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Bradley Birkenfeld denuncia la corruzione politica

Bradley Birkenfeld è in carcere dallo scorso 8 gennaio; deve scontare una pena di 40 mesi Keystone

Bradley Birkenfeld è l’uomo che ha svelato lo scandalo di frode fiscale di UBS. In un’intervista telefonica esclusiva a swissinfo.ch – la prima a un media non americano da quando si trova dietro le sbarre – ritorna sulle ragioni della sua incarcerazione e denuncia la «corruzione» negli ambienti bancari e politici.

Contattato da swissinfo.ch per una reazione alle affermazioni di Birkenfeld, il Ministero americano di giustizia non ha voluto rilasciare alcun commento.

In prigione dall’otto gennaio negli Stati uniti, Bradley Birkenfeld sta scontando una pena detentiva di 40 mesi nella prigione federale di Minersville, in Pennsylvania.

Nel maggio 2008, le autorità americane avevano avviato un’inchiesta nei confronti di UBS per frode fiscale.

Nel mirino della giustizia era finito l’ex dipendente americano dell’istituto bancario elvetico. Davanti alla corte federale di Fort Lauderdale, in Florida, quest’ultimo si era dichiarato colpevole, confessando come UBS aveva aiutato facoltosi clienti americani a evadere il fisco statunitense.

swissinfo.ch: Da alcuni mesi si trova in prigione, qual è il suo sentimento predominante?

Bradley Birkenfeld: Un sentimento di ingiustizia. Affronto la prigionia nella maniera migliore possibile, sapendo che sono colui che ha suonato l’allarme nel caso UBS e che sono il più celebre «whistleblower» (dipendente di una ditta che denuncia irregolarità all’interno della propria azienda, ndr.) degli Stati uniti per aver denunciato la più grossa frode fiscale della storia di questo Paese.

swissinfo.ch: Secondo lei, perché si trova in prigione?

B.B.: A causa di un grave errore giudiziario. Sono il solo ad essere finito dietro le sbarre nel caso UBS, ma cosa faceva il ministro della giustizia americano quando queste pratiche illegali erano di pubblico dominio per decenni? Forse era troppo incompetente per vedere il problema o forse non voleva occuparsene.

swissinfo.ch: Qual è la sua versione?

B.B.: C’è della corruzione all’interno del Dipartimento della giustizia. Martin Liechti (ex direttore di Bradley Birkenfeld quale responsabile di UBS nella gestione degli averi dei clienti dell’America del Nord ndr.) è stato autorizzato ad avvalersi del quinto emendamento della Costituzione. L’emendamento permette di testimoniare sotto giuramento davanti al Congresso senza dover testimoniare contro sé stessi. Così, Liechti è stato liberato dopo una breve incarcerazione e senza essere stato incriminato.

Quanto a UBS, la banca ha ricevuto 5 miliardi di dollari dei contribuenti americani in un piano di salvataggio delle banche. Si avvale inoltre di un accordo fra il governo svizzero e americano per arrestare le azioni legali nei confronti dell’istituto bancario. Finora, UBS non ha fornito i nomi dei suoi clienti ed è stata condannata a pagare soltanto un’ammenda di 780 milioni.

Io sono in prigione perché ho svelato la più grande frode della storia degli Stati uniti e perché il ministro della giustizia americano non ha voluto o potuto rendere pubblico il caso.

swissinfo.ch: Perché ha informato le autorità americane?

B.B.: Perché ciò che avveniva presso UBS era sbagliato. Il presidente Kennedy diceva «non chiedetevi ciò che può fare il Paese per voi, ma ciò che potete fare voi per il Paese». Io ho rispettato il patto con il mio Paese e ho fatto anche di più di quanto si poteva aspettare da me.

swissinfo.ch: Il fatto di aver partecipato alla strategia volta a favorire l’evasione fiscale dei clienti americani di UBS ha compromesso la sua situazione? Mi riferisco in maniera particolare all’immagine che la ritrae mentre trasporta dei diamanti all’interno di un tubetto del dentifricio.

B.B.: È una cosa che non avrei dovuto fare. Ma il dossier di cui stiamo parlando, interessa 19’000 clienti di UBS e 20 miliardi di dollari frodati all’erario americano. Non ho dato vita io a questa iniziativa presso UBS. È un’iniziata presa prima che io nascessi, nel 1965, e prima che entrassi alle dipendenza di UBS nel 2001.

swissinfo.ch: Quale importanza riveste per il suo caso il fatto che sulla lista dei clienti di UBS ci siano persone ricche e influenti?

