Tesori afgani: fine dell’esilio svizzero
L'Unesco ha dato luce verde al rientro in Afghanistan dei beni culturali depositati al museo afgano di Bubendorf (Basilea). Le autorità di Kabul sono ormai in grado di proteggerli.
Alla fine degli anni Novanta, le autorità afgane avevano inviato gli oggetti in Svizzera per sottrarli alle insidie della guerra. I manufatti saranno rimpatriati entro la primavera del 2007.
Il «Museo dell’Afghanistan in esilio» di Bubendorf, nei pressi di Basilea, chiuderà i battenti in ottobre. Lo ha annunciato martedì il direttore dell’istituzione, Paul Bucherer.
L’Unesco – che fin dalla fondazione del museo nel 1999 era stata incaricata di occuparsi, al momento opportuno, del rientro in patria delle opere – ha infatti deciso che gli oggetti esposti possono essere riaffidati al governo di Kabul.
Sono state le stesse autorità afgane a chiedere che i reperti archeologici, le opere d’arte, i documenti e il restante materiale depositato a Bubendorf rientrassero in patria.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco) ha dato il suo benestare lunedì. L’Afghanistan sembra ormai essere in grado di proteggere adeguatamente il suo patrimonio culturale. Entro la primavera prossima, tutti gli oggetti esposti a Bubendorf dovrebbero essere rimpatriati.
Salvare – Conservare – Mostrare – Rimpatriare
Il museo è stato fondato con l’obiettivo di preservare i beni culturali afgani dalle minacce rappresentate dalla guerra e dai saccheggi. Sono stati gli stessi signori della guerra afgani – il regime dei Talebani, i capi dell’Alleanza del Nord e della valle del Panjshir – a chiedere a Paul Bucherer, direttore e, insieme alla moglie Veronika, fondatore dell’Istituto afgano di Bubendorf, di operare in questo senso.
L’Istituto afgano è nato verso la metà degli anni Settanta come centro studi sull’Afghanistan. La biblioteca dell’Istituto raccoglie innumerevoli pubblicazioni che provengono dal paese asiatico o che lo riguardano. Nel corso degli anni, l’Istituto si è impegnato anche come mediatore tra le parti in conflitto e nella ricostruzione del paese. È in questo contesto che gli afgani hanno proposto a Bucherer di portare al sicuro in Svizzera gli oggetti importanti per l’eredità culturale del paese.
L’Istituto è impegnato anche nei progetti di ricostruzione delle statue dei Buddha di Bamiyan, distrutte dagli estremisti islamici.
Dall’antichità ai nostri giorni
Nonostante le modeste dimensioni e gli orari di apertura ridotti (solo per qualche giorno al mese), il museo di Bubendorf è uno scrigno importante per la storia culturale dell’Afghanistan.
Ora torneranno in patria oggetti come la bocca di fontana che rappresenta – probabilmente – Peritas, il cane di Alessandro Magno. Crogiolo di popoli e civilizzazioni, l’Afghanistan può vantare anche reperti di fattura ellenica.
Tra gli oggetti più antichi che hanno trovato rifugio in Svizzera, ci sono dei piccoli Buddha in pietra e stucco che testimoniano influenze indiane, cinesi e giapponesi.
Da un punto di vista storico, è importante il bastone–scettro di Abdur Rahman Khan, fondatore, alla fine del XIX secolo, dell’Afghanistan moderno.
Non mancano poi gli oggetti legati alla vita quotidiana, come le pipe ad acqua, i gioielli, le monete, i tessuti e gli abiti o, ancora, una bella collezione di scritti, miniature e fotografie antiche.
swissinfo
Da sempre, l’Afghanistan è un luogo d’incontro di diverse civilizzazioni.
Il suo patrimonio culturale è unico. Testimonia di una storia marcata, tra l’altro, dalla Persia, dalla Grecia di Alessandro Magno, dal buddismo, dall’induismo e dall’islam.
Buona parte del patrimonio culturale afgano è andato perduto nel corso dei lunghi anni di conflitto armato. Alcune opere – come i Buddha di Bamiyan – sono state distrutte deliberatamente.
Dopo la caduta del regime dei Talebani, le autorità di Kabul hanno affidato all’Unesco la coordinazione, a livello internazionale, delle attività per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale afgano.
Tra le priorità ci sono il recupero del museo di Kabul e il rientro in patria dei beni culturali afgani.
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