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2007 – L’anno del processo Swissair

Ritratto del presidente del tribunale Andreas Fischer e degli imputati al processo Swissair alla lettura della sentenza. Keystone

Il primo processo per il tracollo di Swissair ha monopolizzato l'attenzione del Paese per due mesi e si è concluso con un verdetto che ha suscitato viva emozione: tutti i 19 imputati sono stati assolti e indennizzati.

Il procedimento penale non è però archiviato: si andrà in appello, anche se le probabilità di un ribaltamento sembrano remote. D’altra parte sono ancora pendenti le azioni civili.

Benché numerosi esperti di diritto abbiano predetto che non vi saranno conseguenze penali per gli ex dirigenti e amministratori di SAirGroup, all’apertura del processo, il 16 gennaio 2007, l’opinione pubblica elvetica spera ancora di vedere puniti i presunti responsabili del più colossale dissesto della storia economica svizzera.

Un’aspettativa alimentata anche dal fatto che il Ministero pubblico del cantone di Zurigo li ha rinviati a giudizio al termine di un’inchiesta durata circa cinque anni e costata quasi dieci milioni di franchi. La documentazione riunita dagli investigatori riempie ben 4150 raccoglitori.

Accuse pesanti a imputati celebri

I capi d’imputazione, contenuti in un atto d’accusa di un centinaio di pagine, contemplano delitti quali la diminuzione dell’attivo a danno dei creditori, l’amministrazione infedele, la cattiva gestione e in alcuni casi l’ottenimento di false attestazioni.

Alla sbarra sono chiamati i capi delle finanze, i presidenti della direzione di SAirGroup in carica fra il 2000 e il 2001 – Philippe Bruggisser e Mario Corti -, i membri del consiglio d’amministrazione (Cda) dell’epoca e tre consulenti esterni.

Fra gli accusati spiccano nomi illustri della politica e dell’economia svizzere, come l’ex presidente del Credit Suisse Lukas Mühlemann, il banchiere privato Bénédict Hentsch, l’industriale Thomas Schmidheiny, l’ex consigliere di Stato zurighese liberale radicale Eric Honegger e l’ex senatrice liberale radicale zurighese Vreni Spoerry.

C’è chi tace e chi contrattacca

Tutti i riflettori dei media svizzeri sono puntati sul Tribunale distrettuale di Bülach, nei pressi di Zurigo. Sin dalle prime audizioni la corte si scontra con un muro di silenzio. Uno dopo l’altro, gli imputati si avvalgono del diritto di non rispondere, limitandosi a dichiararsi “non colpevoli”. Nella prima settimana Thomas Schmidheiny è l’unico imputato a non trincerarsi nel mutismo.

Il tono sale decisamente nella seconda settimana, a partire dall’interrogatorio di Mario Corti, che dà il via a uno scambio di accuse e controaccuse, fra alcuni protagonisti della vicenda.

L’ultimo presidente della direzione di SAirGroup si difende vigorosamente e lancia pesanti rimproveri alle grandi banche. A suo avviso avrebbero potuto salvare la compagnia e invece l’avrebbero “strangolata”.

Corti punta l’indice soprattutto contro l’UBS e il suo amministratore delegato Marcel Ospel. Immediata la replica del grande istituto: lo sfacelo del gruppo sarebbe invece stato provocato proprio dall’incapacità di Corti di intraprendere tempestivamente la necessaria ristrutturazione.

L’accusa chiede pene fino a 28 mesi

Fra scene mute ed energiche autodifese, la battaglia a suon di perizie e controperizie che si consuma in tribunale evidenzia la fragilità dell’atto d’accusa. Il compito del pubblico ministero di dimostrare l’intenzionalità di danneggiare o almeno colpe gravi da parte degli imputati appare arduo.

I procuratori tacciano di incompetenti e dilettanti gli imputati. “Il tracollo di Swissair è l’opera desolante di una squadra di beati ottimisti che hanno chiuso gli occhi di fronte alla realtà e che hanno poi intrallazzato per dissimulare gli errori”, sintetizza il procuratore Christian Weber.

Al termine di tre giorni di requisitoria, il pubblico ministero domanda pene comprese tra 6 e 28 mesi di detenzione e multe tra 38mila e 1,08 milioni di franchi.

La difesa sollecita assoluzioni per tutti

Sul fronte opposto, gli avvocati difensori chiedono il proscioglimento e il risarcimento dei loro assistiti. Respingendo ogni addebito, sottolineano la buona fede dei loro clienti.

Nel loro mirino finisce l’impianto accusatorio, ripetutamente definito “carente”, “lacunoso” e “manifestamente infondato”. Con le ultime arringhe difensive, il 9 marzo si concludono le udienze.

Tutti assolti e indennizzati, ma non è finita

Si dovrà aspettare fino al 7 giugno per conoscere il verdetto. La corte annuncia di non avere ravvisato elementi sufficienti per ritenere gli imputati colpevoli dei delitti di cui sono accusati e di averli perciò prosciolti. Inoltre il tribunale accorda loro indennizzi 3 milioni di franchi.

La sentenza segna la disfatta della procura – che è stata smentita su tutta la linea e che ha rinunciato a ricorrere.- ma non l’epilogo del procedimento penale. Il Cantone di Neuchâtel, lo Stato belga e tre società l’hanno infatti impugnata. Hanno pure interposto ricorso quattro imputati, fra cui Philippe Bruggisser e Mario Corti, che contestano le spese giudiziarie a loro carico.

swissinfo

Il 2 ottobre 2001 è il giorno del ‘grounding’: l’intera flotta di Swissair rimane a terra perché la compagnia non ha i soldi per pagare il cherosene. Solo l’intervento urgente della Confederazione, con 450 milioni di franchi, permette agli aerei di ridecollare.

Ma per la compagnia si avvicina una fine ingloriosa. Il 31 marzo 2002, con quel che resta di Swissair, grazie a 3 miliardi di franchi di aiuti pubblici, viene operata una fusione con Crossair, che porta alla nascita di Swiss.

L’operazione mira ad evitare una catastrofe economica che avrebbe messo a repentaglio circa 40mila posti di lavoro, tenuto conto anche di quelli delle aziende fornitrici. La Svizzera preserva inoltre il proprio hub di Zurigo.

La nuova compagnia, dopo una serie di drastiche ristrutturazioni, non riesce ad uscire dalle cifre rosse. Il 22 marzo 2005 Swiss viene rilevata dalla Lufthansa, con la promessa di investimenti sul mercato svizzero.

Il nuovo decollo ha successo. Nel 2006 Swiss ha conseguito un utile di 263 milioni di franchi. Quest’anno è previsto un aumento del profitto. Per il prossimo futuro si profila un’ulteriore espansione.

Il dissesto della Swissair ha lasciato dietro di sé una voragine di debiti, nonostante l’iniezione di circa 4 miliardi di franchi pubblici e privati nel vano tentativo di salvarla.

In fase di liquidazione, oltre 13mila creditori hanno chiesto risarcimenti per un totale di quasi 49 miliardi di franchi.

Il liquidatore ha poi ammesso una somma di 9,7 miliardi, di cui però solo 1,6 miliardi erano a disposizione.

Il fallimento è d’altra parte costato circa 9’000 posti di lavoro.

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