Nonostante le leggi, le molestie sessuali sul posto di lavoro restano frequenti
Molti paesi hanno adottato una legislazione contro le molestie sessuali sul posto di lavoro, ma gli scandali e le testimonianze dimostrano che gli abusi persistono. In Europa, sei donne su dieci hanno già sperimentato la violenza di genere nella loro carriera.
Gesti inappropriati, messaggi a sfondo sessuale, mobbing, abusi di potere… Lo scandaloCollegamento esterno scoppiato lo scorso autunno alla RTS (società del gruppo SSR a cui appartiene anche swissinfo.ch) e l’inchiesta in corso dimostrano che le molestie sessuali sul posto di lavoro sono ancora una realtà in Svizzera. Secondo uno studio del 2008, il 28% delle donne ha subito molestie sessuali almeno una volta durante la propria carriera professionale.
Ma da allora, l’affare Weinstein e il movimento #MeToo hanno incoraggiato le persone a parlare, e uno studioCollegamento esterno attualmente in corso potrebbe rivelare cifre molto più preoccupanti. Un bilancio è atteso per il 2021.
Nell’Unione europea (UE), il 55% delle donne ha già affrontato una volta nella vita molestie sessuali, il 32% delle quali legate al lavoro, secondo l’indagineCollegamento esterno pubblicata nel 2014 dall’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali.
Ma uno studioCollegamento esterno più recente (vedi riquadro alla fine dell’articolo), condotto nel 2019 in cinque paesi europei, mostra che sei donne su dieci hanno già subito violenza di genere o sessuale durante la loro carriera. Questo nonostante la lotta a lungo termine delle donne in tutto il mondo per ottenere la parità di trattamento e condizioni di lavoro dignitose.
Abusi sessuali nelle fabbriche
Le molestie sessuali sul posto di lavoro si sono sviluppate nel XIX secolo con la prima rivoluzione industriale: il lavoro retribuito delle donne si è diffuso in tutta Europa e molte donne, alcune delle quali molto giovani, sono state impiegate in fabbriche, miniere e laboratori.
Tuttavia, non godevano degli stessi diritti degli uomini: in Francia e in Spagna in particolare, c’erano leggi che stabilivano che le donne sposate non avevano autonomia personale e che i loro beni dovevano essere amministrati dai mariti. Le lavoratrici erano discriminate e regolarmente sottoposte a coercizione sessuale per ottenere o mantenere un lavoro.
Le donne si ribellarono, unendosi ai movimenti operai di fine Ottocento e inizio Novecento per protestare contro l’abuso di potere dei loro capi e colleghi maschi. In particolare, furono in prima linea durante lo sciopero generale del 1880 in Germania e durante gli scioperi in diverse fabbriche in Francia.
Gli eventi che ebbero luogo nel 1905 nella fabbrica di porcellana Haviland a Limoges sono particolarmente significativi: il movimento fu innescato da un caso di molestie sessuali. I dipendenti entrarono in sciopero per chiedere il licenziamento di un caporeparto che abusava delle lavoratrici. Il conflitto degenerò, furono organizzate manifestazioni in città e l’esercito fu chiamato per sedare la protesta. I soldati aprirono il fuoco sui manifestanti, uccidendo una persona e ferendone diverse altre. Alla fine, però, il caposquadra incriminato fu licenziato.
La parentesi della guerra
La Prima guerra mondiale pose un freno alle richieste dei lavoratori e al miglioramento delle condizioni di lavoro. Con gli uomini al fronte, le donne dovettero assumersi svariati compiti, che le resero più indipendenti nella vita sociale, familiare e professionale. Tra le due guerre mondiali, furono però costrette a tornare ai fornelli o ad accettare lavori precari e mal pagati.
Solo dopo la Seconda guerra mondiale le donne cominciarono davvero a impegnarsi per l’uguaglianza e contro le discriminazioni sul posto di lavoro. Grazie ai movimenti femministi, a partire dagli anni Sessanta gli atteggiamenti sono cambiati e le molestie sessuali sono state gradualmente riconosciute, definite e sancite dalle leggi nazionali.
Altri sviluppi
Sciopero delle donne: il nuovo capitolo di una lunga storia
Gli Stati Uniti sono stati precursori, con l’inserimento nel 1964 nel Civil Rights ActCollegamento esterno del divieto di discriminazione basata sul genere, in particolare per quanto riguarda l’assunzione, la promozione e il licenziamento.
