Caso Adamov, un braccio di ferro internazionale
La detenzione in Svizzera dell’ex-ministro russo Ievgheni Adamov ha spinto la Confederazione al centro di una disputa fra Mosca e Washington.
Le autorità elvetiche devono decidere verso quale paese debba essere estradato l’ex responsabile russo dell’energia atomica, che detiene informazioni sul programma nucleare della Russia.
Adamov è stato arrestato a Berna all’inizio di maggio su richiesta degli Stati Uniti. E’ accusato di avere stornato nove milioni di dollari che sarebbero dovuti servire a migliorare la sicurezza delle installazioni nucleari russe – quando ricopriva la carica di ministro per l’energia atomica, dal 1998 al 2001.
Secondo alcuni esperti, Washington starebbe in realtà utilizzando le accuse di riciclaggio di denaro, evasione fiscale e associazione a delinquere per ottenere preziose informazioni sul programma di sviluppo di armi nucleari della Russia.
«La posta in gioco non sono i soldi che Adamov avrebbe, a quanto pare, rubato o di cui si sarebbe indebitamente appropriato. Quanto piuttosto quello che sa dei programmi russi sugli armamenti nucleari», sostiene Andre Liebich, esperto di Europa centrale e orientale presso l’Istituto universitario di studi superiori internazionali di Ginevra.
Smantellare armamenti
«Gli Stati Uniti sono stati ben contenti di assistere allo smantellamento dei programmi e delle armi atomiche russe e per questo vi hanno volentieri contribuito finanziariamente – almeno in parte», spiega Liebich a swissinfo.
«E’ chiaro che Adamov occupa una posizione cruciale in questa vicenda e gli USA non sono soddisfatti di come la Russia ora sta gestendo la situazione».
Secondo Liebich, il caso Adamov non sarebbe altro che un tentativo di Washington di esercitare pressione perché Mosca scopra le sue carte – nonché una spia evidente dell’ulteriore deteriorarsi delle relazioni fra le due potenze nucleari.
La Svizzera, spiega il ricercatore, si é sfortunatamente ritrovata proprio nel cuore di questo braccio di ferro politico.
Dopo le accuse americane, infatti, la scorsa settimana un tribunale russo ha spiccato a sua volta un mandato d’arresto per Adamov – accusato di frode – e martedì scorso ne ha formalmente chiesto l’estradizione.
Prendere una decisione
Le autorità americane hanno tempo fino alla fine di giugno per presentare una richiesta formale d’estradizione. E se lo faranno, sarà allora la Svizzera a dovere decidere a quale delle due richieste dare seguito.
Il governo elvetico ha stipulato accordi per l’estradizione con entrambi i paesi e dovrà decidere «prendendo in considerazione tutti gli elementi disponibili».
Fra questi rientrano la valutazione della gravità delle violazioni, il luogo in cui sono state commesse, le date in cui sono state depositate le richieste di estradizione, la nazionalità della persona coinvolta e la possibilità di una conseguente estradizione verso un altro stato.
Helen Keller, avvocato e docente di diritto internazionale all’Università di Zurigo, spiega che il tutto potrebbe andare per le lunghe: «Gli Stati Uniti hanno ancora tempo per presentare a loro volta una richiesta d’estradizione».
Secondo Keller, le autorità svizzere dovranno allora valutare se le due richieste riguardano gli stessi reati – e in questo caso decidere della loro gravità.
Il ricorso di Adamov
Non solo: Adamov ha «il diritto di fare sentire la sua voce», incalza Keller. «Per esempio, potrebbe sostenere che l’intera vicenda non è altro che un processo politico. La Svizzera sarebbe allora tenuta ad esaminare con grande attenzione un’affermazione simile. E l’ex ministro potrebbe d’altronde presentare un ricorso, qualunque fosse la decisione».
Keller spiega che giocano a favore dell’estradizione verso la Russia il fatto che abbia depositato per prima la richiesta – e che si tratti di un suo cittadino. Ma è anche vero, sottolinea l’avvocato, che le autorità svizzere dovrebbero allora prendere seriamente in considerazione quante possibilità avrebbe l’ex ministro di avere un processo davvero equo in patria.
«E’ innegabile: ci sono seri dubbi su quanto siano indipendenti i tribunali russi, come abbiamo visto nel processo alla compagnia petrolifera Yukos». Comunque vada, è prevedibile che la Russia eserciterà pressione sulla Confederazione perché Adamov sia spedito in patria. Secondo Andre Liebich «è assolutamente verosimile che Mosca metterebbe in campo rappresaglie sugli interessi o sui cittadini elvetici che risiedono in Russia».
Per esempio, potrebbe prendersela con un’azienda o un dipendente della Confederazione che violino la legge russa. Missione facile: «E’ davvero difficile fare affari in quel paese senza violarne nessuna».
swissinfo, Dale Bechtel
traduzione, Serena Tinari
L’ex ministro russo dell’energia atomica, Ievgheni Adamov, è detenuto a Berna dal 2 maggio, in base ad una richiesta degli Stati Uniti.
Adamov è accusato di avere stornato a suo favore 9 milioni di dollari che erano destinati ad aumentare la sicurezza delle centrali nucleari russe e di avere trasferito il denaro ad una serie di aziende americane da lui controllate.
Su Adamov pende anche una richiesta d’estradizione russa, depositata formalmente il 17 maggio presso le autorità elvetiche. La Russia lo cerca per frode.
Le autorità americane hanno tempo fino al 30 giugno per depositare una formale richiesta di estradizione. Sarà la Svizzera allora a dover decidere fra i due paesi.
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