Zurigo: gli inquilini costruiscono il proprio loft condiviso
(Keystone-ATS) Inquilini che costruiscono le proprie “torri abitative” all’interno di loft messi a disposizione da una cooperativa d’abitazione. È la nuova forma di abitazione sperimentata nella Zollhaus di Zurigo, un nuovo complesso a ridosso della stazione.
Il nuovo edificio che si affaccia sulla Langstrasse è stato realizzato dalla cooperativa Kalkbreite, che ha già realizzato nel 2014 l’omonimo complesso con 97 appartamenti, numerosi spazi condivisi, cinema e negozi.
Anche il complesso Zollhaus, che comprende in tutto tre nuovi edifici con 56 appartamenti, è stato progettato per ottenere un mix fra abitazioni con spazi condivisi, spazi commerciali e cultura. Prerogativa di entrambi i progetti è la rinuncia all’automobile: niente autorimesse dunque, ma ampi spazi riservati alle biciclette.
Un esperimento nato dall’uso di spazi dismessi
L’edificio in cui si stanno sperimentando le “torri abitative”, soprannominato “zurwolke” (nella nuvola), è ancora in fase di allestimento. I nuovi inquilini hanno preso in consegna all’inizio dell’anno quattro padiglioni di diverse dimensioni, tutti ancora vuoti e con il soffitto a 4 metri d’altezza, all’interno dei quali stanno ora completando le rispettive unità abitative.
“La tipologia dei loft condivisi (“Hallenwohnen”) è una nuova forma abitativa nata dall’uso temporaneo di spazi commerciali dismessi”, si legge sul sito della cooperativa d’abitazione. Si tratta di un “esperimento” che non a caso ha riunito anche persone che in passato hanno fatto la medesima esperienza all’interno di ex fabbriche occupate.
L’edificio “nella nuvola” assomiglia ancora a un cantiere. Nel cortile si sente il rumore dei saldatori, all’interno dei martelli e dei trapani. I padiglioni – e a maggior ragione la terrazza sul tetto – offrono una vista imprendibile su gran parte della città. Dall’altra parte dei binari è ben visibile il mega-complesso “Europaallee”, realizzato sugli spazi dismessi delle FFS, che ospita tra l’altro gli uffici di Google.
Come una “comune” in formato XXL
Nove adulti e diversi bambini, più altre persone che vi allestiranno i propri atelier, si divideranno il padiglione più grande che misura 275 metri quadrati. L’altezza di 4 metri serve ad aumentare superficie disponibile, con i moduli abitativi a due piani realizzati dagli stessi inquilini. L’affitto per l’intero padiglione, progettato per ospitare da 12 a 24 persone, ammonta a 8800 franchi al mese.
Le torri abitative sono per così dire le stanze private dei residenti, costruite secondo i propri piani e con i materiali più diversi. Sono tutte munite di ruote, in modo da poter essere spostate in caso di necessità e garantire così la massima flessibilità. La cucina e i bagni sono invece preinstallati e saranno condivisi, come una buona parte dello spazio complessivo. Si tratta insomma di una sorta di “comune abitativa” in formato XXL.
Tra i futuri residenti ci sono Mätti Wüthrich ed Eva Maria Küpfer con i loro due figli. “Per me, questa è la continuazione logica della nostra storia”, dice Wüthrich, che ha alle spalle una ventina di anni di esperienze analoghe in spazi occupati, come l’ex fabbrica di vernici Labitzke, sgomberata dalla polizia nel 2014.
“La privacy è una questione di accordi tra di noi”
“Siamo venuti per restare, questa volta legalmente”, aggiunge Wüthrich, che considera “l’intero progetto non solo architettonicamente stimolante, ma anche sociale”. Il punto decisivo è che tutti possono formulare le proprie esigenze e che si possono trovare soluzioni condivise.
Mätti Wüthrich dice inoltre di non temere per la propria sfera privata. “La privacy non è solo una questione di spazio, ma anche di accordi tra di noi”. “Ti accorgi quando qualcuno vuole ritirarsi”, dice Eva Maria Küpfer. E certamente accadrà di tanto in tanto anche di trovarsi soli nell’enorme sala.
Stando a Wüthrich, vivere insieme in uno spazio progettato secondo i propri desideri dovrebbe ampliare la gamma di forme di vita e diventare col tempo normale come le comuni abitative un tempo considerate rivoluzionarie.
L’esperienza zurighese è la prima nel suo genere in Svizzera, ma progetti analoghi si stanno realizzando anche altrove. Per esempio a Berna, dove la cooperativa Warmbächli sta convertendo un vecchio magazzino in un loft condiviso. Anche in questo caso, gli inquilini riceveranno uno spazio praticamente vuoto che potranno riempire secondo i propri desideri.