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Birmania e Bielorussia: la Svizzera si allinea all’UE

Un manifestante di fronte all'ambasciata di Myanmar a Tokio Keystone

Il governo svizzero ha deciso di rinforzare giovedì le sanzioni contro Myanmar, l'ex-Birmania. Motivo: la situazione dei diritti dell'uomo nel paese asiatico.

La Svizzera si allinea all’Unione europea anche a proposito della Bielorussia, decidendo di congelare gli averi del presidente Aleksandr Lukashenko.

La Svizzera inasprirà le sanzioni nei confronti della Birmania. Il Consiglio federale conferma in questo modo il proprio invito alla giunta al potere a Myanmar affinché proceda a riforme sul piano dei diritti dell’uomo, della democrazia e dello Stato di diritto.

I nuovi provvedimenti, che rispecchiano quelli dell’Unione europea (UE), entrano in vigore giovedì. Il rafforzamento delle misure contro il paese asiatico è dovuto alla situazione precaria dei diritti umani. Il Consiglio federale intende anche ripetere il suo appello alla giunta al potere a Rangoon affinché avvii riforme sul piano della democrazia e dello Stato di diritto.

Sarà completato l’embargo sull’equipaggiamento militare e sui beni suscettibili d’essere utilizzati nell’ambito della repressione. D’ora in poi sarà vietato fornire servizi di qualsiasi genere legati ad attività militari.

Estensione delle sanzioni finanziarie

Il governo vuole anche estendere le sanzioni finanziarie che colpiscono il regime birmano. L’attuale congelamento degli averi e del traffico di pagamenti sarà esteso a tutti i valori patrimoniali («risorse economiche»). La lista di coloro che sono colpiti da sanzioni finanziarie e dal divieto di entrare in Svizzera riguarda ora 392 persone (al posto di 270) appartenenti al regime del Myanmar.

È vietato l’acquisto di nuove partecipazioni e la concessione di crediti a 39 imprese sotto il controllo del Myanmar. Non si tratta tuttavia di un divieto generale d’investimento nel Myanmar. Il divieto non riguarda i crediti e le partecipazioni esistenti.

Interpellato da swissinfo Roland Vock, responsabile delle sanzioni presso il Segretariato di stato dell’economia (seco), ha affermato che il Consiglio federale ha reagito ora perché la Svizzera non può permettersi di essere fuori fase rispetto all’Unione europea.

«La Svizzera non vuole diventare un porto franco per i fondi congelati in seguito alle sanzioni dell’Unione europea», ha detto Vock.

Sanzioni anche contro la Bielorussia

Il Consiglio federale ha deciso di congelare, da giovedì, anche gli averi del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko e di altri 35 responsabili dell’ex repubblica sovietica. I provvedimenti sono stati disposti in seguito alla violazione dei principi dello Stato di diritto avvenuta durante le elezioni presidenziali del 19 marzo 2006. Nei confronti di 37 persone è stato inoltre emanato il divieto entrare e di transitare in Svizzera.

Anche qui la Svizzera si conforma ai provvedimenti decisi dall’Unione europea. Viste queste continue violazioni, Berna aveva già interrotto il suo aiuto finanziario alla Bielorussia a fine 1996.

Le persone e le istituzioni che detengono o amministrano averi, oppure sono a conoscenza di risorse economiche, presumibilmente rientranti nel campo d’applicazione del blocco, devono dichiarare tali averi o risorse senza indugio alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO).

swissinfo e agenzie

La Confederazione può disporre misure coercitive per applicare le sanzioni volte a far rispettare il diritto internazionale pubblico, in particolare i diritti dell’uomo, adottate dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa o dai principali partner commerciali della Svizzera (art. 1 cpv. 1 della legge sugli embarghi).

Il Consiglio federale è competente dell’emanazione delle misure coercitive. Può stabilire deroghe per sostenere attività umanitarie o per tutelare interessi svizzeri (art. 2 cpv. 1 della legge sugli embarghi).

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