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Norvegia: indigeni Sami sospendono proteste dopo scuse premier

Gli attivisti Sami hanno protestato a Oslo per oltre una settimana. Nella foto, sullo sfondo, il palazzo reale. Keystone/EPA NTB/ALF SIMENSEN sda-ats

(Keystone-ATS) I giovani attivisti Sami, che per oltre una settimana hanno protestato e bloccato l’ingresso a diverse palazzine del governo a Oslo, sostenuti dagli ambientalisti, hanno deciso di sospendere le proteste.

Ciò dopo che il governo norvegese si è scusato con il popolo indigeno Sami e in particolare le comunità di allevatori di renne nella zona di Fossen, nel nord-ovest della Norvegia, dove sorge un conteso parco eolico.

“Non ci aspettavamo così tanto supporto, ma adesso la gente si accorge di cosa sta facendo lo Stato norvegese”, ha detto all’ANSA Beaska Niilas, attivista per diritti umani e capogruppo nel parlamento Sami norvegese che si è recato a Oslo per partecipare nella settimana di protesta.

Niilas si è detto molto grato per la partecipazione alla protesta della giovane ambientalista svedese Greta Thunberg che ha dato visibilità mediatica internazionale alla protesta indigena. “Ci ha portato molte attenzione e ne avevamo bisogno. Siamo molto grati che sia venuta”, ha sottolineato.

Ieri si è tenuto un grande evento conclusivo davanti al parlamento a Oslo in cui hanno partecipato anche molti norvegesi non-Sami che hanno voluto mostrare il loro supporto al popolo indigeno. “Era un’atmosfera magica”, ha raccontato Beaska Niilas.

“Migliaia di persone sono venute per mostrare solidarietà. Dopo ci siamo spostati al castello reale e ci siamo seduti lì per ricordare al governo che non ci siamo arresi ma li guardiamo da vicino. Ora ci aspettiamo che mettano un fine alla violazione dei diritti umani in Norvegia”, ha aggiunto.

La protesta dei giovani Sami è riuscita a raggiungere lo storico traguardo di ricevere una scusa ufficiale da parte del premier norvegese Jonas Gahr Støre. Ora ci si aspetta un dialogo più intenso tra il governo e i Sami per risolvere la questione del parco eolico a Fossen, dichiarata “in violazione dei diritti umani” dalla Corte suprema norvegese nel 2021.

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