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Aperto il processo contro il nazionalista turco Perinçek

Dogu Perinçek, il capo del Partito turco dei lavoratori, durante una conferenza tenuta lunedì scorso a Renens Keystone

A Losanna è iniziato il procedimento penale a carico di Dogu Perinçek. Il nazionalista turco è accusato di aver violato la legge sul razzismo, negando a più riprese il genocidio del popolo armeno.

Il controverso processo, seguito a Losanna da decine di attivisti turchi, rischia di ravvivare le tensioni tra la Svizzera e la Turchia.

I rapporti tra Svizzera e Turchia potrebbero essere messi in prova in questi giorni in seguito al processo intentato a Losanna al nazionalista turco Dogu Perinçek, accusato di discriminazione razziale per aver deliberatamente negato in diverse occasioni il genocidio armeno.

Secondo la volontà del procuratore pubblico vodese Eric Cottier, il procedimento penale dovrebbe affrontare la questione armena esclusivamente dal profilo giuridico e non da quello storico. La pubblica accusa considera infatti il genocidio armeno come un fatto stabilito, dal momento che è stato riconosciuto dal Consiglio nazionale e pure dal Parlamento vodese.

Ciò nonostante sembra inevitabile che il processo debba assumere anche un valore storico e politico. Le autorità turche, che ammettono unicamente l’esistenza di massacri, hanno già manifestato più volte il loro disappunto in passato, quando la tragedia del popolo armeno era stata evocata e riconosciuta in Svizzera come genocidio.

In difesa della “Turchia calunniata”, circa 150 nazionalisti turchi si sono radunati martedì mattina nella Piazza della Riponne a Losanna per esprimere il loro sostegno a Perinçek.

Denunce in vari cantoni

Giunto in Svizzera nel luglio 2005 in occasione delle celebrazioni dell’82esimo anniversario del Trattato di Losanna, Dogu Perinçek, capo del Partito turco dei lavoratori, aveva negato pubblicamente in un discorso a Glattbrugg, nel canton Zurigo, il genocidio armeno del 1915-18, definendolo “una bugia internazionale”.

Il canton Zurigo aveva immediatamente aperto una procedura in base all’articolo 261bis del Codice penale. Il leader turco aveva poi ripetuto le sue affermazioni in altri cantoni, fra i quali Vaud, facendo scattare altrettante denunce.

Il cantone romando è stato quindi incaricato di occuparsi di tutti i procedimenti aperti nei suoi confronti in Svizzera, una procedura che il negazionista ha tentato di ostacolare davanti al Tribunale penale federale, per poi rinunciarvi.

Prima mondiale

Per l’Associazione Svizzera-Armenia (ASA), che si è costituita parte civile in questo processo, l’eventuale condanna per discriminazione razziale di Perinçek sarebbe una “prima mondiale”.

Gli armeni lottano da decenni in tutto il mondo, e anche in Svizzera, per far riconoscere come genocidio dalla comunità internazionale e dalle autorità turche l’uccisione di almeno 1 milione di persone di origine armena tra il 1915 e il 1918.

Il vice-presidente dell’ASA Sarkis Shahinian sottolinea che l’associazione “si farà discreta durante il procedimento”, ma qualifica di “inaccettabile” e di “tentativo d’intimidazione” la mobilitazione promossa dal Comitato Talat Pasha a favore del leader turco.

Processo seguito in Turchia

In un documento diffuso su internet, il Comitato Talat Pacha (dal nome del ministro turco degli interni dell’epoca) afferma che il processo di Dogu Perinçek “è quello della Turchia”.

Il movimento nazionalista ha lanciato un appello “alla solidarietà” per difendersi contro “le pressioni dell’organizzazione Super-NATO diretta dagli Stati Uniti”, che avrebbero spinto la magistratura vodese ad incriminare il leader nazionalista.

Il Comitato si rallegra pure di essere riuscito, con la sua lotta, a “rovesciare l’opinione pubblica europea”.

Critiche a Christoph Blocher

I nazionalisti turchi citano l’esempio del ministro svizzero della giustizia Christoph Blocher, il quale, durante una visita in Turchia nell’ottobre scorso, aveva dichiarato di voler modificare la legge svizzera sul razzismo.

Questa proposta, respinta in seguito dal Consiglio federale, aveva sollevato numerose critiche in Svizzera. Pure al centro di critiche nei giorni scorsi l’incontro avvenuto a Berna sabato scorso tra Cristoph Blocher e il ministro della giustizia turco Cemil Cicek.

Secondo la stampa, il capo del Dipartimento di giustizia e polizia avrebbe dovuto rinunciare a tenere questo incontro pochi giorni prima dell’apertura del processo di Losanna. Da parte sua, Blocher ha dichiarato di non aver parlato con il suo interlocutore turco di questo procedimento penale.

swissinfo e agenzie

Dogu Perinçek, capo del Partito turco dei lavoratori, è accusato di aver violato la norma penale contro il razzismo. In una serie di discorsi tenuti nell’estate del 2005 nei cantoni Vaud, Zurigo e Berna, Perinçek aveva negato il genocidio del popolo armeno avvenuto negli anni 1915-1918.

Il genocidio è stato riconosciuto in Svizzera dal Consiglio nazionale, come pure dai parlamenti dei cantoni Vaud e Ginevra. Questi riconoscimenti avevano suscitato in passato alcune tensioni tra la Svizzera e la Turchia.

La norma penale contro il razzismo (articolo 261bis del Codice penale) è stata approvata nel 1994 in votazione federale con una maggioranza del 54,7%.

Le disposizioni legali, entrate in vigore nel 1995, vietano ogni forma di incitazione all’odio o alla discriminazione di persone che appartengono ad altre razze, etnie o religioni. È pure punibile la negazione di un genocidio.

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