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Alla corte di sua maestà, il Cervino

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A 2795 metri di quota, circondata da ghiacciai e vette imponenti, la capanna Monte Rosa offre un punto d'osservazione privilegiato su uno dei panorami alpini più spettacolari in assoluto.

Raggiungere il rifugio non è tuttavia un gioco da ragazzi: tra pendii mozzafiato, crepacci e delicati passaggi su ripide sassaie, i brividi dell’avventura sono assicurati. Cronaca di una “passeggiata” ad alta quota.

Alle nostre spalle, quasi ad offrirci un po’ di supporto, il massiccio del Monte Rosa ed i 4634 metri della Cima Dufour, il punto più elevato del paese. Tutt’intorno, un’intimidente corte d’onore formata da maestose vette innevate: il Liskamm, il Breithorn o ancora i due gemelli Castor e Pollux.

Davanti, l’immenso anfiteatro scavato dai ghiacciai del Gorner e del Grenz che, unendosi, sembrano dar vita ad una lunga passerella gelata che conduce dritta dritta al cospetto di sua maestà, il Cervino, la montagna svizzera per eccellenza, la più ammirata e fotografata.

Benvenuti nel regno dell’alta montagna, dove anche in agosto possono improvvisamente posarsi 40 centimetri di neve fresca. Ciò è puntualmente accaduto nei giorni precedenti la nostra escursione e soltanto l’altrettanto rapido ritorno del sole l’ha resa nuovamente possibile. Come dire: quassù le leggi che più contano sono ancora quelle della natura.

Come un campo base

Arroccata su una scoscesa isola di roccia in un mare di ghiaccio, la capanna Monte Rosa permette agli escursionisti che la raggiungono di tirare un enorme sospiro di sollievo.

Dopo circa 4 ore di cammino, segnate da vertiginosi sentieri, dall’attraversata di due ghiacciai e della morena da loro generata e da un’arrampicata finale, tra corde di sicurezza e massi instabili, la pur vetusta e scricchiolante capanna è accogliente come un albergo a cinque stelle.

“In effetti il tragitto per raggiungere il rifugio non è dei più abbordabili”, dice a swissinfo Mani Bratschen, la guardiana.

“La maggior parte delle circa 5’000 persone che vi pernottano ogni anno sono alpinisti o escursionisti esperti che la utilizzano quale punto di partenza per poi tentare di conquistare una o più delle vette circostanti”, aggiunge.

Giornata di valanghe

Al nostro arrivo, nel primo pomeriggio, il sole estivo picchia duro e scioglie la neve a vista d’occhio. La minuscola zona pianeggiante attorno alla capanna è colma di equipaggiamento specialistico, posto ad asciugare su massi piatti.

Piccozze, corde, scarponi, ramponi da ghiaccio. Ma pure gamasce da neve, magliette madide di sudore, calze ormai consumate. Gli scalatori, quelli che a notte fonda sono partiti per le spedizioni verso le cime (ai quali è destinato il primo turno di colazione in capanna, previsto per le 2 del mattino – il secondo è alle 7), sono già tornati. Non tutti hanno avuto successo.

“Stamattina abbiamo tentato alcune vette, ma la neve caduta negli scorsi giorni ha provocato numerose valanghe. Abbiamo dovuto rinunciare”, racconta un ragazzo tedesco. “Domani comunque ci riproviamo”.

Babele a 3000 metri

Nel refettorio, un americano imprime su una pagina del suo passaporto il timbro della capanna. “Questo posto eccezionale rappresenta una nazione a sé. Questo timbro equivale ad un visto d’accesso”, commenta scherzando.

E la “nazione” ha il suo popolo: oggi sono una cinquantina le persone che pernotteranno quassù. Le loro provenienze? C’è un po’ di tutto.

Un folto gruppo di spagnoli rumoreggia mentre le due addette alla cucina servono un minestrone caldo. Cechi e polacchi, molto più quieti, studiano cartine geografiche. Numerosi pure i tedeschi e gli inglesi. Non mancano alcuni italiani, olandesi, russi ed un giapponese stravolto, arrivato a cena ormai quasi terminata con una guida privata. Gli svizzeri? Oggi siamo gli unici, ci viene detto.

Cala la sera e all’esterno la temperatura scende velocemente. La quota si fa sentire anche in questo. Le poche nuvole che circondano la piramide del Cervino s’infiammano in preparazione del tramonto. Lo spettacolo è sublime.

Pian pianino, a gruppi, tutti si ritirano in una delle sette camerate per la (breve) notte. Gran parte dei presenti, infatti, si alzerà alle ore piccole per tentare una nuova scalata.

Alle due, in effetti, la capanna è in tumulto. Nell’assordante silenzio esterno, per alcuni minuti, i passi di numerosi scarponi risuonano come granate sui vecchi pavimenti in legno. Poi, torna la calma. E almeno noi possiamo tornare a riposare.

swissinfo, Marzio Pescia, capanna Monte Rosa, Zermatt

La capanna fu costruita nel 1894 e, nel corso degli anni, è stata più volte ampliata e parzialmente rinnovata.

Oggi il rifugio dispone di 160 posti letto. Ogni anno vi pernottano circa 5000 persone.

Il prezzo per un pernottamento con mezza pensione (cena e colazione) è di 69 franchi (non membri del Club alpino svizzero – CAS) o di 58 franchi (membri).

Le condizioni nella capanna sono spartane. I servizi igienici sono esterni e le camere semplici e scricchiolanti. Per ragioni d’igiene è obbligatorio disporre di un proprio sacco a pelo.

Nel 2008 inizierà la costruzione di una nuova capanna che sostituirà quella attuale. Il progetto, co-finanziato dal CAS e dal Politecnico federale di Zurigo, prevede la realizzazione di una capanna tecnologicamente avanzata e dall’architettura decisamente attrattiva.

A forma di poligono irregolare e ricoperta di pannelli solari, la nuova capanna del Monte Rosa costerà 5.7 milioni di franchi.

Il progetto vuole dimostrare che, a costi contenuti, è possibile realizzare un’architettura eccellente dotata di tecnologia moderna, a tutto beneficio della sostenibilità.

Da Zermatt, uno dei più rinomati centri turistici del Vallese, prendere la ferrovia a cremagliera del Gornergrat. Scendere a Rotenboden, la penultima stazione, a quota 2800 metri.

Da lì è segnalato il sentiero che porta alla capanna del Monte Rosa. Dopo una lunga traversata diagonale di un ripido pendio, si raggiungono i ghiacciai e la morena centrale, dove la via da seguire è indicata da bandierine rosse.

L’arrampicata finale sulla sassaia è caratterizzata da un sentiero alpinistico dotato di corde di sicurezza e scalini di legno impiantati nella roccia.

La durata della passeggiata da Rotenboden alla capanna varia tra le 3 e le 4 ore.

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