Ancora molto da fare per il Darfur
Al suo rientro da una visita di cinque giorni in Sudan, la ministra svizzera degli affari esteri Micheline Calmy-Rey ha illustrato la gravità della crisi umanitaria in corso nella regione del Darfur.
Secondo la responsabile della diplomazia svizzera, gli aiuti internazionali sono ancora insufficienti.
“La capacità di risposta del governo e delle organizzazioni internazionali a questa crisi umanitaria è ancora insufficiente”, ha dichiarato martedì Micheline Calmy-Rey, tracciando un bilancio davanti alla stampa del suo viaggio in Sudan.
Scopo della visita della ministra degli esteri svizzera era di verificare sul posto la portata della catastrofe umanitaria in corso nella regione occidentale del Darfur e di accertare le possibilità di intervento da parte della Confederazione.
Mentre si delinea una soluzione di pace nella guerra civile scoppiata oltre 20 anni fa nel Sud del paese, una nuova drammatica emergenza alimentare si è aperta nel Darfur, teatro di un nuovo conflitto dalla primavera del 2003.
Gli scontri tra le popolazioni contadine nere e le milizie arabe, sostenute dal governo, hanno provocato finora la morte di almeno 10’000 persone, oltre che 1 milione di sfollati e 200 mila profughi, fuggiti nel Ciad.
Sicurezza non garantita
Per giungere ad una soluzione nella crisi del Darfur, bisognerà risolvere il problema della sicurezza, ha sottolineato Micheline Calmy-Rey. “La popolazione non farà ritorno nei villaggi, fino a quando la sicurezza non sarà garantita”.
“Al temine degli incontri che ho avuto con il presidente sudanese, il ministro degli affari esteri e il ministro dell’interno, il governo di Khartoum ha rilasciato una dichiarazione in cui si impegna ad adottare delle misure per proteggere la popolazione in fuga”.
Secondo la responsabile della diplomazia elvetica, le autorità sudanesi starebbero ventilando la possibilità di trasferire nel Darfur una parte delle truppe stazionale nel Sud del paese per porre fine alle attività delle milizie.
“È senza dubbio il risultato dell’enorme pressione internazionale esercitata negli ultimi giorni su Khartoum”, ha detto Micheline Calmy-Rey.
Anche il segretario di Stato americano Colin Powel e il segretario generale dell’Onu Kofi Annan sono in visita a Khartoum, tra martedì e mercoledì, per sollecitare il governo sudanese ad allentare la morsa repressiva e a spalancare le porte ai soccorsi umanitari nel Darfur.
Soluzione politica ancora lontana
Per Micheline Calmy-Rey si tratta evidentemente anche di un problema politico.
“Una soluzione politica è molto difficile”, ha affermato la ministra elvetica degli esteri, secondo la quale sarebbe forse il caso di integrare la questione del Darfur nel piano di pace tra il Nord e il Sud del Sudan.
“L’accordo di pace tra il Nord e il Sud potrebbe servire da modello anche per il Darfur”, ha aggiunto Micheline Calmy-Rey, ricordando il contributo offerto dalla Svizzera per giungere ad una soluzione di questo conflitto che ha insanguinato il Sudan dal 1983.
La guerra civile che ha opposto l’esercito del regime mussulmano di Khartoum alle forze ribelli del Movimento di liberazione del sud del Sudan (SPLM) è costata la vita a circa 2 milioni di persone.
La Confederazione si è impegnata in particolare a ottenere un cessate il fuoco nella regione dei monti Nuba, concluso nel gennaio del 2002 in un riunione al Bürgenstock, nel canton Nidwaldo.
Nell’ambito dei negoziati finali tra Nord e Sud Sudan, il Dipartimento federale degli affari esteri ha messo un esperto a disposizione dei negoziatori riuniti a Nairobi, in Kenya.
Speranze per il Sud del Sudan
E, proprio in questi giorni, si fa sempre più concreta la speranza di giungere finalmente ad una soluzione di pace per il Sud del paese.
In base all’accordo firmato a inizio giugno dai negoziatori, il Sud del Sudan potrà mantenere un proprio esercito e disporre della metà degli introiti provenienti dalle vendite del petrolio.
“Il Sud del paese non può lamentarsi di venire marginalizzato con questo accordo. E sono pure previste delle misure di sorveglianza per garantire la sua attuazione”, ha affermato ottimista l’ambasciatore Josef Bucher che ha accompagnato Micheline Calmy-Rey nel corso della sua visita in Sudan.
Lunedì, la ministra degli esteri ha tra l’altro assistito alla prima riunione di tutti i 300 capi tribali del Sud del paese, alla quale ha partecipato anche John Garang, il leader del Movimento di liberazione del sud del Sudan (SPLM).
Il principale movimento ribelle ha informato i responsabili tribali dello sviluppo dei negoziati di pace con il governo di Khartoum.
swissinfo e agenzie
Secondo organizzazioni non governative, milizie arabe stanno attuando un’operazione di “pulizia etnica” contro la popolazione nera nella regione del Darfur.
Il conflitto avrebbe già provocato almeno 10’000 morti e 1 milione di sfollati e rifugiati.
La Svizzera ha stanziato finora 6,4 milioni di franchi in favore delle vittime nel Darfur.
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