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Bali: dispositivo di crisi alla prova

Le zone rosse sono le più "sconsigliate" come meta di viaggio swissinfo.ch

Ancora sotto choc a causa dell'attentato che è costato la vita a 2, forse 3 svizzeri, la Confederazione ha tuttavia reagito rapidamente.

Nell’isola indonesiana si trovano ancora circa 400 turisti elvetici: solo 7 intendono interrompere la vacanza.

Essere davvero pronti è impossibile

Il sistema di gestione di crisi sembra aver superato la prova: basato sulla protezione consolare e le raccomandazioni di viaggio del Dipartimento degli esteri, è stato messo a punto sulla base delle tragiche lezioni degli attentati di Luxor nel 1997 e dell’11 settembre negli Stati Uniti.

Un attentato è evidentemente molto difficile da prevedere, e di conseguenza è impossibile essere davvero pronti. Inoltre quello di Bali ha sorpreso proprio tutti.

Simbolo di vacanze pacifiche, “l’isola degli dei” non era ancora stata toccata dall’ondata di violenza che imperversa da circa due anni nel resto dell’Indonesia.

Protezione consolare

“In caso di crisi mettiamo subito in atto la protezione consolare, che è rivolta tanto alle vittime all’estero quanto ai famigliari in patria”, dice Livio Zanolari, portavoce del Dipartimento degli esteri.

Dopo il dramma di Luxor la protezione consolare è stata rafforzata. Sul sito internet del Dfae vi è anche una lista di consigli di viaggio, paese per paese.

Per ragioni diplomatiche non esiste tuttavia una “lista nera” ufficiale dei paesi da evitare. “Fortemente sconsigliate” sono mete quali il Sudan, l’Afghanistan, la Cecenia, la Repubblica del Congo e, da oggi, anche Bali.

Il libretto delle istruzioni

Ma come è istruito il personale delle ambasciate e dei consolati per affrontare una grave crisi?

Georges Martin, ambasciatore svizzero in Indonesia, spiega a swissinfo che il corpo consolare ha a disposizione un libretto con delle linee di guida per il comportamento da adottare in caso di emergenza.

“Siamo abbastanza ben preparati per l’eventualità di un terremoto o di un’altra catastrofe naturale, ma purtroppo ora bisogna essere anche pronti alle autobomba”.

Conta la rapidità della risposta

Il fattore essenziale è la velocità della reazione: tutti devono sapere esattamente cosa fare. A Bali ad esempio il console onorario è arrivato sulla scena dell’attentato dopo pochi minuti, spiega Georges Martin.

Un altro punto fondamentale del protocollo di comportamento è la coordinazione delle informazioni con la Svizzera: “Siamo costantemente in contatto con il Dipartimento degli esteri a Berna. Se succede qualcosa ad un cittadino svizzero, è molto importante che i famigliari non lo scoprano dalla radio o dai giornali”.

Rega

Anche la Guardia aerea svizzera di soccorso viene allertata immediatamente dal Corpo d’intervento in caso di catastrofi.

L’aereo ambulanza che si appresta a rimpatriare le due persone gravemente ustionate trasportate da Bali a Singapore, deve percorrere un tragitto lungo 14 ore.

“I medici svizzeri decideranno se le condizioni delle pazienti consentono il trasporto immediato”, specifica Gabriella Brogli, della Rega. “Noi siamo sempre pronti, lo siamo stati in questo caso e lo saremo in altri, che evidentemente non ci auguriamo”.

swissinfo

La maggioranza delle vittime dell’attentato erano turisti australiani.
Una vittima svizzera riconosciuta, due non ancora ufficialmente.
Le autorità indonesiane hanno descritto l’evento come “il peggior atto terroristico nella storia del paese.
Sull’attentato c’è l’ombra di Al Qauida, anche se non si escludono altre piste.

Hotelplan: sospesi i viaggi per Bali fino al 15 novembre;
Per TUI, Imholz, Vögele l’Indonesia rappresenta il 2% del volume d’affari;
Per Kuoni l’Indonesia e l’Asia rappresentano lo 0,3%;
Fino a metà novembre i viaggi per Bali di Kuoni e Hotelplan possono essere annullati senza penali;
Dopo l’11 settembre sono diminuiti i viaggi all’estero degli svizzeri, e di conseguenza sono calati anche i rimpatri con l’aereo-ambulanza della Rega.

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