Troppe chiese per Gesù Bambino
Meno fedeli, meno preti e pastori, meno soldi: molti edifici sacri sono vuoti. A San Gallo, la comunità evangelica ha deciso di mettere in vendita una chiesa.
Il fenomeno delle chiese trasformate in teatro, museo, galleria o altro sta diventando una realtà anche in Svizzera.
A metà ottobre, un’inserzione alquanto curiosa ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica svizzera: «Vendesi chiesa storica». L’oggetto in questione è la chiesa evangelica di San Leonardo, costruita in stile neogotico alla fine dell’Ottocento, quando la città di San Gallo, con i suoi pizzi e i suoi ricami, si trovava in pieno boom economico.
Un simbolo di benessere, dunque, e un omaggio a Dio con una torre campanaria che s’innalza in segno di ringraziamento. Ma col tempo, oltre alla situazione economica, è mutata anche la situazione religiosa della Svizzera. Nel corso degli ultimi trent’anni, il numero di fedeli che ha abbandonato le due principali chiese del paese, quella cattolica e quella evangelica, si è decuplicato.
Chiesa mia quanto mi costi
Molti degli edifici sacri costruiti in passato sono oggi superflui. «Nel centro di San Gallo ci sono sei chiese» spiega Karl Gabler, presidente della comunità evangelica che ha messo in vendita l’edificio neogotico. «Ormai da anni, non celebriamo più il culto in quella di San Leonardo».
In effetti, la chiesa viene usata per iniziative culturali e umanitarie da un’associazione indipendente. «Fra poco, però, saranno necessari degli investimenti importanti per il restauro dell’edificio», aggiunge Karl Gabler.
Solo per la facciata, i costi dovrebbero aggirarsi intorno ai 4,5 milioni di franchi. «Non ci sembra di poter chiedere alla comunità di spendere buona parte del suo capitale per riattare una chiesa che non usa più».
Cultura al posto dei culti
I banchi e le casse delle chiese svizzere non sono ancora vuoti al punto da rendere drammatica la situazione. La messa in vendita di San Leonardo potrebbe però segnare un primo passo in direzione dello sviluppo che si è avuto in Inghilterra e in Olanda, dove numerose chiese sono state trasformate in discoteche, uffici, supermercati o ristoranti. Come il “tempio” del gourmet che lo chef svizzero Anton Mosimann ha aperto in una ex chiesa presbiteriana di Londra, costruita nel 1830.
Ma a San Gallo non sono disposti a vendere a chiunque. La chiesa resta un luogo dal profondo simbolismo e Karl Gabler sottolinea che per la comunità «è importante l’uso che si farà dell’edificio: non dovrebbe essere qualcosa di totalmente estraneo ai principi della chiesa».
La comunità sangallese vedrebbe di buon occhio delle manifestazioni culturali. E “cultura” sembra essere la parola d’ordine anche negli altri casi di chiese adibite a funzioni diverse da quella originale, come il tempio ugonotto della Neuveville, trasformato in caffè teatro, ma ancora di proprietà della comunità, o la cappella Wesley di Berna. Quest’ultima è stata venduta dalla Chiesa metodista al fotografo Christoph Hoigné, che ne ha fatto un piccolo teatro (vedi rubrica: Altri sviluppi).
Un tema poco attuale per la Chiesa cattolica
Anche la Chiesa cattolica è confrontata con problemi finanziari, ma secondo Hans Ellenberger, portavoce del vescovo della diocesi di Basilea, «al momento non ci sono chiese vuote».
In ultima istanza, la decisione di sconsacrare una chiesa per abbatterla o destinarla ad altre attività spetta al vescovo e quello di Basilea «non ha ricevuto alcuna richiesta» che vada in questo senso. «Più che un problema di chiese in esubero e di finanze poco abbondanti, nella nostra diocesi c’è un problema di personale: mancano i preti e questo obbliga a raggruppare due o più parrocchie».
L’idea di vendere una chiesa non è però un tabù. «Se la destinazione della chiesa è accettabile, anche i cattolici possono pensare di cedere i loro edifici. Certo, per ora ci sembra improponibile l’idea di trasformare una chiesa in un ristorante, ma in futuro le cose potrebbero cambiare».
In ambito culturale, gli esempi di chiese cattoliche destinate ad altri usi non mancano. «Qualche anno fa, abbiamo spogliato degli arredi sacri una vecchia cappella di Soletta, la Josefkirche, e l’abbiamo ceduta ad una fondazione che ne ha fatto una galleria», racconta Ellenberger.
A metà Ottocento, a Boswil, si è costruita una nuova chiesa. Si è deciso però di non abbattere il vecchio edificio sacro. Nel corso del Novecento è diventato parte integrante di un centro culturale che organizza soprattutto corsi di formazione musicale. C’è poi il caso di Wohlenschwil, dove la vecchia chiesetta è stata trasformata in Museo contadino.
Città e campagna
I fedeli sono pochi e qualche chiesa è di troppo? La decisione sul da farsi non è condizionata solo da fattori economici, ma anche dal valore storico e artistico degli edifici. La chiesa messa in vendita a San Gallo e il tempio di La Neuveville, ad esempio, sono stati registrati nella lista del patrimonio nazionale e la loro struttura architettonica non può subire delle modifiche di rilievo. Un dato di fatto che limita il raggio d’azione dei proprietari.
La situazione in Svizzera – è importante ripeterlo – non è grave. «Il caso di La Neuveville, che ha due chiese protestanti per 3’500 abitanti», commenta il pastore Devaux, «è un’eccezione. La maggior parte dei villaggi ha una sola chiesa, quando ne ha una. Certo, il problema si porrà nelle città, dove gli edifici sacri sono più numerosi».
Un’osservazione condivisa dal portavoce della diocesi di Basilea. «In campagna», constata Hans Ellenberger, «la gente ha un rapporto più forte con la sua chiesa e difficilmente accetterà che venga usata per scopi non religiosi. Spesso la chiesa è al centro del villaggio, la gente la vede come simbolo, fa parte della storia, della società, del senso d’appartenenza ad una comunità. In città questi aspetti vanno in parte persi».
swissinfo, Doris Lucini
Il 41,8% della popolazione svizzera è di religione cattolica (censimento 2000, nel 1990 la percentuale era del 46,2%)
Il 35,3% fa riferimento alle Chiese evangeliche (1990: 40,7%)
L’11,4% dichiara di non appartenere a nessuna chiesa (1990: 7,4%)
Il 4,3% non dà nessuna indicazione (1990: 1,5%)
Il 4,3% è di religione islamica (1990: 2,2%)
La Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica sono riconosciute ufficialmente. Le cosiddette «tasse di culto» vengono prelevate congiuntamente alle tasse dovute allo stato. Quest’ultimo le versa poi alle rispettive Chiese.
Solo i cantoni di Ginevra e Neuchâtel non prelevano più le tasse di culto automaticamente, vale a dire in base all’appartenenza all’una o all’altra Chiesa, ma chiedono esplicitamente ai cittadini se vogliono versare un importo ad una Chiesa.
Secolarizzazione e pressione fiscale portano sempre più persone ad abbandonare la Chiesa. Le infrastrutture, come nel caso della chiesa messa in vendita a San Gallo, si rilevano un peso difficile da sostenere.
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