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Calmy-Rey critica severamente Israele

La Svizzera ritiene che l'uso della forza d'Israele conduce ad un vicolo cieco Keystone

La ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ha condannato l'intervento israeliano giudicandolo "sproporzionato". E ha chiesto la creazione di un corridoio umanitario.

Altri cento svizzeri hanno potuto lasciare il Libano, mentre altri 500 attendono di essere evacuati entro la fine di questa settimana.

La situazione nel Vicino Oriente è stata giovedì al centro di una conferenza stampa del Dipartimento federale degli Affari esteri (DFAE). La ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ha ribadito qual è la posizione della Svizzera e quali sono le priorità.

Calmy-Rey ha pure condannato l’intervento israeliano in Libano definendolo “sproporzionato”. Pur riconoscendo il diritto di Israele a difendersi e a cercare di liberare i soldati prigionieri, lo Stato ebraico non può però prendere delle “ampie” misure di rappresaglia contro un intero paese.

La Svizzera chiede pertanto un immediato cessate-il-fuoco in Libano e il rispetto del diritto umanitario. La necessità di una soluzione negoziata del conflitto e l’istituzione di un corridoio umanitario sono pure prioritari.

Diritto umanitario

Berna è preoccupata per il rispetto del diritto umanitario. La situazione della popolazione civile, infatti, si deteriora di giorno in giorno: sempre più isolata e in condizioni precarie, soffre di penuria di viveri e di medicamenti.

Nel corso di una conversazione telefonica, giovedì mattina, il premier libanese Fuad Siniora ha fornito alla consigliera federale un elenco di medicinali di cui c’è urgente necessità.

Ma raggiungere i civili, ha spiegato la consigliera federale, diventa un’impresa sempre più ardua poiché l’esercito israeliano ha distrutto numerose vie di collegamento. Perciò, per soccorrere la popolazione è indispensabile e urgente istituire corridoi umanitari.

A tal fine le autorità elvetiche si sono messe in contatto con quelle israeliane e con il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr). E le risposte sinora ricevute sono state costruttive. Israele ha dichiarato di non avere nulla in contrario. Si apre dunque uno spiraglio per venire in soccorso dei civili.

Offensiva dipomatica

La Svizzera farà inoltre presente al Consiglio di sicurezza dell’ONU la propria posizione ed esigerà il rispetto e la protezione delle popolazioni civili. Tutte le parti devono rispettare le Convenzioni di Ginevra, ha puntualizzato la Calmy- Rey.

E alla luce delle decisioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu di venerdì la Svizzera riesaminerà l’applicazione del diritto di neutralità. Lo ha dichiarato il capo della Direzione del diritto internazionale pubblico Paul Seger.

La Svizzera ha costantemente ricordato gli obblighi in materia di diritto internazionale a tutte le parti: “in particolare devono distinguere le infrastrutture civili dagli obiettivi militari”, cosa che Israele non fa, ha detto la consigliera federale.

Tutte le parti sono state informate che la Confederazione si impegna a favore del dialogo e di una soluzione diplomatica, ha precisato la consigliera federale. Uno scambio di soldati israeliani rapiti da Hezbollah e di prigionieri palestinesi detenuti in Israele potrebbe costituire un primo passo verso il tavolo dei negoziati.

Aiuti umanitari e rimpatrio

Sul fronte delle azioni di soccorso elvetiche in Libano, i primi 800 chili di medicinali dovrebbero giungere sul posto domani, ha indicato il capo del Corpo svizzero di aiuto umanitario (Csa) Toni Frisch. In collaborazione con il Ministero della sanità, l’Onu e il Cicr, la Svizzera ha già inviato sei esperti in Libano. Altri specialisti partiranno domani.

Riguardo al rimpatrio di cittadini elvetici, secondo Micheline Calmy-Rey finora dal Libano sono stati sfollati circa 500 svizzeri, mentre altri 400 stanno aspettando di poter lasciare il Paese mediorientale.

Un centinaio di svizzeri sono partiti giovedì da Beirut a bordo di una nave. Un altro traghetto noleggiato da Berna dovrebbe salpare sabato dal porto della capitale libanese. In serata poco più di un centinaio di svizzeri è giunto all’aeroporto di Zurigo-Kloten.

Intanto, dopo gli aiuti (500 mila franchi) annunciati mercoledì da numerose ONG svizzere, la Catena della solidarietà ha deciso di avviare una raccolta di fondi in favore delle popolazioni civili israeliane e libanesi, precisando di voler destinare gli aiuti prioritariamente ai bambini.

swissinfo e agenzie

838 cittadini elvetici vivono in Libano.
713 hanno la doppia cittadinanza libanese e svizzera.
Dall’inizio dell’evacuazione, alla fine della scorsa settimana, circa 500 svizzeri hanno potuto lasciare il paese arabo.
Chi è senza notizia dei propri parenti svizzeri in Libano può rivolgersi al servizio di protezione consolare: +41 31 324 98 08 (dalle 8 alle 18, compresi sabato e domenica).

Israele ha dato avvio al suo attacco al Libano dopo che il movimento sciita libanese Hezbollah aveva rapito due soldati israeliani.

Dall’inizio dei bombardamenti israeliani i morti sono stati più di 300 e i feriti oltre 700. Vittime anche in Israele per gli attacchi degli Hezbollah.

L’esodo dal Paese dei Cedri prosegue. Siccome la principale strada verso la Siria e l’aeroporto di Beirut sono stati chiusi, la maggiore delle persone lasciano il paese via mare.

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