folla si scatena al Faubourg Saint-Antoine. Besenval segue le istruzioni e ordina ai suoi soldati svizzeri di sparare, di uccidere. A Versailles, la monarchia pensa che la rivolta sia arrivata al momento giusto per annullare i famosi Stati Generali che in seguito l’avrebbero rovesciata. Accade l’esatto contrario, la miccia della Rivoluzione si accende a Parigi.
Recluso in una Parigi in fiamme, Besenval adotta una posizione difensiva. Non c’è alcuna intenzione di affrontare il popolo. In seguito, gli storici conservatori lo accuseranno di non essere riuscito a difendere la capitale. “Besenval aveva ricevuto l’ordine di evitare qualsiasi scontro”, lo giustifica Alain-Jacques Tornare. “Come svizzero, non vuole essere compromesso in una situazione complessa, quasi una guerra civile”.
D’altronde, a volte basta una scintilla. Si verifica il 14 luglio al mattino, quando Besenval invia 32 svizzeri del reggimento di Salis-Samade alla Bastiglia. Sparano sulla folla… La rivoluzione si scatena.
Salvato da Necker
Simbolo per i suoi nemici della sanguinosa repressione durante la Rivoluzione francese, Besenval accetta il consiglio del re: fuggire in Svizzera. Parte in incognito, travestito da guardia delle riserve di caccia reali. Ma il travestimento non è credibile e Besenval, come il re a Varennes due anni dopo, viene arrestato da cittadini sospettosi. Viene così riportato a Parigi, non nella sua affascinante dimora in rue de Grenelle, ma nella prigione di Châtelet.
I solettesi, che non serbano rancore, si mobilitano. Avvisano il ginevrino Necker, ministro molto popolare del re. Besenval è salvo.
Lo svizzero non fu solo un soldato, ma anche scrittore, botanico, collezionista, uomo di corte. Un libertino che avrà un figlio naturale, il visconte di Ségur, suo unico erede. In breve, un uomo dei Lumi. Il suo ritratto, realizzato pochi mesi prima della sua morte nel 1791 dal pittore Henri-Pierre Danloux, lo mostra piuttosto sorridente, appoggiato al suo camino, in mezzo alle sue collezioni. Sereno nonostante la Rivoluzione che infuria.

«Si può vedere un gentiluomo ancora con la parrucca, vestito alla vecchia maniera, fuori dal tempo», osserva Guillaume Poisson, che ha co-diretto l’opera collettiva. Suo figlio, ormai in rovina, fu costretto a vendere tutto nel 1795. La villa diventerà in seguito l’ambasciata svizzera a Parigi.
Cosa rimane della Svizzera, di Soletta, nel parigino Besenval? “Nelle sue memorie, descrive con grande libertà e derisione le usanze di corte, alle quali ha partecipato, osserva Guillaume Poisson. Egli prevede la fine dell’Ancien Régime, probabilmente grazie alla distanza che gli conferisce la sua posizione di straniero”.
Articolo a cura di Samuel Jaberg
Traduzione con l’aiuto di Deepl/mar
*”Pierre-Victor de Besenval, une vie au service de la France”, opera a cura di Andreas Affolter et Guillaume Poisson. Editore: Société d’histoire de la Suisse romande e Schloss Waldegg. In procinto di essere pubblicato alle edizioni Infolio: Louis-Auguste-Augustin d’Affry. Au service des relations franco-suisses, di Alain-Jacques Tornare.

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