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Se l’evento traumatico ti toglie il sonno, c’è un aiuto specialistico tempestivo

Casa distrutta
Un abitante di Piano di Peccia, in Valle Maggia, Elio Biadici davanti alla sua casa distrutta dalla frana. Keystone / Michael Buholzer

Si chiamano care team, esistono in tutti i Cantoni e sono formati da volontari e volontarie competenti per intervenire in caso di catastrofe, suicidio, incidente e altre situazioni ancora. Un sostegno che, in casi come quello della frana in Valle Maggia, si può rivelare prezioso.

Assistere a un incidente stradale, a un suicidio oppure essere vittima di una rapina o di un disastro naturale. Proprio come quelli avvenuti nelle scorse settimane in Valle Maggia, in Mesolcina o ancora nel canton Vallese.

Sono tutti eventi che possono lasciare segni nell’anima. Traumi anche in coloro che apparentemente non ne vengono toccati perché testimoni e non vittime dirette. Eppure, le conseguenze possono comunque essere gravi: ansia, disturbi del sonno, tremori, mal di testa frequenti, sfoghi emotivi, ipervigilanza. E molto altro.

Altri sviluppi

Situazioni di disagio che intaccano la quotidianità e, talvolta, anche la salute mentale e fisica. Per questi motivi, quasi 10 anni fa, nel gennaio 2015, è entrato in funzione nel Canton Ticino il Care TeamCollegamento esterno (CTTi, che letteralmente sta per “squadra o personale di cura”).

Un gruppo di volontari e volontarie

Il CTTi è costituito da un gruppo formato da una cinquantina di persone volontarie, chiamate caregiverCollegamento esterno, incorporate nella squadra della Protezione civile. Il loro responsabile, Massimo Binsacca ci spiega che si tratta di persone con percorsi professionali variegati: ci sono psicologi, professionisti del ramo socio-sanitario, docenti di sostegno, ma ci può essere anche chi svolge tutt’altre professioni.

“Essere arrabbiati o impauriti, inappetenti o insonni sono reazioni normali che il corpo può avere dopo situazioni traumatiche”

Massimo Binsacca, responsabile Care Team Ticino

Tutte e tutti loro vengono poi formati con dei corsi specifici sull’intervento psico-sociale d’urgenza. Annualmente vengono inoltre organizzati altri corsi di perfezionamento su varie tematiche che possono andare dal sostegno ai bambini, a quello spirituale, o ancora alla suicidalità.

“Ci sono sempre due operatori disponibili 24 ore su 24, tutti i giorni della settimana, pronti a recarsi sul luogo richiesto entro 90 minuti”, racconta il responsabile specificando che il Care Team locale copre, oltre al Ticino, anche i territori di Mesolcina e Calanca. “I volontari e le volontarie fanno rotazioni settimanali in cui sono di turno per raccogliere le richieste e fornire aiuto”.

Un servizio presente in tutto il Paese

Il CTTi è certificato dalla Rete nazionale d’aiuto psicologico d’urgenza (RNAPU)Collegamento esterno, che lo riconosce quale organizzazione d’intervento care e in ambito formativo. Altri care team sono presenti in tutti i cantoni svizzeri e svolgono la stessa funzione, con piccole variabili nell’organizzazione interna.

In alcune squadre, racconta Binsacca, i e le caregiver escono sul terreno in coppia, come è il caso in Ticino. In altre realtà il volontario o la volontaria agisce singolarmente. Nonostante queste piccole autonomie, che possono dipendere per esempio dal territorio e dalla disponibilità di volontari, il funzionamento degli interventi è ovunque lo stesso perché regolamentato a livello federale.

“Si tratta di aiutare il singolo a riattivare le proprie risorse per permettergli di affrontare il momento difficile”

Le squadre cantonali non si occupano solo dei residenti, ma forniscono aiuto anche alle vittime e ai testimoni di una disgrazia che si trovano sul territorio di azione perché di passaggio: per esempio, in vacanza o in transito.  

In determinati cantoni, ci sono poi anche i servizi di Assistenza spirituale d’urgenza Svizzera (CAS)Collegamento esterno che offrono un supporto simile, ma più incentrato sull’aiuto spirituale/religioso.

Normalizzare le emozioni

Ad interpellare i e le caregiver, di solito, sono gli Enti di primo intervento (EPI), come la polizia o il personale delle ambulanze, oppure li si può chiamare tramite la Centrale Ticino Soccorso al numero 144. “Loro propongono il nostro supporto e, se le persone da assistere danno il proprio accordo, interveniamo. In casi eccezionali, come la catastrofe in Valle Maggia, si può dire che interveniamo praticamente di default, ma altrimenti no. Si fonda su una sollecitazione”.

