Appello per una più forte partecipazione svizzera alla NATO
L'impegno militare svizzero nel quadro della NATO è importante per testimoniare solidarietà internazionale. Lo sostiene Robert Mayor, ambasciatore svizzero presso la NATO.
La cooperazione militare funziona bene, ma secondo Mayor questioni di politica interna frenano notevolmente il suo sviluppo.
Sarebbe “molto spiacevole” se la Svizzera rinunciasse alla cooperazione internazionale in ambito militare, ha detto Robert Mayor alla vigilia del suo pensionamento previsto per il prossimo 1. marzo.
Dal 2003 a Bruxelles, il diplomatico svizzero è alla testa dell’ambasciata elvetica incaricata delle relazioni con la NATO e con le autorità belga.
La Svizzera non fa parte del Patto Atlantico (NATO) ma dieci anni fa ha aderito al Partenariato per la pace (PPP), una piattaforma di cooperazione tra i paesi membri e quelli non membri della NATO.
Manovre pre-elettorali
Secondo Robert Mayor, la recente domanda dell’Unione democratica di centro (UDC – destra nazionalista) per un ritiro della Svizzera dal PPP rappresenta una mossa tattica in vista delle elezioni federali.
L’ambasciatore rileva inoltre che la collaborazione della Svizzera con questo organo è più prudente rispetto a quelle degli altri 4 paesi neutrali dell’Europa dell’ovest che ne fanno parte (Finlandia, Irlanda, Austria e Svezia).
Resta che “l’alleanza” in parlamento tra sinistra e UDC frena l’impegno militare della Svizzera all’estero. Mayor, riferendosi a “realtà di politica interna”, ammette che ad esempio in Afghanistan la presenza svizzera è puramente simbolica (due ufficiali).
Al contrario, la Confederazione offre un contributo “molto apprezzato” nei Balcani, in particolare in Kosovo, dove Berna ha messo 200 soldati a disposizione della forza internazionale per il mantenimento della pace.
Impegno utile
La Confederazione gioca un ruolo importante anche sul piano civile, sottolinea Mayor che cita ad esempio il Controllo democratico delle forze armate (DCAF) e il Centro di politica di sicurezza (GCSP), due istituzioni basate a Ginevra.
Secondo l’ambasciatore sarebbe auspicabile che la Svizzera impieghi un maggior numero di soldati nelle operazioni internazionali a favore della pace, organizzate sotto l’egida della NATO, dell’ONU o dell’Unione europea.
L’esercito svizzero approfitta in modo molto concreto di queste collaborazioni all’estero, aggiunge, precisando che anche un esercito di milizia deve poter far fronte a nuove minacce come quella del terrorismo.
Ministri assenti
L’ultimo vertice NATO al quale hanno partecipato i consiglieri federali incaricati del dossier, il ministro della difesa Samuel Schmid e la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey, è stato quello del 2004 a Istanbul.
Da allora il governo svizzero ha disertato tutti i successivi incontri ufficiali della NATO.
Mayor sottolinea tuttavia che queste assenze non hanno particolari conseguenze per le relazioni tra Berna e l’organizzazione internazionale. La cooperazione viene in effetti attuata soprattutto a livello di esperti.
swissinfo e agenzie
Dopo la fine della Guerra fredda, il Patto atlantico (NATO) – ex nemico del Patto di Varsavia – ha proposto l’istituzione di una nuova cornice comune. È così nato il Partenariato per la pace (PPP).
Oggi partecipano al partenariato 20 Stati dell’est e del sud-est europeo, del sud del Caucaso, dell’Asia centrale e 5 paesi neutrali dell’Europa occidentale: Svizzera, Austria, Finlandia, Irlanda e Svezia.
Ogni Stato è libero di fissare assieme alla NATO in quali ambiti intende cooperare con questa organizzazione e con gli altri paesi membri del PPP.
Dal 1997 la Svizzera dispone di una missione permanente presso il quartiere generale di Bruxelles della NATO.
I membri della rappresentanza elvetica partecipano a numerosi comitati e contribuiscono allo sviluppo di diversi partenariati.
La missione informa le autorità politiche svizzere sulle scelte della NATO in materia di politica di sicurezza, un compito importante durante le crisi.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.