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Pil svizzero scende ma non crolla

A tirare è stata soprattutto l'industria. KEYSTONE/CHRISTIAN BEUTLER sda-ats

(Keystone-ATS) L’economia svizzera è stata sensibilmente toccata nel primo trimestre dall’inasprimento della misure anti-pandemia, ma non ha subito un crollo: il prodotto interno lordo (Pil) è sceso dello 0,5% rispetto agli ultimi tre mesi del 2020.

Ad arretrare nettamente sono stati i consumi privati, mentre l’industria ha registrato un forte sviluppo, spiega la Segreteria di Stato dell’economia (Seco), che ha oggi pubblicato le prime stime in materia. “Non si è verificato un crollo congiunturale paragonabile a quello della primavera del 2020”, commentano i funzionari bernesi.

Allora (secondo trimestre 2020) il calo era stato del 6,8%, cui aveva fatto seguito un rimbalzo nella terza parte dell’anno (+7,2%) e una stagnazione nel quarto trimestre (+0,1%). Complessivamente il 2020 si era chiuso con una contrazione del 2,9%, la più marcata dal 1975 (anno segnato dalle conseguenze della crisi petrolifera), ma inferiore da quella subita da numerose altre nazioni.

Tornando all’attualità, il dato complessivo del primo trimestre 2021 nasconde però realtà assai disparate. Il settore alberghiero e della ristorazione ha registrato una contrazione del -30,4%, sulla scia delle chiusure degli esercizi pubblici e della scarsità di turisti internazionali. Anche il comparto arte, intrattenimento e attività del tempo libero segna uno scarto trimestrale molto negativo (-5,1%), sulla scia dei provvedimenti anti-Covid. Nel ramo socio-sanitario (-3,0%) ha invece pesato il rinvio degli interventi programmati. In linea con la minore mobilità della popolazione pure il settore dei trasporti e delle comunicazioni ha mostrato un andamento in rosso (-0,9%).

Di conseguenza i consumi privati hanno subito una netta contrazione (-3,3%): è crollata la spesa per la ristorazione e le attività del tempo libero, ma in compenso è aumentata la domanda di generi alimentari e di altri beni, come i dispositivi elettronici. Il commercio al dettaglio è dunque rimasto relativamente stabile (-1,4%) nonostante le chiusure temporanee. Nel complesso, il settore del commercio ha però registrato un calo pronunciato (-4,8%) a causa delle forti flessioni nel comparto all’ingrosso.

Solo alcuni rami del terziario sono risultati in espansione: si tratta in particolare dei servizi finanziari (+2,6%) e della pubblica amministrazione (+0,7%). Tirando le somme si registra comunque un netto calo del valore aggiunto nel terziario e anche le esportazioni di servizi sono diminuite (-5,2%). Durante la prima ondata, nella primavera del 2020, le perdite erano però state decisamente maggiori.

Passando al ramo secondario, l’edilizia ha rallentato (-0,5%), in linea con la stagnazione degli investimenti nel settore (+0,1%). Gli investimenti in beni di equipaggiamento hanno subito una lieve flessione (-0,4%) dopo due trimestri positivi. Spinta dal forte calo dei consumi privati, nel complesso la domanda finale interna è diminuita in modo significativo (-1,8%), rallentando anche lo sviluppo delle importazioni (-0,1%). I consumi pubblici sono stati l’unica componente della domanda a segnare un andamento positivo (+1,2%).

L’industria vanta per contro un’evoluzione trimestrale molto positiva: sia la creazione di valore che le esportazioni hanno superato il livello pre-crisi. A differenza della primavera 2020, nell’autunno/inverno 2020-21 le catene di approvvigionamento internazionali non si sono di fatto mai interrotte. Sostenuto dal forte aumento della domanda da parte di importanti partner commerciali come gli Stati Uniti e la Cina, il settore manifatturiero è cresciuto più dinamicamente nel primo trimestre (+4,9%) rispetto agli ultimi tre mesi del 2020. A questo risultato hanno contribuito sia il settore chimico-farmaceutico che gli altri rami più sensibili alle variazioni congiunturali. Di conseguenza è proseguita la ripresa di varie categorie dell’export, comprese quelle di orologi e strumenti di precisione, nonché di macchinari e metalli. Il settore industriale ha quindi svolto un ruolo chiave nel limitare il calo del Pil, osservano gli economisti della Seco.

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