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Un gesto simbolico per le sterilizzazioni forzate

Quante persone sono state vittima delle sterilizzazioni forzate? Keystone Archive

Le vittime delle sterilizzazioni forzate verranno indennizzate. Lo ha deciso la camera bassa del parlamento svizzero, contro il volere del governo. Il senato deve ancora esprimersi.

Riceveranno una somma di 5’000 franchi per torto morale, un importo nettamente inferiore al progetto iniziale.

Il Consiglio nazionale doveva esprimersi su due proposte: una legata al risarcimento delle vittime delle sterilizzazioni forzate, avvenute in passato, e una seconda destinata alla regolamentazione futura delle sterilizzazioni.

Nel primo caso la Camera bassa si è opposta alla linea del Consiglio federale. Il governo temeva infatti di creare un “pericoloso” precedente per altre vittime di “soprusi morali”.

Nel caso della regolamentazione delle sterilizzazioni il Consiglio nazionale ha invece seguito le indicazioni del governo. Il senato deve ancora esprimersi sulla questione.

“Sono contenta che sia stata approvata la nuova legge e che la sofferenza di tante persone sia stata riconosciuta”, dice a swissinfo Heidi Meyer, di “Insieme”, un’organizzazione di aiuto agli handicappati, madre di una ragazza menomata di 21 anni.

Il dibattito sugli indennizzi delle persone sterilizzate contro la loro volontà è comunque complesso, sia dal punto di vista etico, che giuridico. Ma è anche un dibattito con una forte connotazione emotiva.

Le rivelazioni svedesi

Il problema, che per decenni era stato un tema tabù nella società svizzera, è balzato alla ribalta della cronaca nel 1997.

Alcuni giornalisti svedesi avevano infatti rivelato che in Svezia fra il 1930 e il 1970 oltre 60’000 persone, per lo più donne, “asociali”, menomate o con problemi psichici, erano state sterilizzate contro la loro volontà e spesso senza esserne state messe al corrente.

Un’ondata di indignazione si è così abbattuta sulla Svizzera – dove la pratica delle sterilizzazioni forzate era in vigore fino al 1977 – suscitando un acceso dibattito anche a livello politico.

Nello stesso anno della pubblicazione degli articoli nella stampa svedese, l’allora consigliera nazionale dei Verdi, Margrith von Felten, ha presentato un’iniziativa parlamentare chiedendo che venissero poste le basi legali necessarie per indennizzare le vittime di queste sterilizzazioni.

Chi, quando e dove?

Nessuno sa esattamente quante furono le vittime di questa pratica disumana. Mancano dati attendibili: all’epoca non esisteva infatti l’obbligo legale di dichiarare questi interventi.

Attualmente numerosi progetti di ricerca sostenuti dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica si stanno occupando del tema. Statistiche mediche parlano comunque di migliaia di vittime.

Quello che è certo è che le sterilizzazioni forzate sono state praticate soprattutto nel periodo fra le due guerre mondiali.

Per Regina Wecker, professoressa di storia all’università di Basilea, autrice di numerosi studi sull’eugenica, l’indennizzo proposto dal Consiglio nazionale è “molto limitato”.

“Queste persone sono state trattate in modo ingiusto, la loro integrità fisica è stata violata e spesso non sono nemmeno state informate sull’intervento al quale erano state sottoposte”, spiega a swissinfo.

“Avrebbero dovuto ottenere un massimo di indennizzo”. Per Regina Wecker la decisione è un “passo indietro”.

La Svizzera e il suo passato eugenico

Fra il 1920 e il 1933 alla clinica ginecologica di Basilea vennero sterilizzate 960 donne in nome dell’“eugenia” o “eugenetica”, una dottrina medico-sociale, adottata soprattutto dai regimi nazi-fascisti.

Si trattava di una “cura scientifica della razza, della stirpe”. Secondo il suo ispiratore, Francis Galton, un cugino di Darwin, le caratteristiche fisiche e psichiche di un essere umano sono ereditarie.

Bisogna dunque fare di tutto per “conservare i migliori” e per raggiungere questo scopo è necessario impedire la procreazione a tutti coloro che non soddisfano questi criteri o che vengono considerati depravati dalla società: persone “sessualmente troppo attive”, omosessuali, vagabondi, handicappati, “degenerati”.

Hitler si basò su questi principi per dare il via al sistematico sterminio di esseri umani nel Terzo Reich.

Sotto l’influsso della teoria della razza, anche in Svizzera furono eseguite sterilizzazioni di natura eugenica su disabili mentali e psichici. Il centro dell’eugenica si trovava a Zurigo, soprattutto alla clinica psichiatrica Burghölzli.

All’inizio del 20esimo secolo il suo direttore, Auguste Forel, fu il padre fondatore del movimento eugenico e di “igiene razziale” in tutta l’Europa.

A Zurigo le vittime dell’eugenica si contano a migliaia, come conferma a swissinfo il professor Thomas Huonker, autore di numerose ricerche in materia.

Nel canton Vaud la legge sulla sterilizzazione del 1928 fu la prima di questo genere in Europa.

Anche oggi la discussione sulla diagnostica prenatale e sull’eutanasia mette in questione il diritto alla vita delle persone disabili dalla nascita.

La nuova legge sulla sterilizzazione

La problematica della sessualità delle persone handicappate oggi viene discussa apertamente e nessuno osa più negare loro il diritto di avere una propria sessualità.

“La questione più importante è ora quella della contraccezione”, dichiara a swissinfo Marty Kälin, portavoce della commissione giuridica, “visto che si presume che un handicappato non sia in grado di assumersi una responsabilità parentale.

Approvando la nuova legge sulle condizioni e la procedura che regolano la sterilizzazione, i deputati hanno voluto colmare un vuoto giuridico a livello federale.

Per il momento infatti solo tre cantoni dispongono di una simile legislazione.

Il Consiglio nazionale, la camera bassa del parlamento elvetico, ha deciso di portare da 16 a 18 anni l’età a partire dalla quale una sterilizzazione può essere autorizzata.

Queste disposizioni verranno inoltre applicate solo alle persone capaci di intendere e volere e che hanno dato il loro consenso per iscritto.

Le persone, con incapacità permanente di discernimento, non potranno essere sterilizzate, salvo eccezioni fissate dalla legge.

swissinfo

Le vittime delle sterilizzazioni forzate riceveranno 5’000 franchi
Fra il 1920 e il 1933 a Basilea sono state sterilizzate 960 donne
Fra il 1929 e il 1985 nel canton Vaud le vittime furono 180

Le prime sterilizzazioni forzate fanno la loro apparizione negli Stati Uniti, alla fine del 19esimo secolo.

Nel 1928, il canton Vaud è la prima regione d’Europa a dotarsi di una legge per la sterilizzazione di quelli che venivano chiamati i “tarati”.

Dalla fine del 19esimo secolo praticamente tutti i cantoni svizzeri hanno fatto ricorso a questa forma d’eugenica.

I criteri di selezione delle vittime variavano da regione a regione, ma colpivano soprattutto i più deboli.

In Svizzera la sterilizzazione forzata è stata praticata fino agli anni settanta.

Nell’ottobre del 1999 la consigliera nazionale Margrith von Felten presenta un’iniziativa parlamentare chiedendo l’istituzione delle basi legali necessarie per attribuire un’indennità alle vittime di queste sterilizzazioni.

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