Anche se le molestie sessuali erano comprese da quella legge, ci vollero circa dieci anni perché i tribunali emanassero delle sentenze sull’argomento ed elaborassero una giurisprudenza che definisse il reato e la responsabilità dei datori di lavoro.
Nel Regno Unito, il Sex Discrimination ActCollegamento esterno del 1975 protegge dalla discriminazione di genere, così come la legge spagnola del 1980Collegamento esterno sullo statuto dei lavoratori. In Canada, le molestie sessuali sono state iscritte per la prima volta nella legislazione nel 1983. Negli anni Novanta, diversi paesi condannano legalmente le molestie sessuali sul posto di lavoro, per esempio Argentina, Cile, Costa Rica, Filippine, Nuova Zelanda e Sudafrica.
Lento progresso europeo
In Europa, il processo legislativo per punire esplicitamente le molestie sessuali sul posto di lavoro richiede tempo: nel 1986, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzioneCollegamento esterno che chiede alle autorità nazionali di definire legalmente questo tipo di violenza per permettere alle vittime di presentare denunce e introdurre possibilità di sanzioni nella legge. Il Consiglio dell’UE ha perfezionato la sua definizione in una risoluzioneCollegamento esterno del 1990.
Altri sviluppi
Disuguaglianze di genere: ecco i numeri in Svizzera
Sulla scia di queste risoluzioni, diversi paesi hanno adottato una legislazione per punire le molestie sessuali sul posto di lavoro, tra cui Francia (1992), Germania (1994), Austria (1995), Belgio (1992), Finlandia (1995) e Irlanda (1996).
In Svizzera, le molestie sessualiCollegamento esterno sono considerate un comportamento discriminatorio dalla legge federaleCollegamento esterno del 24 marzo 1995 sulla parità tra donne e uomini. L’articolo 5 prevede che il datore di lavoro può anche essere condannato a pagare un risarcimento alla vittima, a meno che non dimostri di aver preso misure adeguate per prevenire o far cessare le molestie.
Il problema rimane
Tutte queste legislazioni sono state poi chiarite ed emendate. Molti altri paesi hanno introdotto articoli di legge per punire le molestie sessuali sul posto di lavoro. Secondo un censimento del 2019Collegamento esterno della Banca mondiale, 140 dei 190 stati hanno una legislazione specifica sulle molestie sessuali sul posto di lavoro e 133 prevedono delle sanzioni.
Tuttavia, nonostante questo arsenale legale, gli scandali e le testimonianze strazianti persistono. “La violenza e le molestie nel mondo del lavoro restano diffuse e riguardano tutti i paesi, tutte le professioni e tutte le condizioni di lavoro”, nota l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILOCollegamento esterno). Per questo motivo, nel giugno 2019, la Conferenza generale dell’ILO, che comprende delegati di 187 Stati, tra cui la Svizzera, ha adottato una ConvenzioneCollegamento esterno sulla violenza e le molestie, fissando per la prima volta degli standard internazionali. Resta da vedere quali paesi la ratificheranno.
Il 60% delle donne vittime di molestie sessuali sul posto di lavoro
Un sondaggioCollegamento esterno dell’Istituto di ricerca sull’opinione e il marketing in Francia e all’estero (Ifop), commissionato dalla Fondazione Jean Jaurès e dalla Fondazione europea per gli studi progressisti, rivela che sei donne su dieci hanno già subito violenza di genere o sessuale durante la loro carriera.
L’indagine è stata condotta tramite un questionario online dall’11 al 15 aprile 2019 su un campione di 5026 donne, rappresentativo della popolazione femminile dai 18 anni in su residente in Italia, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito.
I fischi e i gesti osceni fra gli atti più frequentemente riportati (il 26% ne è stato ripetutamente vittima), così come le osservazioni inappropriate sul corpo o sul vestito (il 17% ne è stato ripetutamente vittima). Tuttavia, molte donne riferiscono anche di essere state aggredite fisicamente (il 14% ha sopportato ripetutamente un contatto fisico leggero) o aggredite sessualmente nel senso stretto del termine: il 18% è stato toccato almeno una volta durante la sua carriera professionale nella zona genitale o erogena.
Il numero di vittime è più alto in Spagna (66%) e in Germania (68%). “Due paesi che hanno sperimentato sia politiche proattive che controversie nazionali che hanno indubbiamente aumentato la consapevolezza pubblica su questi problemi”, dicono gli autori dello studio.
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