Anche la Svizzera nel sogno europeo dei cinesi
Fa Guo, Rui Shi, Yi Da Li. Ovvero Francia, Svizzera ed Italia. Per i cinesi è “il triangolo d’oro”, dove sognano di trascorrere le vacanze.
Anche il vecchio continente è ormai accessibile per milioni di cinesi. E Svizzera Turismo intende ritagliarsi una fetta dell’enorme torta.
Pechino, corso Jianguomenwai, torre Scitech. Al sesto piano, un locale tappezzato d’immagini, a queste latitudini, decisamente esotiche: corni delle Alpi, laghetti, trenini, ghiacciai, il Cervino, l’Eiger, la Jungfrau.
Circondate da queste idilliache cartoline, quattro ragazze cinesi formano la locale testa di ponte di Svizzera Turismo (ST). Fin dal 1998, quale prima organizzazione turistica europea, partita all’assalto dell’Impero di mezzo.
“L’attrazione per l’Europa è incredibile” mi dice Wenjia Zhang, responsabile di ST a Pechino. “La gente sogna Parigi, Roma e le montagne svizzere”.
E quando parla di gente, intende dire molta gente: l’Organizzazione mondiale del turismo stima che entro il 2020 saranno 100 milioni i cinesi a viaggiare all’estero.
Un bacino enorme. Da sfruttare, cosi come la fama paradisiaca di cui gode la Svizzera. Aria pura, paesaggi incantevoli ed orologi di qualità.
Le colonne al Gottardo, il rumore degli aerei e il deficit della Confederazione non rientrano nell’immagine che i cinesi si fanno della Svizzera.
La tanto sospirata firma
In novembre, la Svizzera aveva finalmente ottenuto lo statuto di “destinazione turistica approvata” (ADS).
Una facilitazione importante, tanto per i turisti, quanto per chi, come ST, vuole far conoscere le bellezze delle Alpi sul mercato cinese.
“Senza ADS non potevamo pubblicizzare apertamente le vacanze in Svizzera”, rileva Wenjia Zhang. “Informavamo discretamente i media o le agenzie interessate, ma non potevamo sottoporre al grande pubblico le nostre offerte”.
Nel 2002 i pernottamenti di cinesi in Svizzera sono stati 130’000. Con il nuovo statuto dovrebbero raddoppiare in un paio d’anni e raggiungere il milione nel 2015.
Tuttavia, al momento, tutto e ancora bloccato. “L’ADS non e ancora stato firmato dai rispettivi governi e non abbiamo nessuna idea di quando entrerà in vigore”, dice Wenjia Zhang.
Cosa visitare?
Nell’enorme paese sono circa 500 le agenzie abilitate a condurre cittadini cinesi all’estero.
Chi si reca in Europa per la prima volta vuole però vedere molto del vecchio continente. Alcuni gruppi, in una corsa affannata, rimbalzano tra 8-9 Stati (e magari 30-40 attrazioni turistiche) in 10-12 giorni. In questi casi, ma anche in situazioni meno estreme, ogni minuto conta.
“Molti sognano le Alpi svizzere, ma pochi operatori sanno esattamente cosa proporre o i tempi di percorrenza, ad esempio tra Zurigo e Ginevra”, sottolinea Wenjia Zhang. “Ed allora si rivolgono a noi: siamo l’equivalente di una finestra sulla Svizzera”.
Un visto di troppo
In Cina si dice: “risparmia a casa ma prendi abbastanza denaro in viaggio”. Ed i cinesi, almeno quelli benestanti che possono permettersi l’Europa, non si fanno pregare.
Durante i loro soggiorni in Svizzera spendono in media 350-450 franchi al giorno. Notevole. Tanto che Wenjia Zhang, completamente votata alla causa del turismo elvetico, si mangia le mani pensando alla non partecipazione della Svizzera all’area Schengen.
“Chi viaggia in Europa, visita quindici Stati con un solo visto Schengen”, si rammarica. “La Svizzera continua a richiederne uno tutto per sé. Ciò significa un’altra procedura, altro tempo perso”.
Considerando i tempi stretti con i quali i cinesi organizzano i loro viaggi, ciò finisce spesso per essere determinante. “Numerosi clienti rinunciano alla Svizzera a causa di questa complicazione”.
Servizio rapido ed acqua calda
Tuttavia, molti cinesi arriveranno. La crescita economica da capogiro li sta arricchendo. Anni di chiusura li hanno resi avidi di (ri)scoperta del mondo.
E il mondo, anche quello elvetico, dovrà a sua volta scoprire questo nuovo tipo di cliente: che non ha nessuna pazienza al ristorante, che esige acqua calda da bere e che, spesso e volentieri, si esprime soltanto in…cinese. Bisognerà imparare a conoscersi.
Con ancora negli occhi le sfavillanti immagini dei cataloghi turistici, mi avvio per le strade di Pechino. Ho voglia di una passeggiata.
Il costante, sconfinato ingorgo è tuttavia terribilmente presente, la giornata grigia e polverosa, l’aria irrespirabile. Tossisco. Ed intuisco almeno uno dei motivi per i quali molti cinesi sognano il verdissimo paesaggio dell’Oberland bernese.
swissinfo, Marzio Pescia, Pechino
Sono una quarantina gli Stati che dispongono dello statuto ADS;
La Svizzera l’ha ottenuto nel novembre 2003, ma non e ancora chiaro quando entrerà in vigore.
Nel 2002, in Svizzera si sono registrati 65 milioni di pernottamenti nelle diverse categorie di alberghi.
La clientela indigena è nettamente la principale fruitrice delle infrastrutture turistiche elvetiche: gli svizzeri rappresentano il 55% dei pernottamenti.
Seguono i tedeschi (18.26%), gli olandesi (3.83%), gli inglesi (3.71%) e gli americani (2.74%).
I cinesi sono in 24esima posizione con 130’000 pernottamenti (0.2%). Grazie all’ADS, si stima che nel giro di una decina d’anni potrebbero superare il milione.
L’Organizzazione mondiale del turismo ritiene che nel 2020 saranno 100 milioni i cittadini cinesi a viaggiare all’estero. Oggi sono circa un decimo.
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