Usa: l’orco di Cleveland alla sbarra
(Keystone-ATS) Ariel Castro, il “mostro” di Cleveland, è comparso oggi a tre giorni dalla liberazione delle sue vittime davanti alla Corte che gli ha letto i capi d’accusa.
Esperti hanno fatto sapere che non rischia la pena di morte. Tuttavia, la richiesta di 8 milioni di dollari per la cauzione ha fatto capire che i giudici vorranno andare con la mano pesante su questo caso che ha sconvolto l’America.
Intanto sono emersi nuovi dettagli su una lettera scritta da Castro datata 2004 in cui annunciava di volerla fare finita. La polizia ieri ha ufficialmente solo confermato il ritrovamento dello scritto nella casa degli orrori, ammettendo che esprimeva una volontà suicida. Ma i dettagli circa il suo contenuto sono emersi da quanto pubblicato da Scott Taylor, un cronista locale di 19 Action News che sostiene di averne letta una copia.
Una nota che letta oggi sembra quasi una confessione, scritta in un barlume di lucidità. “Veramente non so spiegarmi – scrisse Castro – perché ho continuato a cercare un’altra ragazza, quando ne avevo già due in possesso: sono un predatore sessuale che ha bisogno di aiuto. Se le ragazze sono rinchiuse a casa mia contro la loro volontà è perché hanno compiuto l’errore di accettare di salire su un auto di uno sconosciuto”. Quindi, tornando sul proposito di farla finita, scrive: “Intendo lasciare tutti i miei risparmi alle mie vittime”.
Nel frattempo, dal racconto delle ragazze filtrano altri particolari allucinanti della loro prigionia durata 10 anni. Un cugino di Gina DeJesus, che ha raccolto ieri le confidenze della ragazza, ha rivelato al New York Times che Castro si era segnato le date di ciascun sequestro sul calendario. E ogni anno festeggiava queste ricorrenze con una torta, quasi a celebrare quelli che per lui erano i compleanni della nuova vita delle sue schiave, fatta di segregazione, stupri e violenze, sia fisiche che psichiche.