25 anni di lavoro al servizio dell’uguaglianza
Un quarto di secolo dopo l’apertura del primo di essi, gli uffici per l’uguaglianza fra donna e uomo resistono, nonostante il vento di destra che soffia nel paese.
Ma in Svizzera l’uguaglianza non è sempre una priorità, anche se è iscritta nella costituzione federale dal 1981.
Gli uffici per l’uguaglianza fra donna e uomo sono ormai entrati nelle abitudini elvetiche, a 25 anni dalla creazione del primo ufficio nel Giura. Malgrado gli attacchi, i programmi di risparmio e la svolta politica a destra, gli uffici resistono.
Giura, cantone pioniere
La nomina della prima delegata per l’uguaglianza in Svizzera, la giurassiana Marie-Josèphe Lachat, aveva suscitato qualche sorriso di sufficienza nel 1979. Ma in un quarto di secolo di esistenza, l’ufficio del 23esimo cantone ha acquisito riconoscimento, afferma la responsabile attuale, Karine Marti Gigon.
Attualmente tre dipendenti si suddividono i due posti di lavoro e la responsabile spera di sfuggire alla diminuzione lineare del 10% della massa salariale, prevista per l’amministrazione giurassiana.
Comunque, rispetto agli altri uffici creati in seguito, quello del Giura ha un vantaggio decisivo: la sua esistenza è ancorata nella costituzione e per sopprimerlo bisognerebbe passare dalle urne.
UDC all’attacco
L’ufficio di Ginevra, il più grande della Svizzera con otto posti di lavoro, trema ad ogni dibattito finanziario. L’uguaglianza fra i sessi non può contare su una lobby forte, afferma la consigliera nazionale socialista Maria Roth-Bernasconi.
L’utilità del servizio ginevrino non è generalmente messa in dubbio, se non dall’Unione democratica di centro (UDC), che difende il modello «irrealistico» – secondo la deputata – del padre che lavora e della madre casalinga.
L’UDC è anche l’unico partito ad attaccare frontalmente l’ufficio del canton Zurigo, precisa la responsabile Kathrin Arioli. Il partito di Ueli Maurer si interroga regolarmente sull’opportunità di finanziare gli studi promossi dall’ufficio.
Sostegno della popolazione
Per Patricia Schulz, responsabile dell’Ufficio federale dell’uguaglianza, i cantoni hanno la volontà di promuovere le pari opportunità e gli uffici beneficiano del sostegno della popolazione. In Vallese, a Basilea e a Berna, ad esempio, gli elettori si sono mobilitati per evitare il loro smantellamento.
Certo le risorse sono limitate rispetto al mandato: Appenzello dispone solo di un posto a metà tempo e Friburgo di un posto di lavoro diviso in due, 50 per cento per ogni lingua.
In Ticino Marilena Fontaine, consulente per la condizione femminile, ha a disposizione una segretaria a metà tempo. Quanto ai budget, in generale rappresentano fra l’1 e il 5 per mille del bilancio del cantone o del comune.
Alti e bassi della politica per l’uguaglianza
«La società funziona ancora come se ci fossero solo uomini celibi o con un’infrastruttura che funziona a pieno ritmo a casa», commenta Maria Roth-Bernasconi. Le mentalità evolvono lentamente e la polarizzazione politica non è favorevole alla presa di coscienza.
«L’uguaglianza ha fatto progressi in Svizzera», concorda la sua collega socialista al Consiglio nazionale Liliane Maury-Pasquier. «Ma gli obiettivi iniziali sono ben lontani dall’essere realizzati».
«Gli uffici per l’uguaglianza sono assolutamente necessari», osserva dal canto suo Nathalie Imboden, segretaria dell’Unione sindacale svizzera per le questioni relative alla pari opportunità. «Legge sull’uguaglianza e articolo costituzionale non si traducono da soli in realtà. Serve un ufficio che ne vegli l’applicazione».
Un’altra consigliera nazionale, la popolare democratica Chiara Simoneschi Cortesi, ricorda: «Si sono fatti dei miglioramenti, ma permangono importanti barriere: la lacuna più vistosa, una vera e propria voragine, concerne l’assenza di un’assicurazione maternità. La Svizzera è rimasto il solo paese in Europa a non garantire questo congedo».
L’uguaglianza favorita dall’economia?
Realizzare le pari opportunità non sembra essere una priorità della politica. L’impulso potrebbe però venire dalle imprese, confrontate all’invecchiamento della popolazione.
L’economia infatti non può permettersi di fare a meno delle donne, che rappresentano la manodopera qualificata più facilmente accessibile, spiega Patricia Schulz. L’Ufficio federale dell’uguaglianza incoraggia le imprese a creare condizioni di lavoro favorevoli alle famiglie con la campagna fairplay-at-work.
L’idea comincia a fare breccia, giacché in gennaio l’Unione svizzera degli imprenditori (USI), assieme all’Alleanza delle società femminili svizzere, ha presentato una serie di misure per favorire la carriera professionale delle donne.
Ci sono però dei limiti. «Non possiamo obbligare le donne a lavorare e gli uomini ad occuparsi dell’economia domestica», afferma Peter Hasler, direttore dell’USI. «I datori di lavoro non possono cambiare la società, possono solo creare i migliori presupposti perché questo accada».
swissinfo e agenzie
Il primo ufficio per l’uguaglianza è stato creato nel 1979 nel canton Giura.
Dal 1981 l’uguaglianza fra donna e uomo è iscritta nella Costituzione federale.
Nel 1996 è entrata in vigore la nuova legge federale sulla parità dei sessi.
25 anni fa è nato il primo ufficio cantonale per l’uguaglianza fra donna e uomo, nel canton Giura. Nel frattempo uffici analoghi sono sorti ovunque in Svizzera. Nonostante siano spesso sottoposti agli attacchi della destra e siano colpiti in vari cantoni da misure di risparmio, gli uffici per l’uguaglianza resistono.
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