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Amianto: Eternit deve collaborare con la giustizia italiana

Soltanto dalla metà degli anni '70 vennero adottate severe misure di sicurezza contro l'amianto Keystone

La Svizzera intende dar seguito alla rogatoria della Procura di Torino che indaga su casi di lavoratori italiani morti in seguito ad esposizione all'amianto alla Eternit di Niederurnen (GL).

Il Tribunale federale ha respinto un ricorso del cementificio, che si opponeva alla consegna della lista dei suoi ex dipendenti italiani e di documenti della Suva.

Aperta nel settembre 2001, dopo la segnalazione di una morte sospetta in provincia di Torino, l’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Raffaele Guariniello si riferisce all’ipotesi di reato di omicidio colposo in 22 casi di ex lavoratori della Eternit morti dopo il rientro in Italia per malattie legate all’amianto.

La Svizzera ha ricevuto una richiesta di assistenza giudiziaria dall’Italia nel novembre del 2001.

Assistenza temporaneamente ridotta

Nell’agosto del 2002 l’ufficio del giudice istruttore glaronese ordinò la consegna dei documenti che la procura torinese chiedeva di acquisire.

Si trattava del libro matricola dei dipendenti di Eternit, nonché di una serie di misurazioni ambientali effettuate sul posto e di dati sui lavoratori italiani raccolti dall’Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni, l’allora INSAI, oggi Suva.

In seguito ad un primo ricorso del cementificio glaronese, che appartiene al gruppo Holcim di Thomas Schmidheiny, il Tribunale cantonale glaronese decise alla fine del 2002 di limitare l’assistenza giudiziaria ai casi riguardanti lavoratori italiani che non risiedono più in Svizzera e che non sono deceduti in Svizzera.

Per il resto il Tribunale cantonale confermò la decisione dell’istanza precedente e Eternit inoltrò un nuovo ricorso al Tribunale federale (TF).

Nessuna prescrizione

Per quanto riguarda la consegna dei documenti della Suva, il TF ha ora stabilito che Eternit non ha facoltà di ricorso, non essendo direttamente parte in causa. La parte del ricorso che riguardava la lista degli ex dipendenti è invece stata respinta.

Eternit sosteneva che in base alla richiesta italiana, l’ultimo possibile caso di contatto con l’amianto risale al 1991 e che quindi tutti gli eventuali omicidi colposi sono in ogni caso prescritti in base al diritto svizzero.

I giudici della massima istanza elvetica sono invece arrivati alla conclusione che la questione della prescrizione non si pone in base alla normativa che si applica in questi casi, ossia l’accordo europeo sull’assistenza giudiziaria.

Inoltre, contrariamente a quanto sostenevano i ricorrenti, la rogatoria italiana è sufficientemente motivata.

Anche se in modo conciso – ha sentenziato il TF – l’oggetto del procedimento italiano è motivato con sufficiente chiarezza: gli inquirenti torinesi ritengono che esista un certo sospetto che i responsabili di Eternit non abbiano preso tutte le precauzioni possibili per proteggere i loro dipendenti dall’esposizione all’amianto.

Eternit: “Abbiamo fatto il possibile”

Reagendo alla sentenza del TF, Eternit ribadisce in una nota di aver fatto tutto quanto necessario, sulla base delle conoscenze disponibili all’epoca, per proteggere la salute delle maestranze.

Ai responsabili dell’epoca non si possono quindi fare rimproveri e non c’è nessun motivo che giustifichi l’apertura di una procedura penale, si legge ancora nella nota.

Eternit deplora che nonostante le misure prese, circa 50 ex dipendenti siano morti finora per tumori provocati dall’amianto.

La decisione del TF – scrive ancora Eternit – non ha alcuna conseguenza per gli ex collaboratori colpiti da una malattia provocata dall’amianto. Tutti sono infatti assicurati presso la Suva, che accorda le sue prestazioni indipendentemente dal paese di residenza.

swissinfo e agenzie

Il procedimento si riferisce all’ipotesi d’omicidio colposo di 22 ex lavoratori italiani, impiegati dalla Eternit tra il 1960 e il 1970;

Dopo il rientro in Italia, i 22 stagionali sono morti di mesotelioma, una forma di tumore originata dal contatto con l’amianto;

L’Eternit si difende sostenendo d’aver sempre fatto il possibile per proteggere i suoi dipendenti, tenuto conto delle conoscenze scientifiche dell’epoca;

La ditta svizzera ha sospeso qualsiasi lavorazione dell’amianto dal 1994.

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