B.B.: Ha indubbiamente importanza. Sulla lista, ci sono persone ricche e influenti in politica. Addirittura, il ministro della giustizia ha indagato soltanto 14 casi dal febbraio 2009. Questa cifra corrisponde a circa un’azione giudiziaria al mese. A questo ritmo, tutti i 4500 conti che la Svizzera si è impegnata a fornire agli Stati uniti saranno esaminati in 400 anni.

swissinfo.ch: Robert Wolf, direttore della filiale americana di UBS, è molto vicino al presidente Obama. La Casa Bianca ha indicato che la loro relazione non crea dei problemi poiché Wolf non lavora nella casa madre in Svizzera. Questa relazione ha avuto degli influssi sul suo dossier?

B.B.: Dovrebbe rivolgere questa domanda a Wolf, ma la situazione è assai strana, poiché Wolf è impiegato da UBS a Zurigo e la sua remunerazione è direttamente legata alle attività di UBS.

swissinfo.ch: Il 15 aprile, giorno di riscossione delle imposte negli Stati uniti, lei ha domandato al presidente Obama di graziarla o di ridurre la pena al periodo già trascorso in prigione. Ha ricevuto una risposta?

B.B.: La mia richiesta viene attualmente esaminata. Devo dire che l’amministrazione Obama ha ereditato il problema UBS da quella di Bush. Inoltre, il presidente Obama è un avvocato intelligente e dovrebbe certamente capire gli aspetti fondamentali della mia richiesta.

swissinfo.ch: Chiedendo una commutazione della pena, riconosce di aver commesso un crimine?

B.B.: Mi sono già dichiarato colpevole per l’accusa di partecipazione a un complotto. Ma cosa è successo ai dirigenti di UBS e ai 19’000 clienti americani della banca che hanno commesso dei crimini?

La giustizia statunitense ha messo in prigione un «whistlebowler», una persona con poche responsabilità che ha lavorato per la banca per soli quattro anni, ma ha lasciato in libertà i banchieri e i loro clienti. Ho l’impressione che sia della prostituzione politica. Senza parlare poi del messaggio che viene inviato ai potenziali «whistlebowler» del mondo intero.

swissinfo.ch: Ritiene che vi siano stati dei cambiamenti nel mondo bancario dopo che lei ha rivelato lo scandalo UBS?

B.B.: Non è cambiato assolutamente nulla. Per quanto concerne UBS, i suoi clienti americani hanno avuto tutto il tempo necessario per trasferire il loro denaro in altre banche, in altri paesi oppure per rinunciare alla cittadinanza americana.

Il Dipartimento di giustizia ha fornito loro molte scappatoie per evitare di pagare delle tasse e delle multe. E tantomeno finiscono in prigione. La ragione è semplice: tra i 19’000 clienti americani di UBS vi sono troppi nomi importanti.

Marie-Christine Bonzom, Washington, swissinfo.ch
(traduzione dall’inglese, Luca Beti)

Bradley Birkenfeld è incarcerato nella prigione federale di Minersville in Pennsylvania dallo scorso 8 gennaio.

Sta scontando una pena di 40 mesi, dopo esser stato condannato nell’agosto del 2009 per, tra l’altro, frode fiscale.

Assunto nel 2001 da UBS, ha dato le dimissioni nel 2005, deluso per l’immobilità della banca di fronte alle sue preoccupazioni in merito alla legalità delle operazioni sui conti di cittadini americani.

Nel mese di giugno del 2008, Bradley Birkenfeld aveva rivelato di aver effettuato – in qualità di dipendente dell’istituto – numerosi viaggi tra gli Stati uniti e l’Europa.

Birkenfeld aveva aiutato i suoi clienti a sottrarre circa 200 milioni di dollari al fisco americano, depositando i fondi in Svizzera e Liechtenstein.

Nell’aprile del 2010 ha chiesto l’amnistia al presidente Obama.

Le organizzazioni non governative che si occupano della trasparenza in ambito economico, ad esempio la coalizione Make it Safe, hanno lodato l’azione di Birkenfeld, che grazie alla sua testimonianza ha permesso di smascherare le pratiche illegali di UBS.

Nel 2009, è stato nominato Persona dell’anno dal gruppo editoriale Tax Analysts, mentre l’editorialista del New York Daily News, Juan Gonzalez, ha lanciato un appello a Barack Obama, definendo Birkenfel “un eroe”, che “meriterebbe una statua a Wall Street e non la prigione”.

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