Aiuto svizzero per i negoziati in Kosovo
Mentre l'inviato speciale dell'ONU giunge in Kosovo per discutere sul futuro della provincia, la Svizzera si dice pronta a proseguire il suo ruolo di mediazione.
Secondo le autorità elvetiche, le trattative rischiano di essere molto lunghe e complesse. Un compromesso dovrà essere accettato da tutte le parti interessate.
L’ex-presidente finlandese Martti Ahtisaari, inviato speciale al servizio del segretario generale dell’ONU Kofi Annan, si trova questa settimana in Kosovo per proseguire le trattative sull’assetto futuro della regione.
In gioco è l’indipendenza della provincia a maggioranza albanese o la sua permanenza nello Stato della Serbia e Montenegro, l’ex-Repubblica federale della Jugoslavia.
Il Kosovo è stato posto sotto l’amministrazione delle Nazioni unite e della Nato, dopo che le forze dell’Alleanza atlantica erano intervenute nel 1999 per porre fine all’offensiva lanciata dall’esercito serbo.
Da allora, la situazione è rimasta però sempre tesa. Le rivendicazioni di indipendenza della comunità albanese sono state finora respinte dal governo di Belgrado.
Proposte di indipendenza
Nel maggio scorso, l’ambasciatore svizzero alle Nazioni unite Peter Maurer si era espresso in favore di uno statuto di indipendenza del Kosovo, durante un dibattito al Consiglio di sicurezza.
La proposta non era stata apprezzata dalle autorità serbe e montenegrine, che in giugno non avevano esitato ad esprimere il loro malcontento alla ministra svizzera degli esteri Micheline Calmy-Rey, durante una sua visita in Serbia.
Nonostante il raffreddamento dei rapporti tra i due paesi, la responsabile della diplomazia elvetica aveva nuovamente sostenuto il concetto di “indipendenza formale” per la regione, in occasione di una visita a Pristina nell’agosto scorso.
Compromesso necessario
Secondo il diplomatico svizzero Jean-Jacques de Dardel, la posizione del governo svizzero non è cambiata da allora.
“Come abbiamo fatto notare nel dibattito al Consiglio di sicurezza dell’ONU, il governo svizzero ritiene che, se si vuole mantenere la situazione attuale, si rischia soltanto di compromettere la stabilità del Kosovo e delle regioni vicine”.
“In queste circostanze, la soluzione più realistica consiste in un’indipendenza formale del Kosovo, da realizzare a lungo termine”, aggiunge de Dardel.
A detta del diplomatico, un accordo in questo senso dovrà però venir negoziato con tutte le parti in causa, le quali dovranno accettare una soluzione di compromesso.
Impegno elvetico
Jean-Jacques de Dardel respinge inoltre le accuse, secondo le quali la Svizzera starebbe “giocando con il fuoco”, nel voler sostenere questa posizione, prima ancora che abbiano preso inizio i negoziati.
“La Svizzera è molto implicata in Kosovo, sia dal profilo umano che quello finanziario: le autorità hanno già concesso centinaia di milioni di franchi per sostenere il processo di pace e di stabilizzazione. È quindi normale che la Confederazione voglia esprimere la propria posizione”.
“Già da diversi anni, il governo elvetico si è impegnato per facilitare il dialogo tra Pristina e Belgrado. Siamo disposti a proseguire questo ruolo anche in futuro”, afferma il diplomatico.
I negoziati dovrebbero durare almeno un anno. Secondo vari esperti, dalle trattative dovrebbe scaturire un accordo su una forma o l’altra di indipendenza, sostenuta ancora per un po’ di tempo dalle forze internazionali di pace.
Diritti umani
Secondo de Dardel, la comunità internazionale non è invece disposta a nessun compromesso per quanto concerne il rispetto dei diritti umani e le garanzie di protezione di tutte le minoranze che vivono nella regione.
“Vogliamo continuare a sostenere tutte le misure volte a migliorare le condizioni di vita di tutte le minoranze etniche del Kosovo, come pure a garantire diritti e opportunità uguali per tutte le persone”.
Da parte sua, Martti Ahtisaari non ha voluto rilasciar commenti sul programma dei negoziati, limitandosi a dichiarare che spetta alle parti interessate decidere in merito alla tabella di marcia delle discussioni.
swissinfo, Ramsey Zarifeh
(traduzione Armando Mombelli)
Nato nel 1954, Jean Jacques de Dardel ha studiato economia all’Università di Ginevra.
Nel 1981 è entrato al servizio del Dipartimento federale degli affari esteri.
Nel 2004 è stato nominato alla guida della Divisione politica 1, alla quale sottostanno i dossier europei.
Abitato da una popolazione a maggioranza albanese, il Kosovo fa ancora parte formalmente della Serbia.
Dal 1999, dopo l’invasione delle truppe serbe e l’intervento delle forze della Nato, la provincia è stata posta sotto l’amministrazione dell’ONU.
Ancora oggi sussistono però forti tensioni tra la maggioranza albanese e la minoranza serba, costretta a vivere sotto la protezione delle forze internazionali di pace.
Veri e propri negoziati sullo statuto definitivo della regione sono stati rinviati a più riprese, in attesa di una stabilizzazione della situazione.
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