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AIDS: flagello dell’umanità

In attesa di cure: un padre ammalato di aids, in un ospedale cinese Keystone

La lotta contro la sindrome da immunodeficienza acquisita è condotta su più fronti. Ma ai successi dei nuovi trattamenti risponde una maggiore diffusione dell'epidemia.

Un aiuto è necessario soprattutto in Asia e in Africa, i continenti più colpiti.

Vivere col virus: è una realtà che stando a UNAids, il programma antiaids dell’ONU, riguarda 42 milioni di persone nel mondo. Se la prevenzione non dovesse essere rafforzata, UNAids calcola che da qui al 2010 l’epidemia colpirebbe altri 45 milioni di esseri umani, il 40% dei quali in Asia.

Alla fine di quest’anno saranno 3,1 i milioni di persone morte a causa dell’Aids. Tra le persone colpite si trovano sempre più donne e bambini.

Lotta alla discriminazione e all’abitudine

“Ignoranza, mancanza di comprensione e pregiudizi rendono la vita difficile e favoriscono la diffusione della malattia”, dice a swissinfo Ruth Rutmann, responsabile dell’Aiuto Aids svizzero.

“L’unico ad approfittare di questa situazione è il virus HIV”, continua la Rutmann. “In un clima del genere nessuno osa parlare delle sue infezioni o malattie. Così usare un preservativo significa perdere la faccia, ammettere di non essere sani”.

“In appena vent’anni abbiamo assistito ad un mutamento della malattia. Da praticamente invincibile è divenuta cronica” afferma il professor Ruedi Lüthy, medico specializzato in malattie infettive e da sempre esperto del fenomeno Aids.

Colpiti anche bambini svizzeri

L’Aids non si ferma davanti a nessuno, nemmeno davanti ai bambini svizzeri. Alcuni sono direttamente infettati dall’HIV, altri devono convivere con la malattia dei genitori.

Secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), il 3% dei contagi in Svizzera riguarda bambini e giovani al di sotto dei 24 anni. Si tratta però di numeri da prendere con le pinze in quanto raramente i giovani si sottopongono al test dell’Aids.

In Svizzera è attiva l’associazione “L’Aids & il Bambino”, che offre sostegno ai bambini contagiati e a quelli che devono affrontare la malattia di un genitore.

“Al momento i bambini sieropositivi in Svizzera sono 160”, dichiara Linus G. Jauslin, segretario generale di “L’Aids & il Bambino”. “Se integriamo il numero dei bambini toccati indirettamente dal virus, arriviamo ad una cifra che si aggira intorno alle 2000 unità”.

“L’Aids & il Bambino” offre aiuto anche all’estero. In particolare ci sono dei progetti in Europa dell’est e in Africa. In Camerun, ad esempio, segue un progetto “madre e bambino”, mentre in Uganda si sostengono gli orfani dell’Aids.

Spostamento del campo d’azione

Durante gli ultimi 20 anni Ruedi Lüthy si è impegnato nella lotta in Svizzera. Ora vuole mettere a profitto la sua esperienza laddove il virus semina dolore e miseria in modo molto più consistente.

Fra un anno Lüthy si trasferirà in Africa. Ha comprato un ospedale abbandonato in Zimbabwe, nel quale ha intenzione di allestire un ambulatorio per le persone ammalate di Aids.

“Vogliamo offrire alla popolazione degli strumenti diagnostici e terapeutici adeguati, una vera necessità in un paese come lo Zimbabwe”, precisa a swissinfo il professor Lüthy.

Costi immensi per le cure

La cura dei malati di Aids genera dei costi molto elevati. Nei paesi in via di sviluppo il costo dei medicamenti supera spesso il reddito annuo di una persona.

Per questo, secondo i dati dell’associazione per i diritti umani “Medici senza frontiere” (MSF), in Africa sono meno dell’1% gli ammalati di Aids che hanno accesso ad una terapia antiretrovirale, l’unica in grado di salvare loro la vita.

MSF rimprovera all’industria farmaceutica, in particolare alla Roche, di non aver mantenuto la promessa di ridurre i costi dei medicamenti nei paesi in via di sviluppo. A suscitare preoccupazione è soprattutto il prezzo del Viracept.

“La politica dei prezzi della Roche è confusa”, denuncia MSF. In Guatemala il Viracept costa 8’358 dollari per anno e paziente, in Ucraina 7’110, in Svizzera 6’169 e in Brasile 3’130 dollari.

Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità, nei paesi in via di sviluppo ci sono sei milioni di persone che avrebbero bisogno di medicinali, ma a riceverli veramente sono solo in 230’000.

La Svizzera rafforza il suo impegno nella lotta contro l’aids

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha inserito la lotta contro l’Aids tra gli obiettivi principali da perseguire da qui al 2007. In particolare ci si vuole concentrare sui paesi più poveri dell’Africa. Inoltre, dovrebbero essere sostenuti paesi asiatici e dell’Europa dell’est.

La DSC vuole impedire il diffondersi della malattia e alleviarne le conseguenze socioeconomiche. “Non dobbiamo permettere all’Aids di annientare gli sforzi per la cooperazione allo sviluppo”, dichiara la DSC.

“Non ci si ammala di Aids solo perché se ne parla”, questo il motto scelto dalla campagna antiaids di quest’anno. Questo il messaggio su cui siamo invitati a riflettere il primo dicembre, giornata mondiale della lotta contro l’Aids.

Etienne Strebel, swissinfo.

In Svizzera oggi l’Aids si può curare. Si registra però un preoccupante aumento delle persone contagiate dal virus dell’HIV.

La malattia è particolarmente mortale in Africa, dove bisogna intervenire urgentemente.

Non cessano le polemiche suscitate dalla politica dei prezzi applicata dall’industria farmaceutica ai medicinali antiaids.

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