Berna e Washington unite contro il terrorismo
Svizzera e Stati Uniti hanno firmato mercoledì un accordo per intensificare la collaborazione contro il terrorismo. Berna spera così di migliorare la sicurezza interna.
Il documento prevede tra l’altro lo scambio di personale tra le autorità di perseguimento penale dei due paesi e la creazione di squadre comuni di inquirenti.
Svizzera e Stati Uniti rinnovano ed estendono la reciproca cooperazione nella lotta contro il terrorismo.
Il ministro elvetico della giustizia Christoph Blocher e il suo omologo americano Alberto R. Gonzales hanno firmato mercoledì a Washington il testo di un accordo che sostituisce il trattato segreto firmato il 4 settembre 2002.
L’accordo «garantisce alla Svizzera e ai suoi abitanti la necessaria sicurezza», assicura il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) in una nota. «Un accordo che ci rende più sicuri e più forti», aggiunge dal canto suo Gonzales al momento della firma del trattato.
Accordo più ampio
4 anni fa, il governo elvetico aveva concluso con Washington un accordo di assistenza giudiziaria, denominato «Operative Working Agreement», mirante a facilitare le indagini sugli attentati dell’11 settembre 2001.
Giudicato da alcuni troppo favorevole agli USA, quel testo non era stato presentato al Parlamento elvetico.
Il trattato segreto «era troppo centrato sull’11 settembre e su Al Qaida e il suo contenuto non era pubblico. Ora abbiamo un accordo più ampio e approvato dal Consiglio federale», ha dichiarato Christoph Blocher alla Radio svizzera romanda.
Collaborare, non interferire
L’intesa prevede in particolare lo scambio di personale tra le autorità di perseguimento penale svizzere e americane, che potranno istituire squadre investigative comuni.
Queste interverranno soltanto se un procedimento penale è stato aperto in entrambi i paesi da un procuratore, precisa il comunicato.
I funzionari distaccati nell’altro Stato firmatario dovranno limitarsi a dare una mano nell’analisi delle informazioni raccolte durante l’indagine e a una «consulenza a livello strategico» per le successive indagini, precisa il DFGP.
Fiducia negli USA
Quando poliziotti americani lavoreranno su territorio elvetico, toccherà a Berna «fare attenzione a che facciano il loro lavoro e non altro», ha sottolineato Christoph Blocher.
Dopo i trattamenti inumani subiti dai prigionieri di Guantanamo, l’affare di spionaggio da parte dell’intelligence americana delle transazioni finanziarie dell’organizzazione SWIFT e il sorvolo illegale dei cieli europei degli aerei della CIA, è lecito porsi la domanda sulla fiducia da accordare all’amministrazione Bush.
Questo problema non sembra però impensierire il ministro della giustizia elvetico, che in un’intervista a swissinfo ha sottolineato che «gli Stati Uniti sono uno Stato di diritto e il loro sistema funziona bene».
Cristopher Blocher aggiunge poi che «in caso di guerra la gente vuole un governo più forte, in grado di garantire la sicurezza del Paese, così come capitava in Svizzera durante la Seconda guerra mondiale. Ma, dopo un po’ di tempo, cominciano a levarsi le voci critiche e, come accade ora negli Stati Uniti, si comincia a considerare ingiusto il fatto che il parlamento non controlli quello che fa il potere esecutivo».
Il ministro di giustizia elvetico riconosce tuttavia che «gli Stati Uniti hanno una mentalità differente ma – ripete – il loro sistema funziona bene». Infine, sottolinea che fra Berna e Washington le relazioni sono «molto buone».
In vigore dal 2007?
L’accordo fra Svizzera e Stati Uniti firmato mercoledì prevede anche restrizioni severe sull’uso delle informazioni raccolte dagli inquirenti. Non sarà peraltro possibile aggirare la procedura di assistenza giudiziaria e la protezione giuridica delle persone oggetto d’indagine sarà garantita.
Il testo era già stato approvato dal Consiglio federale il 3 maggio scorso sarà sottoposto al Parlamento. La prima delle due Camere federali dovrebbe esaminarlo entro la fine dell’anno.
Esso potrebbe entrare in vigore al più presto nell’estate 2007, precisa il DFGP.
Di eventuali nuovi accordi, Blocher ha inoltre citato la possibilità di un testo che protegga la piazza finanziaria elvetica dai soldi del terrorismo, perché «nessun istituto di credito svizzero vuole questi soldi», ha detto.
swissinfo e agenzie
Alcuni terroristi, o presunti tali, sono già stati arrestati su suolo svizzero.
Maggio 2006: arresto di numerosi appartenenti ad una cellula terrorista che progettava un attacco contro un aereo israeliano.
Agosto 2004: arresto di Mohamed Achraf (membro di una cellula islamista spagnola) all’aeroporto di Zurigo-Kloten.
Da molto tempo, la lotta contro il terrorismo riveste per la Svizzera un’importanza centrale.
In tale contesto, Berna ha ad esempio già ratificato e attuato dieci delle dodici Convenzioni delle Nazioni Unite contro il terrorismo. Per rispettare gli impegni presi, sono state apportate modifiche al Codice penale.
Nel «Rapporto sulla Sicurezza interna della Svizzera», pubblicato dall’Ufficio federale di polizia nel maggio scorso, si sottolinea come anche l’Europa – e quindi anche la Svizzera – sia diventata un campo operativo del terrorismo islamista ispirato ad Al Qaïda.
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