Il voto elettronico via blockchain: Zugo fa da apripista alla Svizzera?
Successo e fiasco possono essere molto, molto vicini: mercoledì il Canton Ginevra ha annunciato di abbandonare il suo sistema di voto elettronico in uso in sette Cantoni. Venerdì le autorità e gli specialisti di informatica della Crypto Valley, con sede a Zugo, hanno comunicato che i test effettuati sul primo sistema di e-voting al mondo basato sulla tecnologia blockchain si sono conclusi con successo.
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Da un lato Ginevra, che dopo il 2019 congederà il sistema di voto elettronico, e dall’altro l’urna digitale ‘made in Zug’, che si affaccia all’orizzonte per permettere a tutti i cittadini l’esercizio democratico del loro diritto di voto, ovunque nel mondo.
+ La scelta di Ginevra è “un duro colpo alla reputazione del voto online”
La Crypto ValleyCollegamento esterno è la roccaforte high-tech della Svizzera. Si staglia sulla riva superiore del lago di Zugo e di primo acchito non entusiasma certo: la zona è dominata da edifici grigiastri che potrebbero benissimo ospitare anche studi dentistici o compagnie assicurative.
Eppure l’importanza di questo sito è innegabile. Innanzitutto per le innovazioni tecnologiche in ambito di criptaggio digitale, ma anche in vista del potenziale che le soluzioni messe a punto a Zugo rappresentano per la democrazia. I cervelli che le hanno ideate ne sono convinti.
In questo biotopo di 200 aziende attive nell’ambito della tecnologia emergente blockchain è infatti nato il primo sistema di e-voting al mondo basato su di essa.
In un progetto pilota lanciato la scorsa estate, 72 cittadini della città di Zugo hanno testato l’applicazione. Le ‘cavie’ hanno dapprima dovuto dotarsi di una nuova identità, vale a dire procurarsi un’ID digitale, prima di poter votare con un clic del mouse.
Il test è ora stato analizzato dall’Università di Lucerna e dalla ditta di blockchain LuxoftCollegamento esterno, entrambe parti del progetto. Il rapporto è motivo di orgoglio per Daniel Truttmann: “Un successo su tutta la linea”, riassume il responsabile del comparto IT della città di Zugo, che ha seguito i lavori per conto delle autorità cittadine.
Un nuovo approccio
La soluzione di Zugo non può ancora essere considerata una vera alternativa ai due sistemi concorrenti di e-voting utilizzati attualmente in Svizzera. Tuttavia non per le votazioni a livello federale, ma soltanto per gli scrutini in alcuni Cantoni. Le due soluzioni provengono dalla Posta e dal Canton Ginevra. Quest’ultimo ha però l’intenzione di abbandonare il suo sistema per “ragioni di costi”, come hanno ribadito le autorità ginevrine mercoledì.
Voci critiche come quella di Hernani Marques di Chaos Computer Club (CCCCollegamento esterno) sottolineano che i sistemi sarebbero estremamente esposti agli attacchi degli hacker. E questo, continua l’esperto, potrebbe compromettere la fiducia nella democrazia. I membri di CCC sono recentemente stati in grado di introdursi nel sistema ginevrino.
Ma torniamo a Zugo: quali sono le novità? La principale differenza tra la soluzione di blockchain ‘made in Zug’ e l‘e-voting convenzionale è che i dati non vengono memorizzati in una struttura centrale, come ad esempio l’amministrazione cittadina o una ditta esterna.
Si trovano invece su più server, disseminati ai quattro angoli della terra. “Questo evita la concentrazione di potere che viene a crearsi se solo una ristretta cerchia di amministratori ha accesso al sistema”, afferma Alexander Denzler, docente di tecnologia blockchain all’Università di Lucerna e responsabile scientifico del progetto di voto elettronico di Zugo. Visto che ogni server custodisce una copia identica di dati, anche dall’esterno risulterebbe pressoché impossibile manipolare una simile votazione, ribadisce Denzler.
Gioco di squadra tra politica, scienza ed economia
Questa prima mondiale nel campo del voto elettronico è stata resa possibile dall’Università di Lucerna. Il suo dipartimento di Informatica a Rotkreuz è situato all’estremità della Crypto Valley e fa da cerniera tra la politica e la startup di tecnologia blockchain.
