Amnesty punta il dito contro gli abusi nell’asilo
Amnesty International ha chiesto al Comitato ONU contro la tortura di non evitare critiche alla Svizzera al momento in cui presenterà la sua situazione interna.
La sezione elvetica dell’organizzazione umanitaria si dice particolarmente preoccupata per l’inasprimento della legge sull’asilo e per l’utilizzo di nuove armi da parte della polizia.
Venerdì e lunedì, le autorità elvetiche dovranno presentare di fronte al Comitato dell’ONU contro la tortura i passi intrapresi per prevenire e punire gli atti di tortura nel paese.
Il rapporto stila un quadro generale della situazione, dall’asilo ai rimpatri forzati, passando dai diritti delle persone prese in custodia dalla polizia e dal trasporto dei prigionieri.
Metodi discutibili e dagli effetti sconosciuti
Amnesty International (AI) concentra le sue critiche sul progetto di legge presentato in novembre dal ministro della giustizia Christoph Blocher, in cui sono definiti i metodi autorizzati e non per rimpatriare gli stranieri che rifiutano di abbandonare volontariamente il paese.
Il testo elenca ad esempio vari tipi di strumenti (manette, armi ad effetto elettroshock, manganelli,…) il cui utilizzo è consentito in casi estremi.
Le statistiche dicono che dal 1999 due stranieri – un palestinese e un nigeriano – sono deceduti durante la fase di rimpatrio forzato, condotta dalla polizia.
«Abbiamo sempre affermato che le armi ad effetto elettroshock non dovrebbero essere utilizzate prima di un’analisi delle conseguenze che possono avere sulla salute», dichiara a swissinfo Denise Graf, collaboratrice presso la sezione elvetica di AI.
Richiedenti l’asilo
L’organizzazione internazionale a favore dei diritti dell’uomo si dice inoltre preoccupata per l’inasprimento della legge sull’asilo (votata in marzo dal Consiglio degli Stati, la Camera alta), che prevede di applicare procedure più rapide e una maggiore pressione sugli stranieri la cui domanda d’asilo è stata respinta.
Secondo le parole di Graf, i diritti dei richiedenti l’asilo si stanno sempre più riducendo. In alcuni casi la situazione è addirittura definita «disperata».
«Con la nuova legge, il periodo di detenzione massimo sarà raddoppiato: ciò significa che i richiedenti l’asilo possono in teoria essere imprigionati per 24 mesi. E questo senza aver commesso alcun crimine», indica la collaboratrice di AI Svizzera.
Denise Graf è pure inquieta a causa del numero crescente di violazioni dei diritti umani perpetrate da addetti privati alla sicurezza nei centri di accoglienza e dalle difficoltà, sempre maggiori, che devono affrontare i rifugiati prima di usufruire di un aiuto legale.
Il Comitato dell’ONU contro la tortura, AI e altre organizzazioni non governative esporranno le proprie posizioni durante l’incontro di mercoledì prossimo.
Attese le risposte elvetiche
Per quel che concerne la situazione in Svizzera, l’agenzia dell’ONU ha già pubblicato una lista di punti sui quali intende discutere con le autorità elvetiche.
In particolare, ha chiesto ragguagli in merito alle procedure di rimpatrio forzato e indicazioni sull’esito delle direttive intercantonali introdotte nel 2002, che proibiscono l’utilizzo di maschere e cappucci sui detenuti.
Il Comitato vuole anche certificarsi delle condizioni di detenzione dei richiedenti l’asilo negli aeroporti prima di essere espulsi, oltre a chiedere dettagli sull’assistenza fornita (cibo, acqua, accesso ai servizi igienici,…).
Rispetto dei diritti umani
Ma non è tutto. Gli esperti dell’ONU intendono inoltre chiedere alla Svizzera perché la definizione di tortura, contenuta nella Convenzione internazionale sulla tortura (ratificata da Berna nel 1986), non figura ancora nel Codice penale.
Il rappresentante della delegazione elvetica e vice direttore dell’Ufficio federale di giustizia Bernardo Stadelmann afferma di non voler rilasciare alcun commento prima degli incontri di Ginevra.
Dal canto suo, il portavoce dell’Alto Commissariato ONU per i diritti umani José Luis Diaz indica che il Comitato annuncerà entro fine mese le sue raccomandazioni e osservazioni sul rispetto della Convenzione da parte della Svizzera.
swissinfo, Adam Beaumont
(traduzione: Luigi Jorio)
Il gruppo di esperti indipendenti del Comitato ONU contro la tortura si occupa dell’attuazione della Convenzione contro la tortura e altri trattamenti crudeli, disumani e degradanti.
La Svizzera, uno dei 139 Paesi firmatari della Convenzione, ha ratificato il testo dell’ONU nel dicembre del 1986.
Durante la sua prossima sessione di 3 settimane a Ginevra, il Comitato contro la tortura si chinerà sulle misure adottate da Svizzera, Togo, Canada, Finlandia, Albania, Uganda e Barhain per prevenire e punire gli atti di tortura.
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