65 media annuale degli interventi in Ticino (in crescita)

52 il numero di volontari attivi

2 volontari operativi 24 ore su 24

8-9 le ore medie per un singolo supporto

90 minuti il tempo massimo per raggiungere il luogo dell’intervento

L’intervento, come dice Binsacca, è un intervento “basico”, che “permette di aiutare il singolo a riattivare le proprie risorse per permettergli di affrontare il momento difficile. Attraverso l’ascolto attivo cerchiamo di normalizzare le emozioni che nascono da un evento potenzialmente drammatico. Non facciamo psicoterapia, né somministriamo farmaci. Ci assicuriamo piuttosto che la persona abbia mangiato, che sia idratata, la rassicuriamo, possiamo fornire informazioni sui loro cari e sul loro stato di salute”.

“Spieghiamo loro – continua ancora il responsabile del Care Team – quali sono le reazioni naturali che il corpo può esprimere in casi simili. Ci assicuriamo che capiscano che è normale essere arrabbiati o impauriti, inappetenti o insonni”.

L’intervento medio dura 8-9 ore ma ci sono eccezioni

Tutto ciò permette di ridurre o evitare danni ulteriori alla psiche delle vittime e limitare problemi legati alla presa in carico medica e sociale. “Di norma, ci attiviamo nel momento del fatto e restiamo a disposizione fino a 7 giorni. Ci possono però essere interventi anche solo di un paio d’ore. In media, forniamo assistenza per circa 8-9 ore”.

“Ci sono poi casi fuori dal comune, come appunto la frana in Valle Maggia, che ha comportato più risorse e più attenzione. Sono scesi in campo più di 30 tra volontari e volontarie. Anche perché a volte ci vuole un po’ di tempo affinché nelle persone coinvolte cali l’adrenalina, e solo dopo emergono le emozioni. In quel caso siamo stati attivi due settimane”.

Se non dovesse bastare

Se le manifestazioni dello shock, di settimana in settimana, cominciano a essere altalenanti o sporadiche, allora ci sono buone probabilità che il processo di elaborazione del trauma stia dando i propri frutti, asserisce il responsabile ticinese.

– rapina

– sequestro di persona

– rinvenimento di cadavere

– suicidio e tentato suicidio

– infortunio sul lavoro o nel tempo libero

– incidente (stradale, ferroviario, aviatorio, nautico, subacqueo, chimico, speleologico,…)

– annegamento

– catastrofe naturale

– incendio

– evacuazione

– omicidio/assassinio (anche tentato)

– attentato

– amok (furia omicida)/active shooter

– evento traumatico a scuola

– ricerca di persone scomparse

Il volantino informativo del Care Team Ticino è disponibile quiCollegamento esterno.

Se invece dopo 4-6 settimane, malgrado l’aiuto dei e delle caregiver, la vittima (o il testimone o il familiare) di una disgrazia continuano ad essere costantemente ipervigili, ansiosi e a non riuscire a elaborare il trauma o a dormire, allora bisogna rivolgersi a uno o a una specialista.

Aumentano le sollecitazioni

Dalla sua entrata in funzione 10 anni fa, il Care Team Ticino è intervenuto in media 65 volte all’anno. Nel 2022 c’è stato un picco di 106 situazioni di supporto e lo stesso, probabilmente, avverrà quest’anno visto che gli ultimi drammatici fatti hanno portato, entro metà luglio, già a 54 interventi, spiega Binsacca.

Ciclisti
Due ciclisti guardano il distrutto ponte tra Visletto e Cevio, in Valle Maggia (1 luglio 2024). Keystone / Jean-Christophe Bott

Il responsabile nota come il numero di richieste di supporto sia in crescita, anche se non paragonabile a quello di altri cantoni. A Berna, ad esempio, si parla di 400-500 interventi all’anno. Questo, sostiene, è probabilmente dovuto ad una maggiore consapevolezza della necessità di aiuto e della presenza di servizi appositi.

I casi più frequenti

I casi più frequenti concernono suicidi e morti improvvise. Quelli invece più difficili da trattare, a livello emotivo, sono tutti quelli che coinvolgono dei minori. “Supportare un genitore che ha perso un figlio, malgrado tutte le competenze, rimane un intervento umanamente difficile”.

In occasione dei 10 anni dalla nascita del Care Team Ticino, il CTTi organizzerà il 5 ottobre un evento in cui verrà proiettato un documentario sulla figura e sul lavoro dei e delle caregiver.

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