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Amianto: l’ABB subisce un nuovo smacco

L'amianto continua a causare sudori freddi all'ABB Keystone Archive

La giustizia statunitense ha rifiutato di integrare due filiali del gruppo elvetico-svedese al piano per risarcire le vittime dell'amianto.

Il verdetto è stato pronunciato dalla stessa corte che aveva rifiutato in dicembre l’accordo proposto dall’ABB.

Due filiali dell’ABB negli Stati Uniti, la Lummus e la Basic, non saranno integrate nell’accordo da 1,2 miliardi di dollari (1,4 miliardi di franchi) che l’azienda sta negoziando con le vittime dell’amianto.

Il tribunale d’appello di Filadelfia ha infatti respinto una richiesta in tal senso inoltrata da parte della società elvetico-svedese in dicembre, stando a quanto si è appreso giovedì.

Un verdetto atteso

La decisione negativa era attesa, ha affermato il portavoce dell’ABB Thomas Schmidt. Per le due società, per le quali l’ABB sta cercando un acquirente, verranno vagliate nuove soluzioni.

L’ABB ha definito «insignificanti» le procedure pendenti nei confronti delle sue due filiali. Le denunce sporte contro queste due aziende sono circa 15’000, mentre quelle che dovrebbero poter essere risolte grazie all’accordo da 1,2 miliardi circa 111’000.

Accordo ancora da definire

Ad inizio dicembre, la medesima corte di Filadelfia aveva rinviato ad una corte distrettuale la bozza d’accordo presentata dall’ABB, per verificare se tutti i danneggiati sono stati trattati nello stesso modo.

L’avvocato delle vittime dell’amianto, Steven Kazan, aveva chiesto al gruppo elvetico-svedese di trattare equamente tutti i querelanti. Secondo il legale, i denuncianti intervenuti tardivamente dopo la scadenza del 2002 sono trattati peggio rispetto a quelli che in precedenza avevano accettato la proposta di transazione e avevano già ottenuto parte dei risarcimenti.

La rivendicazione potrebbe costare al gruppo elvetico-svedese 1,5 miliardi di dollari supplementari.

Conseguenze nefaste in Borsa

Alla Borsa svizzera, la notizia che le due filiali non verranno integrate all’accordo ha penalizzato l’azione dell’ABB. Poco dopo l’annuncio, il titolo ha perso infatti il 5,5%, per poi risalire un po’ la china di qualche punto e chiudere a meno 3,25%.

In dicembre, dopo che la giustizia americana aveva respinto la bozza d’accordo, l’azione era letteralmente sprofondata, perdendo più del 10%.

All’origine del problema la Combustion Engineering

Il problema dell’amianto per l’ABB deriva dalla società statunitense Combustion Engineering, acquistata nel 1990 e oggi sotto la protezione della legge americana sui fallimenti.

La ditta negli anni ’60 e ’70 fabbricava caldaie che contenevano questa materia, altamente cancerogena. Con questa impresa, la Lummus e la Basic possedevano in comune dei siti di produzione.

Il dossier amianto rischia di costare molto caro comunque non solo all’ABB, ma all’economia nel suo insieme, in particolare quella americana. Secondo una valutazione, tutti i processi legati a questa sostanza potrebbero provocare solo negli Stati Uniti costi pari a 80 miliardi di dollari.

swissinfo e agenzie

La giustizia statunitense ha rifiutato di includere due filiali dell’ABB nell’accordo negoziato da quest’ultima con le vittime dell’amianto.

Più di 100’000 persone hanno querelato l’ABB per i danni alla salute provocati da questa sostanza.

L’ABB ha proposto un risarcimento complessivo extragiudiziale di 1,4 miliardi di franchi.

La maggior parte dei querelanti ha approvato la proposta, ma una minoranza di loro e le compagnie d’assicurazione hanno fatto ricorso.

Ad inizio dicembre, un tribunale di Filadelfia ha chiesto a una corte distrettuale americana di riesaminare l’accordo.

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