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André Dosé coinvolto nell’inchiesta su Bassersdorf

André Dosé ritiene le accuse "prive di ogni fondamento" Keystone

Il Ministero pubblico della Confederazione estende la sua inchiesta sulla catastrofe aerea di Bassersdorf (Zurigo) a tre manager della Crossair, tra cui l’ex-direttore della Swiss André Dosé.

Anche l’ex-direttore dell’Ufficio federale dell’aviazione civile figura tra le persone coinvolte.

Il dimissionario presidente della direzione generale di Swiss André Dosé e l’ex-direttore dell’Ufficio federale dell’aviazione civile André Auer sono ufficialmente indagati per il crash del Jumbolino Crossair a Bassersdorf (presso Zurigo) del 24 novembre 2001, costato la vita a 24 persone.

Omicidio colposo

L’ipotesi di reato è omicidio colposo e lesioni colpose gravi. Il Ministero pubblico della Confederazione ha comunicato venerdì che l’inchiesta, inizialmente aperta contro ignoti dopo la presentazione del rapporto sull’incidente, si è ora concentrata su quattro persone.

Il rapporto dell’Ufficio federale d’inchiesta sugli incidenti aerei (UIIA), pubblicato il 3 febbraio scorso, aveva rivelato gravi errori di negligenza da parte di Crossair.

Gli errori di Crossair e UFAC

Il rapporto ha messo in evidenza le responsabilità del pilota nell’incidente, ma anche sottolineato che i responsabili di Crossair “non hanno valutato in maniera pertinente le prestazioni del comandante”.

Nel dettaglio, la lista delle negligenze stigmatizzate dal rapporto è lunga. In particolare emergono frequenti violazioni dei regolamenti sulla sicurezza e una diffusa inefficienza dei meccanismi interni alla compagnia per garantire la sicurezza.

Quanto all’UFAC, che non ha mai imposto un audit alla Crossair, l’UIIA scriveva: “Una sorveglianza sistematica dell’attività aeronautica da parte dell’attività di sorveglianza avrebbe forse permesso di riconoscere i problemi del comandante… Ciò avrebbe anche permesso di constatare che gli equipaggi della compagnia derogavano spesso alle regole di procedura”.

Quattro indagati

Oltre ad Auer e a Dosé – implicato quale allora numero uno di Crossair e capo delle operazioni – nel mirino degli inquirenti sono finiti il capo operazioni in funzione al momento del disastro e il capoistruttore del tipo di aereo coinvolto nella sciagura.

Gli inquirenti non escludono infatti la possibilità che altre persone siano coinvolte nella procedura penale, ma ricordano che per tutti gli indagati vale la presunzione d’innocenza fino alla sentenza.

Da parte sua, Dosé ha assicurato che “farà di tutto” per respingere le accuse formulate dalla magistratura che considera “ingiustificate e prive di ogni fondamento”.

In un comunicato, l’ex-direttore di Swiss dichiara che “L’incidente del 24 novembre 2002 è stato per me il peggior momento degli ultimi tre anni”.

“Mi sono sempre assunto in pieno la responsabilità riguardo alla legge. Saluto quindi con favore l’inchiesta odierna. Sono convinto che emergerà come io non abbia alcuna colpa nel tragico incidente”, aggiunge Dosé.

Swiss decapitata

André Dosé aveva rassegnato mercoledì le dimissioni dalla carica di presidente della direzione di Swiss. Per giustificare la decisione, aveva evocato la possibilità di una procedura penale nei suoi confronti dal parte del Ministero pubblico.

Alla testa di Swiss è stato nominato ad interim l’olandese Pieter Bouw, presidente del consiglio di amministrazione.

swissinfo e agenzie

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