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TF: servizi segreti e sorveglianza via cavo, TAF valuti abusi

Il TAF dovrà esaminare se la sorveglianza sei servizi segreti violi i diritti fondamentali KEYSTONE/EPA/JULIAN STRATENSCHULTE sda-ats

(Keystone-ATS) Il Tribunale amministrativo federale (TAF) dovrà verificare se l’esplorazione dei segnali via cavo da parte del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) violi o meno i diritti fondamentali di sette querelanti.

Assieme all’associazione Digitale Gesellschaft (Società Digitale), questi avevano chiesto, senza successo, che il SIC cessasse le sue ricognizioni.

Nel 2019 il TAF non era entrato nel merito di un loro ricorso. In una sentenza pubblicata oggi, il Tribunale federale (TF) ribalta la decisione, rinviando l’esame del caso proprio al TAF. È lui che deve stabilire quali siano le conseguenze giuridiche se viene constatata una violazione dei diritti fondamentali, sostengono i giudici di Mon Repos.

In particolare, la corte di grado inferiore dovrà valutare se l’attuale sistema di ricognizione radio e via cavo offra una protezione adeguata ed efficace contro gli abusi. Secondo il TF non va considerata solo la base giuridica, ma anche la prassi esecutiva e l’efficacia dei meccanismi di vigilanza previsti. Se necessario, vanno anche consultati i rapporti degli organi di controllo.

Nella sua decisione, il TF fa riferimento alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), che sottolinea l’importanza centrale della protezione giuridica di ogni Paese nel controllo dei sistemi di sorveglianza usati dai servizi segreti. Questi devono poter essere esaminati almeno da un organismo indipendente.

Nella sua decisione di non entrata in materia, il TAF aveva sostenuto che i querelanti avrebbero potuto far capo alla legge sulla protezione dei dati per richiedere l’accesso alle informazioni raccolte su di loro. Secondo il TF, questo approccio non è applicabile.

La ricognizione radio e via cavo è segreta e chi ne è interessato non ne viene informato nemmeno a cose avvenute. Se qualcuno richiede informazioni sulla base della legge sulla protezione dei dati, può far valere un interesse prioritario alla confidenzialità dei dati che lo riguardano. Per consultare i dati, ammesso che vi abbiano accesso, comunque gli interessati dovrebbero attendere fino alla fine del periodo di conservazione, che in alcuni casi può richiedere diversi decenni.

Nella sua decisione, il TF sottolinea che non è la legge relativa alla ricognizione radio e via cavo che deve essere esaminata dal TAF, ma il sistema in quanto tale. Il TF solleva inoltre la possibilità che solo la cessazione di questo tipo di sorveglianza costituisca una protezione efficace dei diritti fondamentali.

In una nota odierna, l’associazione Società Digitale prende atto con particolare soddisfazione di questo aspetto della sentenza del TF. L’organizzazione si batte per le libertà civili nel mondo digitale.

Un ricorso contro la sorveglianza di massa mediante la conservazione dei dati è pendente dinanzi alla CEDU.

(Sentenza 1C_377/2019 dell’1.12.2020)

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