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Svizzera: vendute armi per 740 milioni nel 2021

Flessione della vendita di armi prodotte in Svizzera nel 2021. KEYSTONE/ALEXANDRA WEY sda-ats

(Keystone-ATS) L’anno scorso, con l’approvazione della Confederazione, le imprese svizzere hanno esportato materiale bellico per un valore di 740 milioni di franchi in 67 paesi. Rispetto al 2020, anno record, si tratta di una flessione di circa il 18%.

Il valore delle esportazioni nel 2021 corrisponde a una quota dello 0,2% del totale delle esportazioni di merci dell’economia svizzera, come indicano le statistiche presentate oggi ai media dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco).

I due principali clienti dell’industria elvetica, al pari del 2020, sono stati la Germania (123 milioni) e la Danimarca (96 milioni). Seguono, nell’ordine, gli Stati Uniti (90 milioni), la Romania (87 milioni) e il Botswana (64 milioni).

Il 65% delle esportazioni ha preso la strada dell’Europa. Le esportazioni verso l’Asia hanno rappresentato l’11%. L’Africa ha assorbito il 10% delle esportazioni. Il 13% dell’export è andato nelle Americhe e l’1% in Australia. Tra i prodotti maggiormente richiesti figurano veicoli blindati (40%) e munizioni (25%).

In Medio Oriente, è stato spedito materiale per un valore di 51 milioni all’Arabia Saudita, paese coinvolto nello Yemen in una guerra sanguinosa. Anche gli Emirati Arabi Uniti, che partecipano alle ostilità accanto ai Sauditi, hanno acquistato materiale da aziende elvetiche per circa 6 milioni.

Secondo le statistiche, le esportazioni di beni militari speciali sono aumentate. Tra questi beni figurano telemetri, attrezzature per la visione notturna, attrezzature per la registrazione di immagini termiche e attrezzature protettive. Il valore totale di queste esportazioni è stato di 58 milioni nell’anno sotto esame, rispetto ai 45 milioni del 2020.

Anche le esportazioni di armi leggere e di piccolo calibro sono state significativamente più elevate nel 2021. La Confederazione ha registrato esportazioni di 47.282 pezzi l’anno scorso, rispetto ai 35.469 dell’anno precedente. I principali clienti erano commercianti di armi stranieri e aziende industriali.

Nel 2021, la Confederazione ha respinto solo tre delle oltre 2500 richieste di esportazione, mentre un centinaio di altre domande sono state sottoposte a chiarimenti più approfonditi.

In 32 casi, gli esportatori hanno chiesto se un’autorizzazione poteva essere concessa per un acquirente residente in un paese specifico. Secondo la Seco, in nove casi la riposta è stata negativa. I motivi? Il paese di destinazione era coinvolto in un conflitto o sussisteva la minaccia di violazioni sistematiche e gravi dei diritti umani.

Secondo il Gruppo per una Svizzera senza esercito (Gsoa), è problematico che tra gli Stati beneficiari delle armi svizzere ci siano comunque Stati in guerra con una situazione dei diritti umani molto problematica. A loro avviso, esportando materiale bellico in determinati paesi la Svizzera si rende complice di gravi violazioni dei diritti umani.

L’anno scorso, il parlamento ha approvato un controprogetto all’iniziativa popolare contro l’esportazione di armi verso paesi coinvolti in una guerra civile (iniziativa correttiva). In futuro, sarà vietato esportare materiale bellico verso paesi che violano sistematicamente e gravemente i diritti umani. I criteri di approvazione per l’export di armi sono ora ancorati nella legge. Il Consiglio federale non potrà più approvare di propria iniziativa l’export di armi.

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