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Vincente Minnelli, un americano a Locarno

Vincente Minnelli con la figlia Liza sul set del musical "Nina", titolo italiano di "A matter of time" cinetext.de

Il Festival del film di Locarno dedica un'ampia retrospettiva a Vincente Minnelli, considerato un maestro della commedia musicale e del melodramma. Un'occasione per riscoprire il regista americano, due volte premio Oscar per il miglior film con Un americano a Parigi e Gigi.

Dopo il tocco magico di Ernst Lubitsch, Olivier Père torna a rendere omaggio al cinema d’autore e porta a Locarno l’opera completa di Vincente Minnelli. Cresciuto in una famiglia di artisti circensi, in una Chicago di inizio Novecento, Minnelli ha debuttato come decoratore e regista di musical a Broadway, prima di sfondare a Hollywood grazie a un contratto con la famosa casa di produzione MGM. 

Il suo nome viene spesso associato alle commedie musicali come Un americano a Parigi o Spettacolo di varietà, nel quale Fred Astaire e Cyd Charisse si cimentano in una danza sublime, in un gioco di passi e sguardi sulle note di Dancing in the dark. Ma Minnelli ha lasciato un segno nella storia del cinema anche – o forse soprattutto – per la forza dei suoi melodrammi, da Qualcuno verrà a Tragico segreto.

«Vincente Minnelli ha saputo trattare il cinema come un’arte a tutto tondo», ci spiega Carlo Chatrian, responsabile della sezione retrospettiva. «È riuscito a creare uniformità tra le parti cantate e recitate, ad inserire, senza creare troppe fratture, il corpo musicale e la danza all’interno della trama narrativa e della struttura concettuale del film».

I suoi film sono ormai  considerati dei classici hollywoodiani, ma non hanno perso la loro matrice contemporanea. «I melodrammi girano attorno a tematiche universali come la famiglia o ad archetipi come il conflitto padre-figlio, singolo-collettività o la ricerca di un’identità sessuale», prosegue Chatrian. «A questo si aggiunge una grande raffinatezza nella costruzione della scenografia e nella capacità di farvi entrare i personaggi come accade nel film Il pirata, interpretato da Judy Garland e Gene Kelly. L’uso della scenografia è molto raffinato ma mai fine a sé stesso».

Giochi di luci e colori

Nel contesto di un’America post-bellica, Minnelli ha saputo dipingere un mondo più bello,  giocando con le luci, i colori e i contrasti, trasponendo la sua passione per la pittura nel cinema.  «Proprio per le loro qualità estetiche, i film di Minnelli sono stati considerati da alcuni critici come opere di confezione e non d’autore. Curiosamente anche Lubitsch era stato accusato di essere un regista di confezione anche se nessuno aveva mai messo in dubbio la sua statura di autore».

«Di fatto Minnelli  è uno dei registi che ha lavorato di più nel cinema contemporaneo sulla ricerca del colore, sulla capacità di usare il colore in termini espressivi», ricorda Chatrian. «In Qualcuno verrà colpisce l’abbinamento del rosso col verde, mentre nel film L’amica delle cinque e mezzo il regista usa tinte sparate, sature».

A volte il colore si trasforma in leitmotiv, come in Brama di vivere, un film che ripercorre la vita del pittore Vincent Van Gogh e la sua amicizia con Gauguin, interpretati magistralmente da Kirk Douglas e Anthony Quinn.

Tra sogno e realtà

Al di là di questa ricerca estetica, di questa raffinatezza formale, nei film di Minnelli permane l’esigenza di trasmettere un messaggio, di raccontare una storia. «La visione di un regista che si occupa solo dell’arte e dell’arte come fuga dalla realtà andrebbe un po’ rivista», spiega Chatrian.

«I suoi film hanno un nocciolo duro, a volte gioioso e a volte tragico, che ha una stretta correlazione con la società di quegli anni. Minnelli ha lavorato sul rapporto tra sogno e realtà, tra vita e finzione come pochi altri hanno saputo fare, come se nella finzione stessa si potesse ritrovare la vera vita». In questo senso, il dramma di Madame Bovary, il suo rifugiarsi in un mondo immaginario e la sua ricerca della bellezza, si iscrivono pienamente nella linea cinematografica di Minnelli.

A Locarno, il pubblico di cinefili e curiosi avrà la possibilità di (ri)scoprire i 34 film realizzati da Minnelli. Un regista forse un po’ dimenticato e troppo spesso «sottovalutato», come ha ricordato un Kirk Douglas commosso in un messaggio video trasmesso in Piazza Grande.

«Sapete, i registi erano tutti diversi», ha detto l’attore americano. «Vincente Minelli lo era ancora di più. Era timido, non si sentiva a suo agio in mezzo alla gente. Ma aveva molto talento. Eccelleva in tutti i generi».

Cercando Minnelli

Celebre per i suoi numerosi classici della commedia musicale, Vincente Minnelli (1903-1986) è considerato anche un maestro della commedia e del melodramma  Dopo un esordio come scenografo, Minelli si trasferisce a New York e viene incoronato principe del “Radio city music hall” a Broadway.

Sarà però l’incontro con Arthur Freed – l’uomo che ha rivoluzionato la commedia musicale  – a dare una svolta alla sua carriera, grazie a un contratto con la MGM. Due cuori in cielo (1943) e Incontriamoci a Saint. Louis (1944) inaugurano una lunga serie di capolavori, tra cui si ricordano in particolare Madame Bovary (1951), Spettacolo di varietà (1953), Brama di vivere (1954) e Qualcuno verrà (1958).

Ai suoi due film più noti, Un americano a Parigi (1951) e Gigi (1958) è andato l’Oscar per il miglior film; Gigi – vincitore di nove statuette, è valso a Minnelli l’Oscar per la miglior regia.

Vincente Minnelli ha diretto alcune tra le più grandi star di Hollywood: Judy Garland (sua attrice in quattro film, musa ispiratrice negli anni Quaranta e prima di tre mogli), Fred Astaire, Gene Kelly, Cyd Charisse, Katharine Hepburn, Spencer Tracy, Kirk Douglas, Frank Sinatra, Elizabeth Taylor.

In Nina ha diretto la figlia Liza avuta con Judy Garland. Anche Liza Minnelli, come il padre e la madre, ha vinto l’Oscar. È l’unico caso in cui tutti i membri di una famiglia hanno ricevuto la prestigiosa statuetta.

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