Il tutto ha preso avvio con un lavoro di bachelor incentrato sul voto elettronico basato su blockchain. Il suo autore, uno studente di informatica che lavorava nell’amministrazione cittadina di Zugo, ha fornito la base su cui innestare il progetto pilota.
Per la fase di sviluppo il team di accademici ha potuto ricorrere ad un codice preesistente: Luxoft, ditta con sede a Zugo attiva nello sviluppo di software, aveva infatti già ideato una soluzione di voto basata su blockchain per l’assemblea generale di una società anonima. È quindi stato sufficiente rimettersi all’opera e perfezionarla, con la collaborazione della città e dell’università.
L’aspetto che ha dato il maggior filo da torcere è stata la tutela della segretezza del voto. Su blockchain non è possibile cancellare dati a posteriori. In altre parole: la tracciabilità del voto rimane per sempre.
“Dovevamo quindi trovare un modo per rendere non identificabili questi dati”, chiarisce Alexander Denzler. “Siamo riusciti nell’intento con una combinazione di svariati elementi di criptaggio”.
Tuttavia restava irrisolto un problema fondamentale: “Le codificazioni possono essere hackerate se attaccate da computer sufficientemente performanti”, avverte Alexander Denzler.
Da “molto sicuro” fino a…
Durante la votazione di quest’estate il muro di protezione ha retto. Prima di avviare il tentativo gli sviluppatori avevano piazzato un invito esplicito – “hack me if you can” – per testare il sistema e tutte le sue componenti alla ricerca di possibili falle. “Il test ha confermato che l’applicazione di e-voting è molto sicura”, riassume Alexander Denzler.
“Sono convinto che il voto elettronico è il nostro futuro”
Daniel Truttmann, responsabile IT di Zugo
…”troppo insicuro”
L’esperienza di Zugo cade a pennello per l’attuale, acceso dibattito sul voto elettronico. La ragione: il Consiglio federale ha presentato un piano ambizioso secondo il quale i Cantoni dovrebbero introdurre questa possibilità anche per le votazioni a livello nazionale, e in tempi relativamente brevi.
Ovviamente ci sono state anche reazioni di disapprovazione. Pure in parlamento. Molti deputati vogliono limitare il voto elettronico o addirittura vietarlo.
I più accaniti hanno annunciato il lancio di un’iniziativa popolare per bandire l’e-voting. La raccolta delle firme dovrebbe iniziare ad inizio 2019 . Il tenore del testo è il seguente: il voto elettronico è troppo insicuro.
Daniel Truttmann, responsabile IT della città di Zugo, è di un altro parere. “Sono convinto che il voto elettronico è il nostro futuro. La digitalizzazione permea da tempo la nostra vita quotidiana. Per garantire la sicurezza del voto elettronico bisogna assolutamente proseguire i lavori di ricerca e sviluppo e testare le applicazioni, anziché vietarle”.
“La conoscenza va condivisa”
La soluzione di Zugo presenta un‘ulteriore importante differenza rispetto alle due soluzioni esistenti: è ‘open source’, vale a dire aperta agli specialisti di IT ovunque nel mondo. I vari partner coinvolti, Zugo, il lab blockchain dell’Università di Lucerna e Luxoft intendono lanciare un link al codice sulle loro pagine Internet.
“Vogliamo che esperti di ogni dove possano accedere al codice per ottimizzarlo e migliorarlo”, spiega Alexander Denzler. Un’interazione che lo renderebbe migliore e più sicuro. La pubblicazione rispecchierebbe inoltre la sua opinione personale, corroborata anche dagli altri partecipanti: “La conoscenza non va racchiusa in un container e lanciata in mare, ma condivisa.”
Il voto elettronico di Zugo affiora anche nel mondo tangibile. Daniel Truttmann è intenzionato a presentare queste soluzioni in diverse conferenze. La città di Zugo si esprime in questi termini: “Abbiamo richieste e visite pressoché ogni settimana da delegazioni estere interessate non soltanto all’ecosistema della Crypto Valley, ma anche all’ID digitale basata su blockchain. Ad esempio di recente un gruppo del Kyrgyzstan, che sta prendendo in considerazione una soluzione per votazioni ed elezioni”.
Traduzione dal tedesco di Lorena Mombelli
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